Non venite con le auto blu su per le montagne fino alle nostre case – indossate stivali e imbracciate pale se volete entrare nelle stanze del nostro dolore dove ancora vive la morte scesa dalle nubi come fosse un desiderio di alberi subito infangato. Nei cortili prima luminosi si è scatenata la tormenta: ha raccolto poche vite al cospetto della morte ma sono vasti la distruzione e il dolore. È stata una lotta impari – non come quella contro gli illusi romani dell’impero che non portarono via neppure una zolla della nostra terra. La morte invece – rapida e liquida sulle nostre teste – ha infangato e trascinato lontano qualcosa che ci apparteneva e non ci sarà restituito.
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Domenico Muci
- 23/11/2011 00:49:00
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Condivido è la dura realtà della vita , l uomo da della iena e dell avvoltoio agli animali che sono ignari e innocenti difficilmente si guarda allo specchio e specialmente i politici i cui specchi sono coperti dal sangue altrui .
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Maria Musik
- 08/11/2011 07:04:00
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Quando lho letta, appena pubblicata, non sono riuscita a commentarla tanto quegli ultimi versi parevano invocare il silenzio: non quello di un minuto prima dellinizio della partita ma quello di un piccolo ritiro nel deserto prima di accostarsi a tanto dolore e tanta dignità. Ora posso lodarne la bellezza e la forza di denuncia senza profanare con banalità il sentire di Roberto che ha dato voce a quello di chi ha perso casa, amori della vita e certezze.
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Lorena Turri
- 06/11/2011 14:39:00
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Impetuosa come un torrente in piena. Parole comprensibili che toccano il cuore di tutti. La poesia è questo: limpidezza demozione, di sentimento, di dolore. Immediatezza e semplicità di parola. Ti sono vicina nel dolore così come a chi il dolore lo vive sulla propria pelle. Lo conosco e, al di là di ogni causa scatenente, dolore è, e dolore resta. Ciao Roberto. Con affetto e stima, Lorena
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Censa Cucco
- 06/11/2011 14:18:00
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finalmente parole vere e profonde che scavano nellanima già disciusa al dolore collettivo. Condivido con sincera stima. Ciaooooo Censa
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Roberto Maggiani
- 05/11/2011 12:26:00
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Come sempre, ma mai uguale, vi arrivi il mio grazie, cari amici.
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monica martinelli
- 04/11/2011 13:21:00
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Grazie Roberto per questa amara poesia così impetuosa e appassionata. Un grido di dolore, un’invocazione contro la natura distruttrice e strafottente e contro l’indifferenza di un’umanità troppo spesso strafottente anch’essa. Una testimonianza forte di prossimità verso quanti hanno perso tutto e nei confronti di chi ha perso anche la vita. Un segnale luminoso in quelle stanze di dolore e di fango “…dove ancora vive la morte/scesa dalle nubi come fosse un desiderio di alberi/subito infangato.” Ciao monica
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Narda Fattori
- 04/11/2011 08:21:00
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Ecco unaccorata poesia civile. Penso che la poesia sia civile non solo quando punta lindice contro questo o quel potente, ma quando raccoglie e ricuce lo spirito comunitario, quel sentirsi parte di una stessa comunità che soffre, che vede quanto di vita sia coperto di fango ( reale e metaforico), in questo caso. Ha anche un sapore ligure, questa poesia; non so di dove sei , Roberto, ma questo assenza di autocommiserazione, queste scarne parole per dire limmensità della distruzione, ti colloca fra coloro che parlano poco e fanno i fatti. Dicono quanto basta e ingoiano il pianto, per dignità, per pudore.
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Franca Alaimo
- 03/11/2011 17:14:00
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Un testo forte ed insieme melanconico il tuo, caro Roberto, tutto intessuto delle emozioni e del dolore di quanti sono stati travolti dai recenti disastri ( e certamente il tuo cuore è vicinissimo agli abitanti dei paesini di Massa e Carrara) e di quelle e di quello di tutti noi, che osserviamo da giorni quelle immagini e ascoltiamo le voci dei superstiti, proviamo. Bisogna che luomo e la natura sincontrino ancora, che lo sviluppo non distrugga gli equilibri della natura. Cè bisogno davvero di ristabilire lintegrità delluomo nellintegrità dellambiente. Ma come fare? E cosa?
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Roberto Perrino
- 03/11/2011 16:51:00
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Ispirato ad un alta tensione civica iniziale e confluente in una rassegnata malinconia finale. Un messaggio significativo e bello.
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sara dimatera
- 03/11/2011 11:48:00
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Quando quella parte oscura e malvagia della natura e la silente mano delluomo si intrecciano,ecco che aprono le danze ad uno scempio di dolore e devastazione, dove si rimane nudi ed inermi dinzi a tale "spettacolo". Tra quelle macerie però scorrono le tue parole Roberto,che tra una crepa e laltra,restituiscono dignità e misericordia a chi tutto questo lha perduti per sempre. Con stima Sara
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Loredana Savelli
- 03/11/2011 07:00:00
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Parole accorate, uscite credo di getto con la stessa urgenza dellalluvione. Toccato nel profondo, ecco Roberto devoto alla terra, alle radici, alla natura che dietro tutto questo soffre di non poter più offrire se stessa, ormai disabilitata dalle nostre scelleratezze ecologiche. Un caro saluto.
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