fotografia di Håkon Sataøen, da Unsplush
Come d’uno che salga le scale e rifaccia
a memoria il percorso della giomata
di ciò che vive in lui frammisto:
l’alzarsi presto e il coricarsi
col pensiero degli amori e dei danari.
Ma come sono gravi gli anni
e che paura che ci fanno gli inumani
atti scaltri di violenza
le forme di assassinii intelligenti.
E come siamo inadeguati, pure,
ad avere intorno cose e gente
che non ci può mai assomigliare.
Il panorama solo ci appartiene
è l’imperfetto veramente
di uomini e barattoli di case.
Allora è meglio che sia
come d’uno che salga le scale fischiando
e arrivato alla porta di casa la passi
se ne vada più sopra, su un alto terrazzo
a vedere cosa c’è nel cielo
e cosa manca agli uomini.
[ poesia tratta dalla rivista TRAME, gennaio-giugno 1995, Anno VII, N. 14. Redazione Roberto Deidier, Marina Guglielmi ]