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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

Il libro dell’oppio


Testo proposto da LaRecherche.it

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Pubblicato il 10/06/2013 12:00:00

 

*


Era notte, notte fonda
(perché la notte ha un significato)
e io ero in alto
e le automobili giocattoli
punti sulla pista illuminata
dalle luci gialle.
  Il tempo gettava sabbia
  fastidiosa sottile;
al ventunesimo piano
guardai la neve fioccare giù
quasi in mezzo alle nuvole
dove piccole stelle
      di neve
si formano
(nascono gemendo dal buio).

 

1983


*

 

Ritrovarmi
con quelle pieghe
ai lati delle labbra,
con quell'espressione
di vergogna,
un'immagine
umiliata
fantasia di una bellezza
offesa (svanita),
ambiguità
dello sguardo
fuggente,
desiderio
che non si accontenta
della vita degli altri.

 

1982

 

*

 

Anorexia

 

Dieci giorni,
solo eroina,

lunghi sogni
stesa sul divano
nel mio sacco di preziose ossa
poi mi guardo
spettrale specchio
guardo
che giorno è
che ora è
è luglio, luglio di sempre
l'estate fila (filtra) abbacinante tra le fessure delle serrande
e ho dormito per secoli
in un abisso immaginifico
mentre voi vivevate intorno
ignari
e oggi la casa è vuota
raccolgo il mio adorato
scheletro
lieve come una piuma ed elastico
nei pantaloni neri
vestita di nero
come un segno di cattivo potere.


Venti giorni
solo pasticche
acqua, gocce,
purganti,
solo girare di notte
solo polveri
e una forza disumana
dei nervi
che scatta potente
come una molla
e fa correre, bruciare
rincorrere
tutto l'effimero della città-giocattolo
tutto ciò che mi svuota

 

finché la vita sento
più forte nel corpo flebile
elastico come un giunco
fino come un filo d'erba.

 

1981

 

[ Poesie tratte da Il libro dell'oppio, puntoacapo Editrice, postfazione di Mauro Ferrari ]

 

 

 


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