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al testo di Stefano Verrengia
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PRIMAVERA
Eccola, la Primavera che avanza, che danza nei suoi colori, profumi, nei grumi di gioia negli occhi della gente. Non si pente la donna di un bacio fuggito dalle sue labbra come una farfalla in un brivido del vento … e a stento, a stento la malinconia ci sfiora come un’ape un fiore, e morbida e selvaggia la spiaggia è il letto dove il petto può aprire le sue vele all’oceano. E dolce diviene Il martirio della carne, le pene patite a pensare quanto inutile sia la vita che fra le dita ci scivola via, come una veste di raso rosso sangue, che di noi farà solo un umido fosso con una croce sopra, che della nostra voce lascerà solo parole. Ma eccola, la Primavera, che fiorente avanza e questa stanza minuta fa suonare con il suo rosso, il suo viola, il suo giallo, il suo arancione, il suo blu, il suo verdeggiare lì dove muta era in attesa l’anima. E spera, la mia penna, nel profondo brama di rubare col suo pennello anche un solo colore, anche una sola sfumatura, una pura immagine che trascenda la disperazione, che si elevi a canzone che faccia tremare, anche per un solo attimo, il fegato e le viscere di noi maledetti nichilisti, di noi uomini sprovvisti di ogni eterno ardimento. Ed è un tormento, penna mia, è un tormento indescrivibile il poter dipingere il sole e non sentire il suo calore sulla pelle, poter dipingere un fiore e non sentire il suo profumo … ma eccola, la Primavera che avanza, con tracotanza ed indolenza, tulipano di carne, sapore di stelle che mi scivola sulla lingua fino allo stomaco. Consola, smeraldo scintillante, questo dolore e questa avara condizione nella quale affondo, nave che ha per carico angoscia e tormento, che amara cerca solo di fuggire questo oceano grigio! |
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