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al testo di Stefano Verrengia
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FIORI ELETTRICI Ogni tanto dalle nuvole vedo saettare fulmini che si aprono come fiori, colmi di odori bruciati nell’aria frizzante finiscono lì dove pare il mondo culmini in un eterno divagare. Viaggiare, ancora viaggiare, come uno zingaro senza meta a caccia di un singolo passo di un semplice ballo che valga una intera canzone. Amare, ancora amare, come fosse l’amore l’infinito raggiungere quel che dobbiamo lasciare andare. E i miei sogni Sono ormai putrescenti cadaveri sbranati dai vermi. Inermi, piedi miei, inermi volgete il passo verso le strade più vuote, fredde e scarne, le strade malridotte e le meno belle, senza lampioni … oh piedi miei!, si vedono le stelle!
Un giorno forse, quando una statua lucida colma di fiori e di belle parole coprirà la mia polvere, un giorno forse, quando sarà il Tempo a mostrare ai nuovi quel che io fui, forse un malato, forse un dissennato, forse un Poeta, sarò nelle lettere della mia penna e guarderò gli occhi di un uomo colmi di disperata esaltazione come me di fronte ad una poesia.
Un giorno vedrò il sole lentamente abbassarsi sull’orizzonte, placido e seducente come il corpo di una donna ribollente d’amore, e lì, nel magico languore di un verso evanescente come il fumo di un camino quasi spento, scivolerò nei sogni lontano come una nuvola trascinata dal vento. |
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