Pubblicato il 29/06/2012 07:09:07
Come dire, quando ebbro d’ogni cosa e dove, così che rincorro fantasmi spenti d’inutile spreco.“Che la festa cominci!” l’urlo che sbriciola l’erebo etilico del silenzio contratto in postulati d’inganni. Sull’abaco il computo degli anni ritorna, prova del nove, catodica disillusione che determina onirico hobbismo di massa. Giace bellezza confusa, esausta di bagni e defilè su passerelle laccate di nulla. Ridda di parvenze, su specchi ustori che avvampano insani svolazzi retorici e incinerano vite vissute in emotivi coaguli. Cosa farò, se non cantare il buio triste dei crocicchi solitari, il bitume fangoso di scroscio acido, le foglie morte e sole sui sepolcri grigi, le insegne divelte? Oltre, s’apre il tempo prima del tempo, l’opportuno memento, il singulto del vuoto, l’ascetica distanza, l’arcaico armonico mantra.
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