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al testo di Stelvio Di Spigno
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Da "Mattinale", Caramanica, Marina di Minturno (Lt), 2006
I Che cosa è il tempo te lo può quasi gridare questo scorcio di mare che si inforca tra le sponde del Tevere: l’aria che diventa salina, lo scioglimento dei rumori in calce e fumo, il ritorno dell’infanzia sotto l’alta specie dell’allucinazione... Le mura serviane hanno l’odore e il calore – e Roma la veggente, la millenaria, lo capisce bene – della casa delle mie vecchie zie, o delle stanze dove sono nato, e dove ora mi posso rifugiare soltanto nel ricordo... Il ricordo, unico luogo connesso e sicuro, unico spazio dal quale non si fugge. E sopravvive al mondo. II Alla fine del tempo, su una spiaggia che dire lontana è poco, verranno ad appoggiarsi i delfini giocosi dei ricordi: un’ombra, alcune macchie, qualche benda, e tutte le parole che dicemmo credendo di amare e di salvarci. E solo questo verrà giudicato dall’occhio inutilmente sovrano di Colui che, lo sappiamo, muove tutto, poco prima di un giorno senza fine. |
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