Più non mi temono i passeri. Vanno vengono alla finestra indifferenti al mio tranquillo muovermi nella stanza. Trovano il miglio e la scagliuola: dono spanto da un prodigo affine, accresciuto dalla mia mano. Ed io li guardo muto (per tema non si pentano) e mi pare (vero o illusione non importa) leggere nei neri occhietti, se coi miei s'incontrano, quasi una gratitudine. «...Fanciullo, od altro sii tu che mi ascolti, in pena viva o in letizia (e più se in pena) apprendi da chi ha molto sofferto, molto errato, che ancora esiste la Grazia, e che il mondo tutto il mondo - ha bisogno d'amicizia.»
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