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Un cane

Ho visto un cane che beveva in una fontana. 

L'ho invidiato,

volevo essere come lui:

ignaro delle pene

che affliggono l'animo umano,

avere solo l'istinto di sopravvivenza

e un amico con cui condividere 

un bene reciproco.

E invece ero lì a guardare lui

e quasi piangevo perché ero un uomo. 

 

Perché sono un uomo 

e non una pietra

e essere preso a calci da chiunque,

essere insofferente,

non sentire dolore,

non sentire niente

e non vedere la gente soffrire?

 

Intanto lui beveva e non capiva, 

sapeva soltanto d'aver sete...

(1973)

 Rosetta Sacchi - 29/08/2024 22:32:00 [ leggi altri commenti di Rosetta Sacchi » ]

Bella questa tua poesia che invita il lettore a riflessioni a non finire.
La felicità o meglio la sua ricerca, il fulcro di questi tuoi versi.
Qualcuno afferma che la felicità è nell’ignoranza. Dunque perché mettersi alla sua ricerca?
Io penso che la felicità sia in noi stessi e nella nostra capacità di vivere la vita, di superare gli ostacoli, di godere delle piccole cose, di guardare il mondo fuori di noi.
Ho visto, alcune volte, cani i cui occhi sembravano tristi. Ma era davvero così?
Forse pensiamo che la felicità sia altrove e desideriamo essere altro da noi stessi, ma potremmo diventare qualsiasi cosa diversa da noi, senza per questo essere felici.
Scusami se ho divagato…
Buona serata, Vincenzo.

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