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al testo di Roberto Maggiani
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Quando del mondo non c’era ancora piena coscienza apparve in Africa il genere Homo: per quanto si continui a credere all’azione di un dio non fu così necessario.
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Avvenne che alcuni primati scesero dagli alberi e tentarono la sorte nelle nuove praterie – ergendosi liberarono le mani – mossero le cose del mondo e ne fecero di nuove.
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I piedi sono una mano trasformata – adattata a sostenere un’agile falcata: furono piedi africani a varcare la soglia del continente verso le terre che ora abitiamo.
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Africa è madre e culla dell’umanità – ha il gene Sapiens iniziale – il fuoco antico – il terrore e l’amore – il primo seme fluito dal piacere voluto e desiderato.
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Per tentativi e miglioramenti l’evoluzione arrivò alla nascita con doppia rotazione del bambino nel grembo. Nacque una massa cerebrale che si accorse della propria esistenza e ebbe paura della morte – ma prima della misteriosa scomparsa di sé provò a portare lo sguardo nel più remoto Oltre.
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Guardati dentro e troverai Africa: il Paradiso perduto della specie Sapiens – o ne hai fatto anche tu scempio stretto nel cerchio del tuo egoismo? È là che devi tornare al cuore del pianeta – pulsante nel petto dei tuoi fratelli neri e bianchi. Ascolta. Lo senti? È l’antico tamburo – ti invita a convivere e a danzare intorno al fuoco del nostro futuro.
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