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al testo di Vlad
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un intero roveto portato in una giornata nera. le lettere che escono
dal broncio della sera, sputano gli ossi del giorno in cui ci incontrammo.
si respira un inedito fuor-di-me, sono tendini della mia mente che mi spingono in alto.
Io sono il bandito dei tuoi desideri, della tua morte venuta in compagnia con un angelo scarlatto. Ascolto
ma non prego Giovanni. La fessura da cui ricevi luce, la chiami sguardo? Era mattina, era morte. Ogni cosa
si spogliava dolcemente. Lasciando solo corpi nudi. E la semplicità
di chiamare vita tutto ciò che è avanti e non sopra
le tue ciglia.
Maestra dimentichi un fiore caduto dalle mani aperte di un padre nostro.
I migliori pensieri scontano sempre una pena ai castighi dell’alba
la luce non ama che la superficie
delle cose. Il sole eiacula alla mezzanotte del tramonto E dolce è il sapore del niente.
Entro i limiti segnati dal tempo ritrovo tuo volto. Mi sono sdraiato a ricordare le passeggiate del silenzio
sui nostri occhi. Troppi uomini la lavagna dei miei orgasmi ha ideato. Ma questo è quel che sento.
Non sono le tue mani a rendermi preda.
è il deserto.
a farmi spavento.
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