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Beat Generation: Non solo sogni americani

Argomento: Letteratura

di Nadia Mozflower
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Pubblicato il 27/06/2011 13:24:39

Dal periodico letterario Atlantide
Anno IV - n°16
Estate 2004

"Ho visto le migliori menti della mia generazione distrutte dalla pazzia, morir di fame isteriche e nude strascicarsi per strade negre all’alba in cerca di una pera di furia hipsters testadangelo bramare l’antico spaccia paradisiaco che connette alla dinamo stellare nel meccanismo della notte..."

Così Allen Ginsberg (1926-1997) battezzò la beat generation poetica, con queste strofe ispirate e deliranti. Tratte dal famoso e poi processato libro Urlo (Howl) nel 1956, ha segnato una nuova svolta di pensiero libero verso il futuro, generando fenomeni non solo culturali ma anche sociali.
Questa nuova poesia, basata soprattutto sull’istintività (cut-up), ha ispirato tante generazioni, da ricordare fra tutti il celebre cantautore folk-rock: Bob Dylan. Colui che dichiarò una guerra poetica, contro le guerra del Vietnam e i tanti conflitti socio-politici degli anni ’60 e ’70.
Dopo gli urli degli scrittori e poeti: Walt Withman, Jack London, Hart Crane (quest’ultimo il meno conosciuto e da scoprire), i beatnik riaprirono quel percorso intrapreso da tutti coloro che volevano lasciare dei messaggi importanti e universali nel mondo.

The "Beat" story

Abbiamo lasciato alle spalle un secolo segnato da drammatici eventi: le due Guerre Mondiali e tantissimi "buchi neri", che rimarranno scritti nella Storia dell’Umanità.
La Beat Generation è sorta, spontaneamente, alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Negli Stati Uniti, tutto sembrava andare nel migliore dei modi, ma proprio in quel "tutto" sembrava mancare qualcosa. Una parte della gioventù dell’epoca si accorse della falsa moralità, che di li stava per schiacciarli in un anonimato esistenziale. Una delle tante testimonianze importanti è ripercorsa nel film cult: Gioventù bruciata (Rebel without a cause) nel 1955, interpretato intensamente da James Dean, incarnazione vivente del ragazzo beat.
La società proseguiva il suo cammino senza fermarsi a guardare i veri bisogni delle nuove generazioni. Solo un grido di aiuto, nei deserti (gli emblematici deserti Americani!) dei loro cuori infranti, smosse le onde di una generazione in preda ad un vuoto irrimediabile, per sapere di non essere soli a pensarla in un "certo" modo. Per far rinascere un nuovo linguaggio (sotto l’influenza delle filosofie buddhiste "zen"), una nuova musica (ai ritmi di jazz e be-bop), una piena consapevolezza di se stessi. I beatnik sentivano il bisogno di divulgare senza compromessi un messaggio di libertà.
Allen Ginsberg, William Burroughs, Gregory Corso, Lawrence Ferlinghetti, Diane Di Prima e tantissimi altri, non hanno preteso con le loro parole di cambiare il mondo, ma, almeno, di renderlo migliore interiormente.

On the road: il manifesto di un’eternità dorata

Quando si parla della Beat Generation, tutti ricordano lo scrittore e poeta Jack Kerouac (1922-1969) e il suo celeberrimo romanzo Sulla strada (On the road). Diventato libro di culto, anni dopo la pubblicazione datato 1957. Ancora oggi viene letto da tantissimi giovani, che viaggiano sulle orme di questo libro, con una copia immacolata nello zaino. Appassionati attraversano la mitica Route 66, dell’America di fine anni ‘40 che adesso non esiste quasi più.
Sulla strada è la storia autobiografica di Sal Paradise (Jack Kerouac) e Dean Moriarty (Neal Cassady). Due giovani che s’incontrano per caso e che subito diventano amici inseparabili. Vivono i sogni, gli amori e i viaggi lungo la strada, dall’est all’ovest America, che non è solo il mito che immaginiamo. Ma ben altro.
Tutto il romanzo è profuso di musica jazz e scritto al ritmo incalzante del be bop.
Il viaggio è una meta con strade infinite, agli occhi di Sal (Kerouac) e Dean (Cassady). Una risposta alle loro anime desiderose di nuove emozioni. Un motivo in più per capire se stessi, attraverso il viaggio impetuoso della vita.
Non è solo un modo per fuggire dalla stabilità quotidiana, ma un modo intenso per scoprire nuove realtà interiori. Superando limiti, segnati da chi li aveva preceduti. Spezzando una catena fatta di pieni silenzi e ipocrisie inutili.

Neal Cassidy: la chiave che apre alla Beat Generation

Neal Cassady (1926-1968) è colui che ha dato un motivo in più all’esistenza di questo movimento. Ha ispirato non solo Kerouac per i personaggi dei suoi tanti romanzi, ma anche Allen Ginsberg nei suoi versi, in particolare l’Elegia per Neal Cassady:

"Ok Neal
Spirito etereo
brillante come l’aria che si muove
azzurro come l’alba cittadina
felice come la luce
espressa dal Giorno
sui nuovi edifici della città..."

Inarrestabile, pieno di adrenalina, raggiante come un sole in pieno inverno, Neal Cassady ha rappresentato una figura inimitabile.
Verrà ricordato per l’unico romanzo autobiografico I vagabondi (The first third) uscito postumo nel 1971, e le lunghissime lettere: famosi fiumi in tormenta, piene di idee e di spunti creativi:

Le teorie folli e sincere di Neal Cassady

"Ho sempre sostenuto che quando uno scrive dovrebbe dimenticare tutte le regole, gli stili letterari e altre vanità come parole lunghe, le frasi altisonanti…
Credo che uno debba piuttosto scrivere il più possibile come se fosse il primo uomo del mondo e stesse umilmente e sinceramente mettendo su carta quello che ha visto e sperimentato e amato e perduto, quali erano i pensieri passeggeri e le sue pene e i suoi desideri".

La Beat Generation rimarrà per sempre nella storia della cultura mondiale, come un’epopea di battuti ma sempre beati.

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