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Egotico cigno bulimico

L’insalata afferrata a piene mani
contro il grugno strusciata e, appena sotto
gli zigomi, impastata sulle guance
a lavarcisi la faccia: allo stato
animalesca nei modi anomala
dipinge paesaggio umano col corpo
mimando smorfie del colore delle
polpette biascicate, ristraziate
poi con patate stampandole fritte
a sostegno delle pieghe di labbra
tristi e sottili lembi di ferita
come chi, ricco da schifo, è fatto assai
al punto che non ci avrei mai creduto
non l’avessi vista sballarsi con i miei
di occhi, il cibo artigliando ingorda cagna
persino a ingurgitare tovagliolo
di carta, salvo poi sputarlo pasta
per poi riprenderlo carne. Ingioiellata
lei, senza pensiero altro che la propria
di disperazione: quella che abbassa
grigia le ciglia d’eroina tirata
a naso; quella che fa le palpebre
di piombo; quella d’ironica lama
affilata, calante a ghigliottina
sul flesso collo d’egotico cigno;
dal torpore esce grido di dolore
quantico e decapita bulimico.

 Salvatore Pizzo - 24/01/2025 01:42:00 [ leggi altri commenti di Salvatore Pizzo » ]

X Elisa:
Che dirti? Ci ho lavorato così tanto a questi versi, da essere riuscito quasi ad eguagliare il grandissimo Majakowskij... a parte gli scherzi: mi emoziona molto questo tuo citare un nome così grande. Il mio non è altro che l’esperimento di un apprendista stregone. Ho scr8tto questa poesia diversi anni fa, quando fimasi impressionato da una tizia in un fast food. A colpirmi fu il suo rapporto con il cibo. Qualche mese fa, nel rileggerla casualmente, mi sono messo a riscriverla. E questo è il risultato.
Grazie di cuore anche per averlo apprezzato
con un più che caro saluto.

 Elisa Mazzieri - 23/01/2025 03:13:00 [ leggi altri commenti di Elisa Mazzieri » ]

ùWow!
Vado a caldo per non perdere il gusto.
La tirata di Majakovskijana memoria sparsa qua e là intride tutto come sugo, com all’Amato me stesso le bocche sazie di lardo rigurgitando e,,, cito a braccio non voglio togliere godimento nè spessore

Complimenti

Difficile forse da commentare se non la si ingoia di getto, Non so se la rileggerò a breve, è penetrata con un affondo degno del Poeta già citato.

Seve stomaco per tornarci.

Complimenti

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