Pubblicato il 22/04/2012 20:38:05
Tenebre assassine voraci d’incubi, ho attaccato le cavalle al carro, ebbro di sogni inconclusi e via, voce a succubi pensieri, con stridore barbaro di ferro sulla strada dei numi. Madre oscura, grembo profondo, l’ombra dura strazia remote emozioni d’amore, calce spenta, quartieri e suburre, ferrofuocofiamme, pietra che frana. Sono fuori, finalmente, sotto un cielo rigato d’aurora, vetro infranto, coccio (un mattino tetro m’attende). Un rogo avvampa la carne: per troppe estati ho ceduto all’inganno di lingue forcute per frotte a due teste d’insana mania.
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