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al testo di Tania Scavolini
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Oggi il mare m’ha chiamato a sé con il suo richiamo forte, potente. L’ho inseguito per tutta la lunghezza della strada cercando di sbirciare dall’auto la sua striscia azzurra, ma il muretto che delimita la spiaggia ne impediva la vista..era lì, lo sentivo, ma non lo vedevo. Solo in lontananza nitida l’immagine del vecchio e solitario faro, a guardia di un’ultima propaggine di terra. Uno spicchio, un angolo ogni tanto entrava nel campo visivo di una me alla guida che lenta procedeva e che si faceva scaldare attraverso il vetro dal sole di febbraio, come un leggero senso di piacevole carezza. Finalmente uno spazio sgombro da mattoni mi ha aperto una finestra sulla distesa azzurra, docile, immobile. Il mare d’estate non ha mai di questi colori l’intensità, d’estate qui l’acqua si imputridisce un po’, assumendo le tinte, gli umori, i sudori della calca, ma d’inverno è uno specchio limpido in cui riflettere i propri pensieri, elaborare le proprie riflessioni. Mi sono trovata così a tuffare nel mare di questa mattina le mie giornate della scorsa estate, nel mio primo giorno di ferie di quelle vacanze non consumate, spese lungo corridoi di ospedali, in attesa di un domani migliore che mai sembrava arrivare. Nel mio primo giorno di “vacanza” non potevo che essere qui a ritemprare lo spirito, a respirare a fondo l’aria salmastra sollevata ancora di più da una brezza pungente. Ma la vista del mare non è stata l’unica cosa a dare senso alla mattina: ho incontrato un vecchio conoscente che non mi vedeva forse da quand’ero ragazza, che mi ha abbracciato e si è commosso mentre lo faceva, mentre diceva: “la mia ragazzina!” E davanti a questo mare, nell’abbraccio del mare e dell’anziano amico, non sono riuscita a trattenermi, l’emozione mi ha colto. È stato un attimo.. Non riuscivo a trovare le parole, mentre l’abbraccio si faceva più stretto, come per comunicare di più con le parole che nella stretta di quelle mani: il passato trascorso, gli anni che ci avevano visto entrambi più giovani e il senso dei giorni futuri ancora incerti per me, curvi sulla vita per lui. La voce si è appuntata a metà tra le labbra e il cuore, oppure lì dove l’azzurro è ancora più azzurro, su quella linea d’orizzonte netta e definita. La linea che separa il mare dal cielo, la vita dalla morte.
Fiumicino, 3 febbraio 2011 |
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