Fra inizio e fine nei momenti vissuti ad ogni spostamento nel leggere meravigliato c’è quel calore della sera ed un mio momento. Scrivo a matita come fa il tempo. Utilizzo le parole come un gioco fuori dalla scatola. Quello che vorrei sarò un orologio di bocca sulla tua pelle l’inchino delle onde sotto gli sguardi. Due lembi uniti dalla saliva e spediti via.
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Franco Fabiano
- 27/03/2011 12:56:00
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Nostalgia della parola diviene questa poesia, caro Stefano, sul valore intrinseco dello scrivere e dell’inviare "Lettere" ad una data persona, ad una destinazione. Avendo sempre scritto in prosa ed in poesia fin da giovanissimo, ho naturalmente indirizzato molte "Lettere" ad un numero piuttosto consistente di persone in vari momenti della vita. Oggi nuove forme di comunicazione, più immediate, ci privano di quella magia di dover attendere per interi giorni l’arrivo della posta. Oggi molte cose che si scrivono frettolosamente, spesso senza pensare, sono estremamente superficiali... Saluti. Franco Fabiano
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Giuseppe Terracciano
- 08/09/2010 21:56:00
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Carina! Ha un fascino tutto suo. Bravo!
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Loredana Savelli
- 08/09/2010 20:53:00
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In un’epoca in cui lo scrivere è rapido (e talvolta anche vuoto) quale delicatezza lo scrivere "a matita", l’usare parole "fuori della scatola"! E poi spedire una lettera è quanto di più avventuroso ci possa essere!
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Roberto Perrino
- 08/09/2010 20:36:00
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Una poesia molto bella, diretta, asciutta senza orpelli, ma accurata.
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