In quella sala gremita d'attesa l'odore delle strade impolverate d'altri tempi mi è giunta dalla voce narrante con un certo pizzicore al naso....quel rumore frusciante di carrozze, lo scalpitìo degli zoccoli di cavallo...inebriante il profumo di salsedine. Scorgevo le remote spiagge, asilo di mamme paffute dai seni abbondanti...bimbi appagati del loro latte...lidi di ossuti pescatori dai brulli cappelli...imbruniti al sole e, come frutta matura, pronti ad essere colti..."vecchie lenze!" In una commistione di dolore, perplessità, rammarico, disincanto...le lecrime, vigliacche, sono giunte a sedare quelle emozioni così prorompenti...una confessione resa pubblica...ed io sul banco dell'imputato. Mai il cuore si era così smarrito...così amareggiato in un proscenio di dolci e trascorsi tempi resi tangibili dal travaglio interiore del poeta, dalla sua solitudine nella moltitudine della gente...
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