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al testo di Vlad
serapione
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Il teatrante liberò serapione e gli diede venti monete d’argento. Un filo, questo orizzonte senza peso Le stelle in canottiera finiscono per alzare la tenda senza melograni. Ogni nascita un lutto, insegna una vecchia maniera. Chissà da quale chiesa fu dilaniato Quel santo che fecero santo. muri di buio e di pianto - è vero- disse l’angelo: Dietro il tempo non c’è più una freccia ma solo il suo arco. e gente in piazza ad urlare villano villano. qualche bestemmia e una croce sepolta al contrario. tagliate la testa a quella donna, soldato. un soffio di carbonio seguì il varo del clima sui roseti, grumi di marionette batterono il tacco e danzarono, vibrando. alla fine le membra furono sepolte dallo sterco dei figli del tuo reverendo. a cavallo- dicesti- all'assalto! e i denti all’ansia tua di scoprire che insieme all'anima non trasmigrano anche i segreti. E allora acqua per i popoli Infiniti e tanto siamo tutti fratelli E tanto lo siamo, non vedete queste arcate nel profondo dei vostri occhi che scrutano al contrario? la stella parentale, medusa del cielo, fissò nel sangue i suoi depositi ardenti. pulci minerali saltellano Inseguendo scrigni di latta, in cui versarsi e pulirsi. A volte il tuo corpo muta senza volerlo. per arrivare a raggiungere qualcosa. il fine di tutti è il fango.
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