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Il ritorno di Micòl

di Nadia Mozflower
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Pubblicato il 30/12/2013 22:08:43

“…l’amore – così se lo immaginava lei – era roba per
gente decisa a sopraffarsi a vicenda: uno sport crudele, feroce… E noi?
Stupidamente onesti entrambi, uguali in tutto per tutto come due gocce d’acqua (e gli uguali non si combattono, credi a me!), avremmo mai potuto sopraffarci l’un l’altro, noi?”
(Il giardino dei Finzi Contini – Giorgio Bassani)



Questa storia inizia dove tutto sembrava esser finito.
Durante la seconda guerra mondiale Micòl, giovane donna ebrea, venne portata con la sua famiglia incontro ad un destino che sembrava essere scritto dalla morte. E si può immaginare come...
Ma in un giorno di tantissimi anni dopo, qualcuno che credeva nell'esistenza dell'amore che non ha limite di tempo e di spazio, riportò alla vita quel "giardino" che abbiamo dentro di noi fin dall'infanzia.
Quel giardino dove correre non stanca, dove sognare non sfinisce e dove amare non c'è fine.
Le leggi razziali che Mussolini fece applicare nel 1938 contro le persone di religione ebraica, furono tutto ad un tratto cancellate perchè venne arrestato in tempo e l'Italia evitò così le conseguenze della guerra e si alleò con gli Stati Uniti e con altre nazioni, riuscendo a sventare la follia hitleriana.
Giorgio, anch'egli ebreo, potè così andare al giardino della famiglia Finzi Contini senza quei problemi che erano sorti dopo certi eventi politici.
Ciò che avviene nella società ripercuote su tutto. Le tensioni date da una possibile guerra rende di certo più insicuro lo stato d’animo della gente. La guerra è la contraddizione della civiltà umana. E la vita in questo mondo sa essere contraddittoria.
Le partite di tennis che Giorgio faceva nel giardino dei fratelli Alberto e Micòl Finzi Contini, continuarono senza sosta. Sarebbero potuti tornare nel circolo del tennis della città, ma il giardino diventò un vero e proprio ritrovo di amici.
Alberto guarì da un male che pareva incurabile. Sembrava che l'abolizione delle leggi razziali lo avessero fatto reagire contro la sua malattia. E sembrò più fiducioso verso gli altri e la vita. Non sembrava più estraneo a quel mondo che tanto vedeva prima da lontano.
Il tempo passava e Giorgio vedeva la sua amicizia per Micòl trasformarsi in qualcosa di grande ed inafferrabile. Quando prendeva la sua bicicletta e attraversava Ferrara, il suo cuore era ricolmo d'amore. Ogni cosa aveva più colore e più profumo. Lui tornava da lei come quando da bambino andava a scuola e imparava cose nuove. Micòl era il suo specchio e l'un l'altro avevano imparato a guardarsi dentro senza più averne paura come una volta.
Si presentò un dicembre insolito, meno freddo degli altri anni, e i fratelli Finzi Contini organizzarono una festa di Capodanno nella loro sontuosa villa. Invitarono Giorgio e tutti gli altri amici. E Giampiero Malnate fu invitato? Si, ma non si sapeva se sarebbe venuto. Giampiero, l'opposto di Giorgio, era tornato a Milano per lavoro, la sua relazione con Micòl si era offuscata.
La neve non cadde in quei giorni natalizi, però lo stesso si sentì l'aria di festa. Ferrara splendeva di sera tra le luci e la gente passeggiava tranquilla per Corso Ercole I d'Este, dopo aver vissuto per anni un'aria fredda dovuta al Fascismo. Gli italiani si accorsero che con Mussolini non tutto era oro quello che luccicava.
Giorgio era più pieno di speranze e Micòl sembrava essere guarita dalla malinconia. Ormai per lei il passato era stato solo un triste ricordo, e non rimpianse più nulla. Lei era legata al sensibilissimo e timido Giorgio da un bene profondo. E lo amava profondamente. Però ancora tra una chiacchierata e l'altra il loro amore non si esprimeva.
Giunse il 31 dicembre e i preparativi per la festa nella villa Finzi Contini furono conclusi. Micòl si svegliò raggiante come il sole che caldo attraversava la finestra di camera sua. I suoi genitori partirono presto per Venezia e raggiunsero i loro parenti per festeggiare l'arrivo del nuovo anno. Alberto preparò tutti i suoi dischi per la serata. E Giorgio passò quelle ultime ore dell'anno pensando a come sarebbe stato bello poter abbracciare a mezzanotte Micòl.
Alle 20 Giorgio arrivò nella villa, e i fratelli Finzi Contini erano eleganti e bellissimi. Micòl lo accolse sorridente e gli occhi di lui brillarono di gioia vedendola. Arrivarono poco dopo tutti gli altri e cenarono nella sala più grande della casa. La cena fu deliziosa e poi andarono nel giardino a giocare un pò a tennis, anche se tutti eran vestiti eleganti.
Nell'atmosfera c'era una serenità che sembrava essere sparita fino a pochi mesi prima, c'era la pienezza della vita che riempiva quei giovani tra un bicchiere e l'altro di vino. Giorgio vedeva Micòl parlare con le amiche e la osservava come si osserva un'opera d'arte. Avrebbe voluto stringerla subito.
Dal grammofono di Alberto uscirono per tutta le serata note romantiche e allegre. Mancava qualche ora alla mezzanotte e tutti quanti preparono tutto l'occorente per brindare. Giorgio era seduto e guardava Micòl parlar con suo fratello. Ammirava entrambi. Tra lui e loro le differenze sociali non esistevano, anche se per le convenzioni si.
L'orologio diceva che mancavan 10 minuti e tutti si ritrovarono dentro il salone, dove nell'800 si tenevano dei balli. L'aria antica di quella casa rendeva tutto più particolare. Alberto prese con sè una bottiglia di champagne e appena scoccò la mezzanotte la stappò e tutti esultarono e brindarono. Giorgio si accorse che Micòl era vicina a lui e l'abbracciò subito come se non avesse avuto mai modo di stringerla a sè e fu così forte il loro abbraccio che il tempo sembrava che si era fermato.
Continuò la festa e Giorgio si ritrovò solo e andò nel giardino. Mentre camminò vide Micòl spuntar dal buio e la riabbracciò di nuovo. Lui durante la serata aveva bevuto parecchio e gli fu d'aiuto. Lei lo guardò teneramente e lo strinse. Giorgio in quel momento si sentì libero. Non c'erano parole che potevano bloccarlo e non c'era altro che poteva ostacolarlo. Le diede un bacio sulla sua spalla nuda scoperta da un vestito nero e ne assaporò tutto il suo profumo. E poi d'improvviso le sfiorò le labbra con un bacio soffice come se volesse baciar anche la sua anima.
Lei stupita lo guardò dentro gli occhi.
Tutto ad un tratto lei si voltò e tornò dagli altri.
Giorgio era stupefatto da ciò che era accaduto. Rise e pianse. Pensò al passato, a quanto tempo aveva impiegato per mostrare i suoi reali sentimenti. Pensava pure come la loro particolare amicizia li aveva tenuti attaccati e allontanati.
Poco dopo Alberto si avvicinò a lui e chiese che gli succedeva e cominciarono a parlare delle tante cose della vita.
Dopo qualche ora dalla mezzanotte giunse insieme al vento sciroccoso Giampiero Malnate e Micòl guardò Giorgio con un'espressione che lui non seppe interpretare.
Tutti si misero a ballare e Giorgio di nuovo uscì fuori in giardino, sentiva l'aria della casa estranea a lui in quel momento in cui vide Micòl vicina a Giampiero.
Fino a pochi momenti prima Giorgio aveva gioito, e si sentì di nuovo triste come in quei momenti in cui si sentiva solo e smarrito. In fondo, le persone su cui contiamo non sono altro che le nostre bussole.
Fece una passeggiata e da lontano sentiva le note malinconiche di "I'm gettin' sentimental over you" che piaceva tanto a Micòl. Quella musica gli struggeva il cuore come un tempo. Gli ricordò quei momenti in cui lei gli sembrava impossibile da raggiungere.
Il giardino dei Finzi Contini era immenso e ricco di tanti alberi e di tante piante. Micòl gli aveva illustrato ogni singola cosa e Giorgio ne era sempre affascinato da quel luogo che apparteneva alla sua speciale amica d'infanzia. E ricordò pure quegli sguardi complici che si scambiavano da piccini in sinagoga durante i riti.
C'era un punto del giardino dove loro due giocavano particolarmente e lui si fermò lì e si sdraiò con gli occhi rivolti al cielo stellato di un inverno mite. Ascoltava il fruscio dell'erba e ne sentiva l'odore. Adorava la natura, si sentiva come cullato da essa in quel momento. Sembrava in procinto di addormentarsi fin quando non fu colto di sorpresa da qualcuno... Ed era lei... Micòl...con i suoi occhi chiari imbronciati che svegliarono subito il dolce e triste Giorgio e gli sorrisero poco dopo.
L'aria si era d’improvviso raffreddata e lei aveva uno scialle di lana bianco come la sua pelle candida, si chinò verso di lui e gli diede la mano per consolarlo, e lui le chiese se era un sogno, e quasi subito dopo le diede un bacio sulla fronte e poi sulla mano, per rendersi conto che lei era reale e viva.
E dopo non si sa come le loro labbra si unirono e si baciarono intensamente.
L'amore non poteva sopraffarli e dividerli. E si amarono per sempre in quella notte del nuovo anno.

4 gennaio 2010




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