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al testo di Tania Scavolini
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La poesia “I diplomati der ‘78” è nata per i miei amici del liceo, con i quali abbiamo festeggiato proprio in questi giorni i 40 anni dal diploma, appunto conseguito nel ‘78. È stato inevitabile fare un piccolo riferimento storico-sociale, citando appunto “gli anni di piombo” e il rapimento di Aldo Moro. Mi è anche piaciuto ricordare quanto credessimo da giovani nei nostri ideali e nel desiderio di cambiamento di un mondo che non ci piaceva. Credo però che questo appartenga ai sogni di tutti i giovani, qualsiasi sia il periodo in cui si vive. Oltre a ciò, è stato giusto ripercorrere brevemente quasi una vita intera coi nostri successi e delusioni, i nostri traguardi e sogni mancati, matrimoni, figli, separazioni, ecc. In ogni caso il nostro riavvicinamento dopo tanti anni, accaduto circa 8 anni fa, ha fatto sì che continuassimo a frequentarci spesso, perché ci lega ancora l’affetto. Infatti, lo spiego nella poesia: il bene che ti vuoi da ragazzo resta e non te lo puoi dimenticare, tanto che sembra di essere come in una famiglia. Mi piace scrivere in romanesco, perché appartiene alle mie radici, ai miei ricordi d’infanzia con mia nonna che viveva con me e si esprimeva spesso usando tanti vocaboli che appartengono a questa bella tradizione dialettale che poi col corso degli anni mi era un po’ sfuggita, ma che con amore e ricerca, riaffiora sempre più nel mio cuore e nella mia mente.
I diplomati der ‘78
So’ trascorzi quarant’anni dar diploma l’anno der ‘78 ‘nfame anno de piombo, anno de ‘na bbrutta storia.
Se l’aricordamo tutti come scorpito ner cervello come si fosse ieri, co’ ‘n ber carico de anzia, ma puro s’aricordamo er senzo de gioventù bello, la voja de cambià quer bojaccio de monno, infocati dall’ideali der momento.
Quarant’anni so’ da allora passati, tanti che pare davero ‘na vita intera, in mezzo ce score ‘n fiume de emozzioni e ‘na marea de mille riflessioni:
semo stati giovani, avemo lavorato, se semo sposati, quarcuno puro separato, avemo fatto nasce e cresciuto li fiji, ma ‘na cosa vojo dì a considerazzione de ciò:
puro se semo parecchio perzi, a ‘n certo punto se semo riacchiappati e davero ‘a pena ne valeva!
Er bene che te voi da pischello resta e nun se scorda mai, resti legato pe’ sempre come ‘na famija vera e allora a ‘sti quaranta a regà, je dovemo fà ‘na gran festa!
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