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al testo di Vincent Darlovsky
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Mia madre è lì, appesa alle flebo della Rianimazione. E sta morendo una parte di me. Esco dall'ospedale. S’è fatta notte. Vado alla macchina e metto in moto. Prima di uscire dalla città, scorgo una lucciola sul marciapiede. Le gambe sono slanciate sui trampoli e i glutei semicoperti da un miniabito. Freno e mi accosto. Arresto l'auto e abbasso il finestrino. La tipa si china, guarda nell’abitacolo e mi dice il costo della prestazione. La faccio salire in macchina. Sento che odora di qualcosa. Ho tanta voglia di possederla. Annusarla. Mettere il viso fra le sue cosce e leccarla. Ho il formicolio al ventre e un’erezione. Non riesco a rivolgerle la parola perché la voce mi trema. Percorro 4/500 metri e intravedo un posto di blocco in fondo al rettilineo. Il cuore comincia a battere veloce, rimbomba nei timpani e nelle vene delle mani. Le guance e le orecchie mi si sono fatte bollenti. Passo davanti ai poliziotti fissando la carreggiata. Hanno fermato un’autoambulanza e nessuno mi ordina lo stop. Mi sento rincuorato. Ma la tachicardia persiste. Cerco di chiedere qualcosa alla battona, che però sembra non dare attenzione a quello che balbetto ed è intenta a contare delle banconote che ha tirato fuori da una borsetta sulla quale è raffigurato un cuore fatto di brillantini. Infine riesco a chiederle il nome e mi risponde sorridendo. Anche io sorrido e le dico il mio. Ma mi ricordo di mamma che è in coma e mi rendo conto che non sono ancora tornato a casa. Poi guardo sul lato passeggero: una straniera con gli occhi a mandorla e dei boccoli neri che le cadono sul viso mi sta indicando un posto dove mi dovrei appartare con lei. Allora costeggio il marciapiede, rallento e mi fermo. Mi piego verso destra e allungo il braccio per aprire lo sportello. Le chiedo il favore di scendere. La ragazza mi guarda preoccupata. Scende dalla macchina in silenzio, prende in mano il telefonino e comincia a digitare sul display. Io metto la marcia e riparto. Arrivo a casa e mi sdraio sul letto. Resto vigile e penso che stavo per buttare dei soldi a puttane. Non ho rimorsi però. Fuori dall'ospedale ero agitato, ora invece mi sento sollevato. |
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