L’Angiolina al balcone che lo aspetta
frigge in padella le cervella
(il cielo rosso gonfia il grembiule in vita),
scivola il granello, forse una mollica
sulla parete molle, a tratti denutrita
(porte murate, sacchi, cornette nell'insegna
strati multiformi che pendono marciti
buchi, ganci, cavi attorcigliati
foglie crivellate dure come scorze
cumuli di pietra ai piedi della via)
il granello si disperde nel pulviscolo in cantina
sgretola la luce, il foro in fondo al corridoio...
*
Il rossetto della madre
scende labbra alte cento piani
spiroidi, curve, a tratti proteiformi
(il Bosco Verticale modula ordinati
ciuffi soffocati da un verde che non c’è,
identici quadrati riflettono nel vetro
sagome arruolate, asfittici rovesci)
l’acqua immobile al centro del “pavé”
galleggia piatta, non ha profondità.
TRENORD
L’uomo-nero ruba, dicono due buoi, con la gazzella bionda, avvolta nelle cuffie, che punta nel mirino un video da “postare”. Come mucche al pascolo, i pendolari a bordo scuotono la testa.
[ da L’inganno della superficie, Marco pelliccioli, Stampa 2009 ]