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Con la pioggia

Il maestrale è tornato portandosi appresso la pioggia, grassa, insistente, rumorosa; fossi un gabbiano gioirei, potrei librarmi libero nel cielo più plumbeo, volare, libero.
La realtà mi ha invece etichettato come uomo, persona, essere umano, cittadino;triste realtà, una città davanti, tutta per me, per tutto il tempo che mi resta.
Tutto di corsa è il mio cammino, amore, dolore, ansia, rassegnazione e attesa.
A pensarci bene la mia presenza è l’attesa, la mia vita è l’attesa, ma guardando davanti a me scorgo il deserto, lontano, assai lontano delle minuscole cose par che si muovano, piccoli puntini, avanzano eppure restano sempre minuscole.
Questa pioggia continua, fitta e mi ha infradicito anche i pensieri, nel cielo plumbeo il gabbiano esercita la sua arte, aviatore primordiale, aviatore piumato.
I miei passi rimbombano è l’eco? No! Uno , due , uno, due, la presenza del mio pedinatore è sempre più reale, come quei puntini nel deserto che mi sta davanti, quei dannati puntini che mi vengono incontro, avanzano eppure rimangono tali, puntini, similmente i passi del mio pedinatore pur essendo più distinti, restano lontani!
Spiovesse! Continua a venir giù con insistenza, con vigoria, la strada non c’è più, solo mare, mare che ricopre tutto.
Il gabbiano aviatore sopra in un cielo plumbeo, dei puntini avanzanti nel deserto che ho davanti, la pioggia martellante, il pedinatore dietro, l’attesa , solo, sperduto, in preda alle ansie , ai dubbi…e poi cosa c’è, avessi la fede, la speranza mi ha lasciato tanto tempo addietro, mi ha rubato la vita, lasciandomi straniero in una città sconosciuta, con un deserto davanti e i passi di qualcuno che dietro mi insegue…
Non sempre la morte rappresenta un dolore, anzi……ma se non arriva e non hai il coraggio d’invitarla, essa, il suo arrivo ritarda, come il treno che ti doveva portare a casa e che non è più arrivato, allora ti resta la speranza che quei passi che senti dietro, siano loro, si proprio loro quelli di quella morte liberatrice.
Alzo gli occhi al cielo è sempre plumbeo e l’amico, il gabbiano aviatore continua ad esercitarsi nella sua arte, guardando avanti non vedo più il deserto e scomparso portandosi appresso quei misteriosi puntini, ma dietro odo sempre i passi del pedinatore è sempre dietro, non lo vedo ma c’è….per quanto?

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 Giacomo Colosio - 25/09/2011 09:54:00 [ leggi altri commenti di Giacomo Colosio » ]

Racconto affascinante ed inquietante nel quale appare evidente la difficoltà a vivere una vita che al suo centro non abbia il mare. Almeno così l’ho sentito io...a proposito, di quale mare parli? ciaociao.
P.S. interessante il parallelo tra gabbiano ed arte.

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