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al testo di Roberto Maggiani
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Siamo alle solite, la libertà di espressione, in questo paese Italia, è impossibile, siamo lo zimbello dell'Europa, siamo la vergogna politica dei paesi democratici, siamo sull'orlo di qualcosa, forse ci cadiamo dentro, forse ci usciamo, dipende da tutti e da ciascuno.
Ormai anche gli intellettuali di tutta Europa stanno sostenendo la lotta per la libertà di parola e di stampa nel nostro paese, traggo da repubblica.it, in particolare dalla pagina della rivista MicroMega. Inoltre ripropongo qui una mia poesia scritta qualche anno fa, agli albori di questa drammatica consuetudine di querelare. Con questa prassi i poveri, la gente da 1200 euro al mese, non avranno più diritto di parola, zittiti dal timore di perdere tutto, trascinati dagli avvocati in un'aula di giustizia solo per aver detto il loro pensiero. Solo per aver posto domande! * 1 (la dittatura) parla contro il regime e stai certo arriva la polizia ti preleva ti tortura e se va bene passi la vita in galera in ogni caso nessuno ti vedrà più si chiama mancanza di libertà di parola 2 (la democrazia con tanti interrogativi) parla contro i potenti e stai certo che arriva un avvocato ti porta dal giudice e t’obbliga a pagare un’immensa somma siccome non hai i soldi finisci sul lastrico sei finito nessuno ti vedrà più come prima si chiama mancanza di libertà di parola (tratto da "Risma - esercizi di forma e linguaggio", inedito) * Ecco l'articolo tratto dalla rivista MicroMega (repubblica.it) * "Il 19 novembre il quotidiano francese “Le Monde” ha pubblicato il testo dell’appello lanciato dall’editore Gallimard per Antonio Tabucchi. La pubblicazione, prevista per lunedì scorso, è stata ritardata a causa delle numerosissime firme che giungevano da vari paesi a sostegno di uno degli scrittori italiani più noti e stimati nel mondo. Pubblichiamo in italiano l'appello di "Le Monde" e tutte le firme finora raccolte, aprendo il nostro sito alle adesioni in Italia. Le democrazie vive hanno bisogno di individui liberi. Di individui coraggiosi, indipendenti, indisciplinati, che osino, che provochino, che disturbino. È così per quegli scrittori per cui la libertà di penna è indissociabile dall’idea stessa di democrazia. Da Voltaire e Victor Hugo a Camus e Sartre, passando per Zola e Mauriac, la Francia e le sue libertà sanno quanto tali libertà debbono al libero esercizio del diritto di osservare e del dovere di dare l’allarme di fronte all’opacità, le menzogne e le imposture di ogni tipo di potere. E l’Europa democratica, da quando è in costruzione, non ha mai cessato di irrobustire la libertà degli scrittori contro ogni abuso di potere e le ragioni di Stato. Ma ora accade che in Italia questa libertà sia messa in pericolo dall’attacco smisurato di cui è oggetto Antonio Tabucchi. Il presidente del Senato italiano, Riccardo Schifani, pretende da lui in tribunale l’esorbitante somma di 1 milione e 300 mila Euro per un articolo pubblicato su “l’Unità”, giornale che, si noti, non è stato querelato. Il “reato” di Antonio Tabucchi è aver interpellato il senatore Schifani, personaggio di spicco del potere berlusconiano, sul suo passato, sui suoi rapporti di affari e sulle sue dubbie frequentazioni – questioni sulle quali costui è riluttante a dare spiegazioni. Porre domande sul percorso, la carriera e la biografia degli alti responsabili delle nostre istituzioni appartiene al necessario dovere di interrogare e alle legittime curiosità della vita democratica. Per la precisa scelta del bersaglio (uno scrittore che non ha mai rinunciato a esercitare la propria libertà) e per la somma richiesta (una cifra astronomica per un articolo di giornale), l’obiettivo evidente è l’intimidazione di una coscienza critica e, attraverso tale intimidazione, far tacere tutti gli altri. Dalle recenti incriminazioni contro la stampa dell’opposizione, fino a questo processo intentato a uno scrittore europeo, non possiamo restare indifferenti e passivi di fronte all’offensiva dell’attuale potere italiano contro la libertà di opinione, di critica e di interrogazione. Per questo testimoniamo la nostra solidarietà a Antonio Tabucchi e vi chiediamo di unirvi a noi firmando massicciamente questo appello." Firma l'appello » * "Dopo l'appello di Le Monde, anche quindici tra i maggiori scrittori danesi si schierano a sostegno di Antonio Tabucchi, querelato dal presidente del senato Renato Schifani. Il testo, già inviato all'ambasciatore italiano in Danimarca, sarà pubblicato questa settimana sul quotidiano danese Politiken: In una vera democrazia la libertà di parola ha una sfera d’azione particolarmente ampia, laddove essa riguardi le obiezioni all’esercizio politico e gli interrogativi sull’integrità personale di chi detiene il potere. Pertanto osserviamo con grave preoccupazione la citazione in giudizio da parte del presidente del senato italiano, Renato Schifani, del nostro collega, lo scrittore Antonio Tabucchi, con una richiesta di risarcimento di 1,3 milioni di euro per un commento pubblicato sul quotidiano L’Unità, in cui Tabucchi invita Schifani a riferire del suo passato e delle sue relazioni d’affari certamente dubbie. L’azione legale e l’esorbitante richiesta economica appaiono esclusivamente come un’intimidazione verso la formazione di una libera opinione pubblica. Pertanto sollecitiamo il governo italiano ad affermare e a difendere la libertà di parola, anche quando viene utilizzata nella discussione su argomenti controversi che vanno trattati con prudenza." Ecco i firmatari danesi: Suzanne Brøgger Leif Davidsen Jette Drewsen Jens Christian Grøndahl Kathrine Marie Guldager Hanne Vibeke Holst Carsten Jensen Ib Michael Jørn Riel Klaus Rifbjerg Morten Sabroe Jan Sonnergaard Jens Smærup Sørensen Pia Tafdrup Kirsten Thorup (25 novembre 2009) |
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