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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

Poesia della settimana

Questa poesia è proposta dal 03/06/2019 12:00:00
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El primer hombre - Il primo uomo

di Leopoldo Castilla (Biografia/notizie)

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El primer hombre

 

Lo rodean

el pavor,

el ultraje del polvo

y las hormigas.

 

Sale del cubil. Se alza

sostenido por su proprio abismo.

Siglos

durará el dia en que se irguió,

siglos en cerrarse

a sus espaldas

el precipicio.

 

Ya el olfato se volvió memoria,

el vértigo

ojo

y campo abierto el aullido.

 

No sabe si es el primero

o el último.

De pie, al borde,

para siempre,

en todo lo que mire

verá lo que se ha ido.

 

Desunido de la noche

conoció la luz

y su propia sombra

que no es de este mundo.

 

Inefable, todavía,

tocó el abstracto decidido de la roca,

se vio en las otras bestias

con otra forma

aparecido.

 

Y escuchó por primera vez cantar un pájaro

u nunca más volvió a ser el mismo.

 

Dura aquí, en una caja nocturna

del Museo de Nairobi, entre los famtasmas.

de los animales.

 

Junto a sus huellas que el volcán retuvo

marchan, todavía, las de su hijo.

 

Somos tú y yo, sin nombre

en el mismo camino,

la misma luna vieja

deshuesándos

y al final lumbreras

que alguien saldrá a ver

mirando la noche,

desconocido.

 

 

[ Traduzione di Emilio Coco ]

 

Il primo uomo

 

Lo circondano

il panico,

l'oltraggio della polvere

e le formiche.

 

Esce dalla tana. Si alza

sostenuto dal suo stesso abisso.

Secoli

durerà il giorno in cui si eresse,

secoli a chiudersi

alle sue spalle

il precipizio.

 

Già l'olfatto è diventato memoria,

la vertigine

occhio

e campo aperto l'urlo.

 

Non sa se è il primo

o l'ultimo.

In piedi, sull'orlo,

per sempre,

in tutto ciò che guarda

vedrà ciò che se n'è andato.

 

Separato dalla notte

conobbe la luce

e la sua propria ombra

che non è di questo mondo.

 

Ineffabile, ancora,

toccò l'astratto deciso della roccia,

si vide nelle altre bestie

in un'altra forma

apparso.

 

E sentì per la prima volta cantare un uccello

e non tornò mai più lo stesso.

 

Dura qui, in una cassa notturna

del museo di Nairobi, tra i fantasmi

degli animali

 

Vicino alle sue orme che il vulcano trattenne

camminano, ancora, quelle di suo figlio.

 

Siamo tu e io, senza nome

sulla stessa strada,

la stessa luna vecchia

disossandoci

e alla fine fonti luminose

che qualcuno uscirà a vedere

guardando la notte,

sconosciuto.

 

 

 

[ Il pendolo del mondo - El péndulo del mundo (con testo a fronte in lingua originale), Leopoldo Castilla, Raffaelli Editore, Collana Ispanoamericana n. 22 - Traduzione di Emilio Coco ]

 

 


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