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al testo di Silvia Scorrano
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Solo uno stolto scambia l’amore Per un legame pattuito con l'autoelogio al suo reame.
Questa è la storia di un principe solitario senza cavallo e di un grande giardino, di fiori freschi che quando era infante s’aprivano sempre ai primi raggi del mattino. Oggi il tepore degli interni s'avvicenda a notti di rigidi inverni.
Oh mio grande bel guardo che si getta sui tuoi possedimenti, sono ancora piccoli, ma grandi neg'intendimenti.
Io ti scorgo tra gli incanti di un lavoro per stare avanti: ritto e desto ad attendere che si regni sugli indegni.
Oh mio bel principe senza giardiniere, senza nella reggia né uno sguattero né un giocoliere, le tue piante stan soffrendo dell’incuria delle tue pene: odono la sofferenza di quel cuore che non suggerisce alle rose di rifiorire. Nelle ultime stagioni son sempre state preferite piantagioni: alberi da frutto per sfamarti, per guarirti, per assaporare il tempo e inghiottire il dolce di quelli affinché si confondesse quella nota con l'acidità delle interiora, di un apparato digerente ammalato a tua insaputa: troppi sassi sullo stomaco, dolori con cui crescere e dimenticarti dell'infanzia.
Non un uccello che provi oggi ad insidiare il tuo canto quando la tua grossa voce spezza l’aria, quando le tue urla violentano il silenzio senza alcun rimpianto.
Oh mio gran bel guardo, io vedo nelle lunghe passeggiate solitarie, durante le quali attraversi altri boschi lontani, le ombre che s’allungano col tuo passo e asciugano le più segrete speranze per acconsentirti ad accogliere il sonno ormai lasso.
Molti sono i visitatori che nella tua reggia ascoltano le tue sviolinate: sai condurre tutti al loro posto, ricordare a ciascuno di loro un buon proposito, e nell’attesa della successione t’alleni a vincere su mute platee pronunciando poemi che ammaliano, trattengano l’attenzione e alludano a un futuro di innovazione.
Oh mio bel prinicipe, molte stagioni sono passate, il petto è forte, la voce è grossa, il capo è alto, ma dietro si nasconde una gobba pronta ad alzarsi: se non volgi ora lo sguardo al tuo giardino sarai costretto ad osservare anzitempo un più intimo declino; L’ultimo inverno subì il maggior gelo, la primavera appea trascorsa l’ha soltanto reso più leggero, ma tutt'ora solo di brina s’abbelisce, quando spiove quel cielo adornato di nubi di tristezza che non colano sul tuo viso per l'orgoglio che lo impedisce.
Oh mio bel principe e l’eco che offre ogni stanza ricorda il numero delle vittorie già raccolte nelle tue passate vite; odo questo gran rumore nel silenzio: si muove l’eroismo senza mantello, si muove la sciabola senza medaglia sul tuo petto, il macete, la fucina, l'arco e sinanche ogni altro offensivo orpello per ogni avversario allora sconfitto, oggi un degno fantasma che ti paga con fantasie il fitto .
Ora s’alza un nuovo astro, l’amore si era insinuato oltre le mura, presentatosi come tenuo candore ha attraversato spesse tende sino a sfiorare la tua guancia come caldo raggio di sole.
Sai che forse l'unica nuova stagione sarà la portatrice d’ogni provvigione: che non assecondi solo l'appetito, ma nutra anima e cuore, guidi la mano a non commettere alcun errore e, in una successione conseguita per merito di un Vero Onore, potresti veder sbocciare quelle rose come primo segno di reale clamore; tutto questo mio bel principe se t'accorgi del fiorire di una rosa se t'accorgi dell'Amore come, alle tue segrete preghiere, la celebrazione di una risposta.
ad esser riconosciuto come Re dal tuo reame.
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