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Cari Alberto, Maria, Gil, Cristina, grazie anche voi per i commenti lasciati. @Alberto, attendo con piacere il tuo parere, grazie. @Maria, sono contento, se ti ha confortato ha fatto il suo dovere... @Gil, Mi fa piacere la proposta di questa tua bella poesia, grazie. @Cristina, mi piace la tua capacità di analisi, in poche righe riesci a dire molto, grazie.
Bellissima nella sua nuda forma, spoglia di ogni sovrastruttura e ricchissima di umanità. Parole umane queste, senza la pretesa di appartenenze filosofiche o religiose pur essendo appartenenti a un individuo - il poeta - che vive in un preciso momento storico, che questo momento attraversa e da cui è attraversato anche culturalmente e antropologicamente. Parole che, solo, danno voce a una speranza che è quella di ogni essere umano, una speranza universale: quella di non morire del tutto, di non perdere noi stessi e tutto quello che abbiamo amato e in cui abbiamo sperato: tutto ciò che ci è più caro. Speranza di rimanere, pur in una forma diversa per noi ora impensabile ma possibile, auspicabile. La gioia che ci è dato di provare come massima esperienza dell’umano ci porta a desiderare, anche logicamente, che non vada perduta, in quanto tutto quello che vive "deve" avere un senso. Questo sento leggendo questa poesia nella sua bellezza così limpidamente e onestamente colma di speranza.
Eppure senza l’impasto di fango, terra benedetta dall’acqua, questa materia che grava le spalle di uno spirito altrimenti alato, senza, dicevo, questo peso oneroso da sopportare, questa materia scabrosa, scandalo ai sensi: strega in sembianze di fata - o bella gioventù della carne che inganni nel tempo a te favorevole, mentre in te già porti vecchiaia e morte, il corpo sfatto della vita - noi non godremmo della inebrianza poetica della parola, che fu lingua animale ad uso del fango.
Amo della tua poetica particolarmente la pulizia del verso, una chiarezza che non depaupera ma lo contraddistingue.
La nuda e cruda felicità! Sì è questo a cui aneliamo, malgrado l’orrore, il limite e, persino, la morte. Grazie, Roberto, per questa splendida poesia che tanto mi conforta!
Cari Loredana, Antonio e Franca, grazie per i vostri commenti. Interessanti riflessioni quelle di Antonio e Franca. Purtroppo, o per fortuna, i nostri pensieri sulla morte rimangono solo pareri personali più o meno condivisibili, mai certezze... e forse la bellezza della vita è proprio questo suo misterioso termine, se di termine si può parlare... forse il nostro concetto di vita è troppo limitato a quello che succede nella respirazione del corpo, forse va allargato... ma forse no, e sarà come se non fossimo mai esistiti. Mah...
Caro Roberto, la tua notte è scandita da queste ore che, attraverso i singhiozzi di internet, scivolano verso il misterioso contatto tra regno dei vivi e dei morti. Anch’io penso che si dovrebbero lasciare questi ingombranti frammenti di materia (gli oggetti cui siamo attaccati) e librarci con il pensiero nell’etere. L’attaccamento al nostro io (egoismo di cui siamo impastati) ci fa affondare, come zavorre, nel pantano in cui viviamo immersi. Non sappiamo cosa ci sia oltre la soglia e mai nessuno è ritornato dall’aldilà a raccontarci quello che c’è nel regno dei morti. Nell’incoscienza cosciente viviamo attaccati alla materia quando, invece, il vuoto predomina nell’universo. Ma questo grumo di materia-energia siamo noi in questa dimensione o in altre parallele. Proprio come il paradosso del gatto di Schrödinger morto e vivo in dimensioni diverse (entanglement quantistico). E se fosse questa la chiave del mistero? Cioè se noi fossimo vivi in un macrosistema, in questa precisa dimensione, e morti in un’altra oppure viceversa? Ti pongo, a margine della tua poesia, quest’osservazione perché so che sei un cultore della fisica relativistica come appare dai tuoi scritti. Un caro saluto. Buona notte.
Apprezzo molto l’estrema chiarezza di questi versi liberi, e condivido il senso della prima parte (accettare la morte con serenità) . Sull’ipotesi proposta nella seconda parte mi permetto invece di avanzare qualche dubbio (chissà se saremmo più felici se la nostra vita, dell’anima naturalmente, continuasse nell’Aldilà, o se invece la meta più auspicabile fosse l’immediato e completo disfacimento, per sempre, di tutto ciò che fummo sulla terra? )