In memoria del 14 luglio francese del 1789 Viva la Francia. Che nel suo Liberté-Egalité-Fraternité ricorda la misura del diritto-dovere che spetta ad ogni cittadino (come nessun’altra istituzione, filosofia o religione). La ghigliottina si è macchiata di sangue. Un sacrificio grande – quello del condannato e del boia – ma ha sancito per ogni uomo l’inevitabile irrinunciabile trinomio – anche per i mancini*.
* Una diversità arbitraria tanto quanto potrebbe essere quella del colore della pelle, dell’orientamento sessuale, religioso, politico, eccetera.
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Giuliano Brenna
- 03/11/2014 14:03:00
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Un testo oltre il tempo, oltre il momento che pone laccento sullingiustizia, dei massimi sistemi ma anche delle prevaricazioni minime di ogni giorno. Un urlo lancinante a colpire il cuore del "sistema" che ancora si affanna dietro uguaglianze e diversità anziché affermare i Diritti.
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Salvatore Violante
- 18/07/2012 14:15:00
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Sono davvero contento. La discussione su temi del genere è sempre salutare. Ferdinando Battaglia ha colto solo in parte il nocciolo della questione. Non ha bisogno di scusarsi. Il difetto è mio:strizzo troppo il pensiero. Credo che la Poesia di per sè sia rivoluzionaria. Non ha bandiere: non ha bisogno di chierici, nè rossi ne di qualsiasi altro tono o colore.Ha bisogno di se stessa. Dun occhio e di prospettive innaturali. Dice bene Luciana Rionni Baldaccini: -Opus contra naturam- Per questo è da "iniziati" e la materia che Essa manipola impasterà la "Vita", anche attraverso storie contingenti. La filosofia e le grandi idee in generale, non danno poesia sic et simpliciter.Hanno bisogno di un miracolo:di quel sogno ad occhi aperti che è di quellimpasto, per farsi"Vita".
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Cristiana Fischer
- 18/07/2012 08:24:00
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Ho scritto celebrazione per le due frasi "ad ogni uomo" e "per ogni cittadino". I tre principi, libertà eguaglianza e fraternità, si pretendono in effetti universali. Osservavo però che il mantenimento della schiavitù e lirrilevanza dei diritti della donna proclamati da Olimpia de Gouges, mettevano in serio dubbio luniversalità di quei principi. Infatti schiavi e donne sono altrettanto universali dei borghesi francesi del 1789. La critica alla parzialità dei principi universali risale allepoca stessa della rivoluzione francese, e oggi è più che mai viva a proposito di diritti e doveri, di principi e valori. Non che io sia relativista, ma non basta affermare luniversalità dei valori per renderli veri. Daltra parte, correggere l"universale" con il "particolare" dei vari tipi di "mancini" (oppure biondi, zoppi, gay, vecchi, strabici, eccetera) non mette in luce la critica, storica, politica, ideologica, alluso parziale e interessato del concetto di universale che ancora oggi in occidente vige. Per questo mi è sembrato, e mi sembra ancora, che affermare oggi luniversale dei tre principi ("per ogni uomo e cittadino"), che non viene affatto corretto con i vari "particolari" come ho detto, corrisponda a una celebrazione.
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Ferdinando Battaglia
- 17/07/2012 23:28:00
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Roberto, sai già la stima che ho per te e gli altri della Redazione, nonché dei frequebtatori del sito, sia gli autori sia i commentatori e lettori; e davvero vorrei non scrivere alcunché vista lassenza in me di strumenti intellettuali adeguati. Tuttavia, come parlando con un fratello maggiore in senso culturale, ti esterno alcune mie riflessioni, anche se sarebbe più facile parlarne anziché scriverle, dove più ardua è limpresa per me. Non entro nel merito delle osservazioni di Salvatore Violante, un altro "fratello maggiore", penso siano importanti e riguardino lannosa questione di quanto la poesia possa essere utile ad una causa "rivoluzionaria" o quanto invece si fermi in una reazionarietà di tipo molto borghese(almeno questa mi sembra sia stata la tematica novecentesca affrontata dal pensiero dispirazione marxista - magari Violante non intendeva questo e allora gli chiedo scusa). Ciò che io ho voluto restituirti come fedback di lettore, è la mia reattività ad una formulazione di un concetto in un verso che ancora non riesco a condividere. E la mia libertà di lettore, così come la tua libertà autorale ti ha permesso di spiegarlo e di darne ragione. Daltronde, e concludo,anche la parte finale del tuo commento, mi dà la possibilità di riflettere ancora: "Solo perché noi siamo cristiani anche loro devono agire con le stesse modalità evangeliche? Dobbiamo aspettarci la loro sopportazione e il loro perdono? No! Piuttosto pensiamo a viverlo noi il Vangelo.". Non penso che dobbiamo "imporre" alcunché a qualcuno(queste sono le tentazioni delle ideologie, anche religiose quando si sclerotizzano e "perdono" la vitalità), ma certo perché alcuni principi e valori diventino percepiti come fondamentali dallumanità, occorre forse la necessità di considerarli "assoluti", quasi "trascendenti"(indipendentemente da un discorso religioso). Altrimenti non vedo se non un conflitto permanente: Perché mai un ricco dovrebbe dividere il suo pane con laffamato? E potremmo continuare con esempi del passato e del presente. Certo, non è facile gestire lindignazione e la rabbia. Quando sei costretto a vivere con uno stipendio una famiglia nuimerosda, quando devi negare ai tuoi figli mille opportunità, e vedi che il quasi il cinquanta percento del tuo lavoro riempie le casse di uno Stato gestito per lo più da una casta gozzovigliante...vallo a spiegare agli adloescenti che crescono che bisogna amare il nemico. E poi vivi le tue contraddizioni di occidentale di fronte agli immigrati che vengono da una povertà davanti la quale la nostra condizione diventa quasi scandalosa . Tutte queste sono le contraddizioni di un mondo sperequato, un mondo che spero al declino per qualocosa di nuovo e migliore. Non tutti siamo coraggisoi, non sempre siamo coerenti, non sempre siamo buoni, Però credere nel futuro è forse un dovere che dobbiamo ai nostri figli, perché loro rischiano e grosso la rabbia o la sconfitta nei gorghi dei divertementifici. Allora per vivere luguaglianza, la libertà e la fraternità(secondo me genialmente, una donna di questi anni la definì la grande disattesa della rivoluzione francese)occorre che per me diventino imperativi morali e non ideali appartenenti ad una parte piuttosto che unaltra. In caso contrario tutto si relativizza e diventa faziosità e legittimerebbe ogni altro comportamento non ispirato a quei valori(sarebbe anche bello aggiungerci lesperienza gandhiana della non-violenza). Scusami la lungaggine, la confusione didee e di parole, scrivo per fiducia dascolto anche se ignorante. Poi mi piace lidea di ragionare insieme, in un confronto aperto e sincero, senza steccati o pregiudizi. Mi ricordo una teologa che ci spiegava come la verità non è data allinizio ma durante un percorso(ho semplificato forse il concetto ma senzaltro lho sfiorato). Ciao a te e grazie e un saluto a tutti i lettori
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Roberto Maggiani
- 17/07/2012 19:40:00
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Caro Nando, devo dire che l’intervento di Maria mi soddisfa, nel senso che rispecchia il motivo per cui è stata scritta la poesia. Per togliere ogni ombra di dubbio, devo dire che i metodi adottati durante la rivoluzione francese non mi sono consoni, intendo dire il decapitare, più in generale sono contrario alla pena di morte, in ogni caso. La mia poesia vuole anche esprimere il fatto positivo che un popolo ha avuto il coraggio e, soprattutto, la forza di ribellarsi ad uno stato sociale iniquo instaurato da nobiltà e clero; è, purtroppo, quasi ovvio che una tale situazione sfociasse in una rivoluzione, con conseguenti “vendette” che si espressero nelle condanne a morte, perché la condanna a morte, a mio avviso, altro non è che una vendetta. Troppi sono stati i sorprusi e le umiliazioni subite dal popolo fatto di persone in carne ed ossa. Non pensi forse che il boia (riassumendo in sé tutta la commissione condannante del popolo), per quanto non ne sia forse cosciente, non subisca, anch’esso, lo stesso sacrificio del condannato? Non è proprio pensabile il fatto che magari, se non ci fosse stata la cattiveria opprimente di nobiltà e clero, il boia non sarebbe stato boia ma un padre di famiglia tranquillo a coltivare patate per se stesso e per la propria famiglia? Il male richiama male, per dirla in altro modo, forse cristiano, il peccato è una catena e trascina tutti nel pozzo! I nostri mali sono ascrivibili soltanto a noi stessi, e anzi, siamo responsabili degli altri. Se qualcuno ci dà una bella “pizza” in faccia, molto probabilmente, ed è il caso della rivoluzione francese, abbiamo trattato male quel qualcuno… perché dovrebbe perdonarci o porgere l’altra guancia? Solo perché noi siamo cristiani anche loro devono agire con le stesse modalità evangeliche? Dobbiamo aspettarci la loro sopportazione e il loro perdono? No! Piuttosto pensiamo a viverlo noi il Vangelo.
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Maria Musik
- 17/07/2012 19:40:00
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@Cristiana @ Salvatore - Perchè se un poeta come Roberto (o uno scrittore da quattro soldi come me) prende spunto da un evento, una data, un fatto dobbiamo per forza dare per scontato che lo stia celebrando, che ne abbia sposato in toto gli assunti e le conseguenze? Qui si fa, a mio avviso, riferimento alla caduta dellAncien Régime che, guarda la coincidenza, basava il suo potere sui privilegi di pochi e sui gravami imposti al Terzo Stato. Partire da questo per affermare che la diseguaglianza e la negazione dei diritti fondamentali allignano ancora nel nostro Paese non vuol dire che Roberto gradisca le teste mozze issate sulle picche o che non sappia che fu una rivoluzione borghese ed illuminista quindi assolutamente non in grado, fosse solo per una questione di epoca, di concepire luguaglianza come parità (donne e Colonie ad es.). E una poesia non un saggio di storia, un testo teologico, una dichiarazione di guerra. E, comunque, chiedo a Cristiana: perchè dai per scontato che questa poesia sia una celebrazione e non la voce di una persona che, come tu stessa invochi, lotta (e da tempo) per realizzare questi principi, pagando lo scotto in prima persona? Quanto alle parole da impastare e con che cosa impastarle è una scelta autoriale e soggettiva: può piacerci o meno e su questo, ritengo, dobbiamo esprimerci non su quali debbano essere gli argomenti che fanno di una poesia una poesia. Posso scrivere una meraviglia parlando di un cane morto ed una solenne e retorica schifezza vergando versi sulla fame nel mondo. Quindi, a Salvatore, chiedo di spiegarsi meglio perchè credo di non averlo capito (sarcasmo compreso).
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Luciana Riommi Baldaccini
- 17/07/2012 19:07:00
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"Ma la poesia, dovè?" Questa domanda di Salvatore Violante, se la comprendo correttamente, chiama alla riflessione tutti noi che proviamo a scrivere (e invita alcuni di noi, tra cui la sottoscritta, anche a una seria autocritica). Forse la poesia dovrebbe trovare allinterno di se stessa, nellimpasto stesso delle parole che ne sono strumento e veicolo, un proprio essere denuncia, anche quando non sia esplicito loggetto cui è rivolta. Mi piace citare Giorgio Manganelli (e lho già fatto altre volte!) quando dice che la scrittura è "diserzione": dalla "buona" coscienza collettiva, dalla "cultura" o "pseudocultura" dominante, anche in ambito letterario. Questo è tuttavia compito arduo, psicologicamente quasi un opus contra naturam, ma forse è uno dei pochi obiettivi che valga veramente la pena di perseguire
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Cristiana Fischer
- 17/07/2012 17:54:00
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@ Maria:"...contestualizzare in un evento storico del passato, l’attuale situazione del nostro Paese offeso dall’esplicita e fattiva negazione dei principi dichiarati non solo dalla Rivoluzione Francese, ma dalla Costituzione Italiana" ben detto! Ma... Ma anche i principi della riv francese erano concretamente limitati e razzisti, come ho accennato in un precedente post a proposito della schiavitù e dei diritti delle donne. I principi risorgono spesso nella storia, grazie a dio. Compito dei presenti è realizzarli, senza fermarsi alla celebrazione.
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Salvatore Violante
- 17/07/2012 17:18:00
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E va be: viva Luciana, Loredana, Maria. Viva Marie Martine, la Francia ed i diritti delluomo. Viva i mancini, i colori turchini, abbasso i cretini. Viva i diversi, gli amanti riversi, i versi sommersi. Abbasso i perversi. Ma la poesia, dovè?. Forse su qualche zattera nel mediterraneo, negli occhi grandi di un bimbo africano, nella disperazione di Antonio, papà di cinque figli, che ha perso il lavoro. Quale impasto ha bisogno la parola per imprimere questa poesia?
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Luciana Riommi Baldaccini
- 16/07/2012 16:45:00
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Mi unisco a Loredana nel plauso al commento di Maria: assolutamente lucido, chiaro e totalmente condivisibile. Ciao
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Loredana Savelli
- 16/07/2012 16:44:00
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a Maria: che bel commento!!!!!
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Maria Musik
- 16/07/2012 16:32:00
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Non cè rivoluzione senza sangue. Ahimè, è così: persino il Nuovo Testamento inizia e finisce nel sangue, del giusto e dellingiusto. E il sangue del Giusto, lo bevono ogni giorni milioni di persone nel mondo e da duemila anni. E retorica? E cannibalismo? No, lo chiamano sacramento, indispensabile alla salvezza di molti. Lo so che ho spinto il paragone al paradosso ma non vi è alcuna intenzione blasfema, al contrario... Per questo, sinceramente, non leggo nei versi di Roberto una celebrazione retorica della violenza ma un contestualizzare in un evento storico del passato, lattuale situazione del nostro Paese offeso dallesplicita e fattiva negazione dei principi dichiarati non solo dalla Rivoluzione Francese, ma dalla Costituzione Italiana: il nostro è un Paese totalmente omologato ed omologante, sempre meno disposto a tollerare i "mancini" che non sono "quelli di sinistra" ma quanti ancora vengono condannati alla diversità da un intollerabile oscurantismo, come la nota dellautore esplicita. La ghigliottina di cui avremmo bisogno non è quella che mozza teste ma una lama/pensiero/credo ben affilata che tronchi tutti i legami con ogni tipo di pensiero, corrente, ideologia, partito e, persino, fede che concorra alla discriminazione, in qualunque forma si manifesti e concretizzi. E per far questo, senza bisogno di pena capitale, bisogna, comunque, cambiar testa e Capo.
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Roberto Perrino
- 15/07/2012 21:52:00
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Ben detto! Allons enfants!
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Salvatore Violante
- 15/07/2012 19:51:00
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Idee di incontestabile necessità in questi tempi di democrazie ad personam. Ma, mi chiedo, basta questo ad una poesia? Devo aggiungere che in una lettera Dario Bellezza mi scriveva che "tutto ciò che è politico è poetico e tutto ciò che è poetico è politico". Erano gli anni 80. Io la frase lho letta sempre come unesasperazione motivata dalla necessità di schieramento dellarte in quelle contingenze storiche. Credo che tutto può farsi poesia. Ma non basta accorciare i periodi.
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salvatoreviolante
- 15/07/2012 19:32:00
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Idee incontestabili e utili da riportare in questi tempi di democrazia solo verbale. Basta questo per la poesia?
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Giovanni Ivano Sapienza
- 15/07/2012 19:05:00
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Parole cristaline e lapidarie...che ci invitano a riflettere su uno spartiacque antropologico epocale...mi hai fatto venire in mente,leggendoti e pensando allattuale,questa frase:"le cricche e i pregiudizi sono ovunque",forse è banale,ma mi piace perchè forma un endecasillabo...Che me ne faccio?lo regalo ai compagnons de la Recherche! Buona domenica.
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Ferdinando Battaglia
- 15/07/2012 07:39:00
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"La ghigliottina si è macchiata di sangue. Un sacrificio grande – quello del condannato e del boia –".
Roberto, non è necessario che io ripeta ogni volta lassenza di studi alle mie spalle, tale che sarebbe opportuno il mio tacere su argomenti di cui ignoro quasi completamente i fatti; tuttavia, confidando sulla vostra comprensione, esterno alcune impressioni. Pur condividendo la tua intenzione di difendere quei principi ormai inalienabili, presentare in modo così retorico quello che comunque rimane un evento di violenza, quasi presentandolo come un rito veterotestamentario salvifico, non mi è piaciuto. Il condannato è un condannato, il boia è un boia(non entro nel merito delle rispettive colpe, è la retorica che non mi piace). Altrimenti ogni "rivoluzione violenta" può giiustificarsi, sia di origine fascista, sia di origine comunista o religiosa. Se un certo "male" per il progresso umano e civile fosse inevitabile(spero non debba essere mai così), che almeno non se ne faccia unesaltazione mitica. Vorrei scrivere di più, ma non ho il tempo, solo ricordo come qeui principi sono a tuttoggi disattesi nella sostanza; e che quegli stessi figli della Rivoluzione Francese (parlo di Stato di Francia)siano stati fino al secolo scorso, anche loro, un paese colonialista.
Buona domenica
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Roberto Maggiani
- 14/07/2012 21:35:00
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Care amiche e cari amici, ho preso a pretesto questa giornata per sottolineare, con questa poesia, il fatto che ancora, in Italia e in altre parti del mondo, siamo in una condizione sociale "primitiva", in cui prevalgono interessi di parte, ideologie che non riconoscono i diritti civili che spettano ad ogni persona; è assurdo che lo Stato ancora sia influenzato da tali ideologie (cattoliche, fasciste, comuniste, eccetera) e in base a tali ideologie discrimini, totalmente in arbitrio, quali diritti riconoscere e quali non riconoscere... mi spaventa il fatto che qualcuno possa svegliarsi al mattino e decidere che i mancini non siano liberi, uguali e fratelli di tutti!
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Loredana Savelli
- 14/07/2012 19:45:00
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... e magari anche per i balbuzienti, per chi non ha la patente, per i poeti e profeti ecc. E molto insidiosa la svolta finale della tua poesia, ha il sapore di un sillogismo perfetto!
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Cristiana Fischer
- 14/07/2012 17:21:00
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magari i mancini... ma la schiavitù? (abolita solo nel 1792 e 1794) e le donne? (olympie de gouges ghigliottinata nel 1793)
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Narda Fattori
- 14/07/2012 16:18:00
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Cè voluto una rivoluzione per sancire quei tre principi che dovremmo stampigliare nelle menti , nei cuori e agli angoli delle vie. Credo che sia necessario tornare a riflettere prima ad principio alla volta e poi tutti e tre insieme. Mi piace lidea del mancinismo inteso come diversità.. Poesia che invita ad amare constatazioni. Narda
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Serenella Menichetti
- 14/07/2012 16:10:00
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Diritti e doveri per tutti nessuno escluso a volte serve la Rivoluzione. Buona domenica Sere
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cristina bizzarri
- 14/07/2012 15:38:00
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Sì, anche per i mancini Roberto. Se di interconnessioni - e cosa cè di più aperto e non delimitante delle interconnessioni - può trattarsi, anchio ho molto ma molto sentito quello che tu qui dici nella mia piccola dedica a Severino,che è, appunto, un canto - nella Gloria - soprattutto rivolto a tutti i mancini delle idee. (di cui mi ritengo una minuscola ma onesta rappresentante!). Grazie della tua civilissima poesia che è un invito a pensare!
Con stima e gratitudine per trovarmi qui.
Ciao.
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Luca Gilioli
- 14/07/2012 15:24:00
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acuta osservazione...
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