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un intero roveto

portato in una giornata  nera.

le lettere che escono

 

dal broncio della sera,

sputano gli ossi del giorno

 in cui ci incontrammo.

 

si respira un inedito fuor-di-me,

sono tendini della mia mente

che mi spingono in alto.

 

Io sono il bandito dei tuoi desideri,

della tua morte venuta in compagnia

con un angelo scarlatto. Ascolto

 

ma non prego Giovanni. La fessura

da cui ricevi luce, la chiami sguardo?

Era mattina, era morte. Ogni cosa

 

si spogliava dolcemente. Lasciando

solo corpi nudi. E la semplicità

 

di chiamare vita tutto ciò

che è avanti e non sopra

 

 le tue  ciglia.

 

Maestra dimentichi un fiore

caduto dalle mani aperte

di un padre nostro.

 

I migliori pensieri

scontano sempre una pena

ai  castighi dell’alba

 

la luce non ama che la superficie

 

delle cose. Il sole eiacula

alla mezzanotte del tramonto

E dolce è il sapore del niente.

 

Entro i limiti segnati dal tempo

ritrovo  tuo volto. Mi sono sdraiato

a ricordare le passeggiate del silenzio

 

sui nostri occhi. Troppi uomini

la lavagna  dei miei orgasmi ha ideato.

Ma  questo è quel che sento.

 

Non sono le tue mani

a rendermi preda.

 

è il deserto.

 

 

 

a farmi spavento.

 

 

 

 

 Loredana Savelli - 25/05/2013 08:00:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

Un testo sofferto e molto lavorato stilisticamente. Complimenti!

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