Patrizia Riscica, è nata a Padova, vive a Treviso, medico, si occupa di Medicina delle Dipendenze. Scrivere poesie appartiene alla sua storia, ma solo nel 2004 ha pubblicato la prima raccolta di poesie Così su due piedi, Edizioni Montedit, seguita nel 2007 Immagini Capovolte, Edizioni del Leone. Nel 2010 esce Un corpo dopo l’altro, Edizioni del Leone, dove si sperimenta con un’innovativa opera di versi e fotografie, da cui è stato tratto uno spettacolo di teatro danza. Nel 2013 ha pubblicato Dialoghi imperfetti, Biblioteca dei Leoni, prefazione di Paolo Ruffilli, copertina di Beppe Mora. Anche da Dialoghi Imperfetti è stata tratta una piccola performance teatrale, rappresentata a Libri in Cantina (Castello di Susegana Treviso) edizione 2014 e all'edizione della fiera del libro Expo Libri a Padova, sempre nel 2014.
È presente come autore nell'Antologia Glocalizzati, AA.VV. a cura di Ivan Pozzoni, deComporre Edizioni, Gaeta, 2014.
Ha collaborato come autore alla pubblicazione, con la Casa Editrice Limina Mentis di Lorena Panzeri, a cura di I.v.a.n. Project, delle seguenti Antologie poetiche: Chorastikà (2015), XXX (2016), Dieci Anni (2017).
Ha collaborato come autore alla pubblicazione della raccolta di immagini e poesie #panchina di Gianna Piovesan, Grafiche Antiga spa Crocetta del Montello (TV), 2015.
Nella raccolta di poesie Dry Petals di Giuseppe Masucci, (Lightning Source Ltd Milton Keynes UK 2017) compaiono quattro poesia dell’autrice tradotte in lingua inglese, tra le quali Mother-Daughther. Sulla sua opera poetica hanno scritto, tra gli altri: F. Buldrini [Immagini capovolte] «È un canto libero quello che sgorga dalla penna di R., un grido di sollievo dell’essere che si affida esclusivamente alla sincerità del proprio sentire e al flusso incontrollato dei pensieri. Una sorta di scrittura automatica esaltata dal surrealismo, in cui tuttavia non si perdono i nessi della logica, ma si offrono le immagini della mente così come si affacciano nel loro disordine, capovolte appunto (proprio come si proiettano inizialmente le immagini sulla retina), senza definizioni, pregiudizi o convenzioni...; F. Lepre [Immagini capovolte] «E via via, sfogliando le pagine all'indietro e calandomi sempre più nell'intimo suo mondo, mi sono resa conto che la personalità dell'autrice mi veniva incontro sempre più chiara, coinvolgendomi nel vortice dell'attrazione, quasi magmatica, delle sue 55 poesie. ... Notando tutte queste cose incastonate abilmente dentro un discorso poetico, si deve per forza riconoscere che le liriche che danzano in esso, sono "versi in libera uscita", sono cioè una strana e sensuale danza di contrasti che contrasti non sono, perché è vero che la realtà è quella che è e che la vita, per conoscerla bisogna viverla, ma è anche vero che una mente poliedrica e fantasiosa, può esprimere le molteplici emozioni e sensazioni umane in una forma più aderente alle aspettative di lettori intelligenti»; L. Nanni [Immagini capovolte] «Dalla nota a p. 75: ‘Le parole sono diventate effimere perché rappresentano ciò che non è; e ancor prima l’ossimoro ‘perché la verità è menzogna’. Prese alla lettera, queste affermazioni incidono su una poetica che deve essere sostanziale, mirare cioè a definire i rapporti fra l’io e la realtà.»; «La poesia di R. è pensosa e riflessiva, una scrittura che è anche una costante meditazione, uno scandaglio sul perché di accadimenti e sensazioni della propria e altrui quotidianità. Considerazioni scaturite dall'esperienza e dalla sua ricchezza interiore.»;
P. Ruffilli [Un Corpo dietro l’altro] …Al centro di questo libro, eccolo allora: il corpo della donna. Corpo di donna che la femminilità (pelle, forme concave e convesse, “cerchio di carne”) rende oggetto del desiderio, nell’esperienza della dualità della coppia, nel tentativo della reciproca compensazione di pieno e vuoto, di + e di –, di libertà e di prigionia. Corpo d’amore che, solo attraversandolo, svela i suoi segreti e mai del tutto. Perché le illuminazioni del suo attraversamento lasciano emozioni ma non coscienza razionale. E, in ogni caso: “Parla il tuo corpo e bisbiglia incredibili segreti | tracce nascoste che sfidano tutto il sapere”.
Il corpo è insieme una prigione e un trampolino. “Prigione” quando la persona che lo abita non si riconosce nel corpo in cui si incarna. “Trampolino” quando la persona che lo abita vi si riconosce a tal punto bene da servirsene come di un’estensione per lo slancio fuori di sé. Il corpo che cresce sviluppando la sua potenzialità e il corpo che decresce fino all’autodistruzione, nel tragitto di un’esistenza. Il corpo che crea il contatto e il corpo che genera la solitudine. Il corpo che si mostra allo specchio e il corpo che si offre (volontariamente o involontariamente) alla vista altrui. Il corpo come pensatoio dell’introspezione e della riflessione e il corpo come palcoscenico di una (sacra e profana) rappresentazione teatrale.
L.Nanni [Dialoghi Imperfetti] …Nei suoi Dialoghi G. F. Malipiero sfrutta diverse possibilità timbriche ed esecutive: qualcosa di simile avviene in questa raccolta di dialoghi (imperfetti): dell’amore, di donne, della vita, del mare, della poesia, di un matrimonio — come si vede, un ampio ventaglio di temi che compendiano, se non tutti, notevoli aspetti della realtà. Non di rado i testi poetici procedono per accumulazione o elencazione, es. il Dialogo della donna (4.); ma esiste la capacità di attenersi a un amore ‘spirituale’: “Posso amarti da lontano | persa in un sogno” (Dialogo n. 5, p. 18). Indicative anche le citazioni, quella di Alda Merini anteposta ai Dialoghi della vita riprende un concetto di Sant’Agostino. Il mare poi sembra particolarmente ispirare la poetessa: qui i suoi versi fluiscono o si interrompono come in un moto ondoso, talmente è ricca la trama dei significati, per cui il lettore deve ‘immergersi’ in quella splendida ‘ossessione’
F.Buldrini [Dialoghi Imperfetti]…Patrizia Riscica tesse questi “dialoghi imperfetti” con un’ammirevole maestria, attraverso una logica impeccabile che consequenzialmente sviscera le fondamentali ebbrezze che costellano l’umana vicissitudine: innanzitutto l’amore, nelle sue cangianti sfumature, quindi, in correlazione, la vocazione della donna, la drammaticità della vita, la bellezza inviolabile del mare e della poesia, la solidità affettiva della coppia sigillata dal patto matrimoniale. Allo stesso modo analizza meticolosamente gli stati d’animo, le reazioni chimiche, psichiche ed emotive nei diversi frangenti e soprattutto nella dialettica della relazione, alla luce impietosa di uno sguardo che denuda le realtà più scabrose senza infingimenti e rivestimenti idealistici, pur concedendosi a derive sentimentali che perseguono il sogno, nonostante tutto, con audacia e tenacia. A questo rigore scientifico si coniuga un lirismo intenso e denso di pathos che pervade i testi, in una voluttà sensuale e in una seduzione estetica che alleggeriscono il rovello dell’indagine conoscitiva, la quale è in grado di sollevare interrogativi e provocazioni, soprattutto attraverso la voce fuori campo in corsivo, proprio come il coro in una pièce teatrale, come nota argutamente Paolo Ruffilli nella conclusione della prefazione: “In un intreccio costante di lirismo e racconto, di scansione del ritmo e quotidianità del lessico, in una pronunciata drammaturgia che fa sentire il lettore già seduto in poltrona a teatro.”
P. Ruffilli [prefazione di Dialoghi Imperfetti]
Le vicende del soggetto si appellano continuamente al mondo come contesto, come sede di quel flusso esistenziale da cui solo contingentemente si distacca l’io individuale. Cosa che, tra l’altro, crea l’intreccio costante di lirismo e racconto, di scansione del ritmo e quotidianità del lessico,
in una pronuncia drammaturgia che fa sentire il lettore già seduto in poltrona a teatro... Testi liberi da qualsiasi tentazione idilliaca e la cui inquietudine e drammaticità appaiono riassorbite (riscattate e salvate) dentro il grande alveo naturale della proliferazione della vita.