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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

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L’Inferno a portata di mano

Argomento: Cinema

Saggio di Giorgio Mancinelli (Biografia)

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Pubblicato il 08/10/2016 10:48:03

‘L’Inferno a portata di mano’

 

In letteratura e musica:

da Dante Alighieri a Dan Brown, passando per l’Odissea’ (Ulisse) di Omero; ‘La favola di Orfeo’ di Angelo Poliziano; ‘Il maestro e Margherita’ di Michail Bulgakov; all’opera buffa ‘Orfeo all’Inferno’ di Jacques Offenbach; a ‘Orfeo negro’ di Marcél Camus, e tantissimi altri.

 

Nell’arte:

dall’icona ‘Inferno’ di Sandro Botticelli al ‘Giudizio’ di Michelangelo Bunarroti, dal ‘Giudizio’ di Luca Signorelli nel Duomo di Orvieto, a Buonamico Buffalmacco del ‘Trionfo della Morte’ nel Camposanto di Pisa; dallre ‘Costruzioni Infernali’ di Hieronimous Bosch all’anonimo pittore della ‘Danza macabra’ di Clusone, fino a Gustave Doré l’illustratore per eccellenza dell’Inferno dantesco.

 

Al cinema:

da Giuseppe de Liguoro (1911) (muto rimasterizzato, musica composta da Tangerine Dream), passando da ‘La nave di Satana’ di Henry Otto (altro film muto 1924), di Reginald Hazeltine Bassett; a ‘Inferno’ di Dario Argento (1980), musica di Dario Argento e Keith Emerson; da Harry Lachman ‘Dante's Inferno: Abandon All Hope’ (2010) un cortometraggio di Boris Acosta, sulla musica di Aldo De Tata; fino al più recente ‘Inferno’ dal libro di Dan Brown (2016), diretto da Ron Howard (2016), musica di Hans Zimmer.

 

Aspettando 'Inferno'  il nuovo film al cinema.

 

Ce n’è per tutti i gusti e per tutte le possibilità, non economiche intendo, anche se stando ai recenti fatti di cronaca giudiziaria, viene da dubitare che qualcuno potrebbe anche essersi comprato ‘un posto in paradiso’. Personalmente non saprei cosa scegliere. Oggigiorno l’Inferno (dantesco s’intende) sembrerebbe un posticino niente male, indubiamente assai movimentato e alquanto allegro, più del Paradiso, dove mandare a passare le vacanze ai molti indagati per reati vari e ai giudici che li assolvono.

 

Per il momento limitiamoci a visionare il nuovo thriller ‘Inferno’ della coppia Dan Brown / Ron Howard che dal libro passa al film (era scontato) che, come ormai ci hanno abituato (sempre dopo i primi 007) con una buona dose di adrenalina, che dall’8 ottobre ha invaso le sale cinematografiche mondiali, ovviamente partendo da Firenze (e dov’altro se no?) con un grande evento che ha visto l'intero cast del film: Tom Hanks as Robert Langdon, Felicity Jones, Irrfan Khan, Omar Sy, Sidse Babett Knudsen, oltre al regista, Ron Howard, presente al Tetro dell’Opera dove è stato presentato ufficialmente il nuovo film ‘Inferno’.

 

«Se sai dove guardare, Firenze è il paradiso» … con questa frase (ripresa dala cronaca giornaliera) entrata nel nuovo best seller di Dan Brown, ‘Inferno’, offre la chiave per rivisitare la città accanto al professor Robert Lengdon durante la sua ricerca dell’indizio nascosto nella "mappa dell’Inferno" dantesco di Botticelli. Vale certamente la pena munirsi del libro e immergersi nei segreti (presunti tali) della Firenze del Rinascimento.

 

Sinossi del libro: (dal sito ufficiale Mondadori)

 

«Il profilo inconfondibile di Dante che ci guarda dalla copertina è il motore mobile di un thriller che di “infernale” ha molto. Il ritmo, prima di tutto, e poi il simbolismo acceso, e infine la complessità dei personaggi che conducono a un esito raro per i romanzi d’azione: instillare nel lettore il fascino del male, addirittura la sua salvifica necessità. Non è affatto sorprendente che lo studioso di simbologia Robert Langdon sia un esperto di Dante, anzi. È naturale che al poeta fiorentino e alla visionarietà con cui tradusse in forme solenni e oscure la temperie della sua epoca tormentata il professore americano abbia dedicato studi e corsi universitari ad Harvard. E quindi è normale che a Firenze Robert Langdon sia di casa, che il David e piazza della Signoria, il giardino di Boboli e Palazzo Vecchio siano per lui uno sfondo familiare, una costellazione culturale e affettiva ben diversa dal palcoscenico turistico percorso in tutti i sensi di marcia da legioni di visitatori. Ma ora è tutto diverso, non c’è niente di normale, nulla che possa rievocare una dolce abitudine. Questa volta è un incubo e la sua conoscenza della città fin nei labirinti delle stradine, dei corridoi dei palazzi, dei passaggi segreti può aiutarlo a salvarsi la vita.

Il Robert Langdon che si sveglia in una stanza d’ospedale, stordito, sedato, ferito alla testa, gli abiti insanguinati su una sedia, ricorda infatti a stento il proprio nome, non capisce come sia arrivato a Firenze, chi abbia tentato di ucciderlo e perché i suoi inseguitori non sembrino affatto intenzionati a mollare il colpo. Barcollante, la mente invasa da apparizioni mostruose che ricordano la Morte Nera che flagellò l’Europa medievale e simboli criptici connessi alla prima cantica del Divino poema, le labbra capaci di articolare, nel delirio dell’anestetico, soltanto un incongruo “very sorry”, il professore deve scappare. E, aiutato solo dalla giovane dottoressa Sienna Brooks, soccorrevole ma misteriosa come troppe persone e cose intorno a lui, deve scappare da tutti. Comincia una caccia all’uomo in cui schieramenti avversi si potrebbero ritrovare dalla stessa parte, in cui niente è quel che sembra: un’organizzazione chiamata Consortium è ambigua tanto quanto un movimento detto Transumanesimo e uno scienziato come Bertrand Zobrist può elaborare teorie che oscillano tra utopia e aberrazione.

Alla fine di un’avventura che raggiunge momenti di insostenibile tensione, Dan Brown ci rivela come nel nostro mondo la distanza tra il bene e il male sia breve in maniera davvero inquietante, catastrofe e salvezza possano essere questione di punti di vista e anche da una laguna a cielo coperto si possa uscire a riveder le stelle.» (Scusate la lungaggine).

 

Vi avevo avvertiti, ce n’è per tutti, anzi sarebbe meglio dire ‘c’è posto per tutti’, per tutti quelli che come me ne scrivono, per tutti gli altri che ne parlano, per tutti coloro che leggono e anche per tutti quanti visionano il film al cinema. Chi mai l’avrebbe detto che Dante (il pescivendolo/filosofo del mercato sotto casa che vuole sempre parlare di politica) a un certo punto, avrebbe rifilato del pesce surgelato per fresco agli avventori, mandandoli tutti all’Inferno a cagarsi l’anima. Non so voi, ma dal suo punto di vista era ciò che si meritavano tutti quanti, incluso me. Parole sacrosante le sue che sottolineano e accentuano quanto rivelato da Dan Brown alla fine del monumentale romanzo, cioè: «..come nel nostro mondo la distanza tra il bene e il male sia breve in maniera davvero inquietante, catastrofe e salvezza possano essere questione di punti di vista.»

 

All’occorrenza però voglio consigliarvi una chicca da cineamatore: ‘L’inferno’ di Giuseppe de Liguoro, un film muto del 1911, restaurato nel 2004 con le musiche dei Tangerine Dream, e recentemente uscito in DVD. Un capolavoro assoluto, che lascia apprezzare quanto la fotografia in bianconero restituisca ‘nella pochezza degli strumenti dell’epoca’ una ‘illuminata’ versione onirica del testo dantesco, pari quasi a quella di Gustave Doré, lo straordinario illustratore che alla metà dell’Ottocento fece, con le sue esemplari immagini fece comprendere al mondo tutta la potenza e la grandezza intrinseca del testo di Dante.

 

Una ‘buona visione’ dunque per tutti coloro che non ne conoscevano l’esistenza e un ‘buon ascolto’ per quanti rammentano o scoprono per la prima volta i Tangerine Dream, il gruppo musicale tedesco formato nel 1967 da Edgar e Jerome Froese, tra i principali esponenti del krautrock e della musica cosmica, coloro che sono ancora oggi considerati i pionieri ma anche i fautori della musica rock contemporanea.

 

Così si è espresso il portavoce Edgar Froese alla presentazione del film: Berlin July 2004:

«Dante’s Divine Comedy has always inspired me and I realized a life-long ambition by composing the music of the first of my trilogy, l’ Inferno. Interpreting the Dante-trilogy is an immense musical challenge and it’s translation to screen equally momentous. Giuseppe de Liguoro’s film is the only successful version of the epic poem ever made. It is remarkable for it’s timeless lyrical qualities and visualization of Dante’s Hell. Working with film has always played a central role in my life and the discovery of this Italian masterpiece, made nearly 100 years before I composed the music was truly remarkable. The synthesis of the music and the film is not only powerful but beautiful and brings the audience closer to a deeper understanding of one of the most spiritual works ever written.»

 

E così si è espressa la stampa:

«L’Inferno.. is a fascinating relic of pre-First World War signs and wonders. Some of the effects are badly dated, but others have the antique oddness of a magic-lantern show, as carousel of bodies jerkily swivel , rows of legs poke out of a river of filth, and a dragon appears, inexplicably, for a second. Naked bodies twist in suffering, and men in horned devil-suits cackle. To this, Tangerine Dream add momentum and even melodrama, restricting themselves at times to dark, low strings.» (Independent Review by Nick Hasted, March 2004)

 

In disaccordo con Dan Brown posso dire che il romanzo, come al solito, alla fine mi ha lasciato un po’ deluso perché l’accattivante inizio è poi scemato in un aleatorio disinteresse per la trama, quanto invece mi sono lasciato prendere dalla dinamica dell’azione. Ma forse è solo un mio problema di lettore. Sappiamo tutti che un romanzo in qualche modo deve pur finire, e non sempre Dan Brown mi sembra scelga la soluzione migliore. In breve, Dan Brown e Ron Howard per quanto bravi ognuno nel proprio mestiere, nessuno dei due è paragonabile nella costruzione di un  thriller a Ian Fleming tantomeno ad Alfred Hitchcock.

 

Chi invece non si smentisce mai essendo sempre all’altezza delle sue effusioni comiche è il superlativo Totò, anch’egli misuratosi con l’inferno nel film del 1955 diretto da Camillo Mastrocinque. Fu il primo film di Totò diretto da Mastrocinque intitolato ‘Totò all’Inferno’ pensato interamente da Totò, con l’aiuto di bravi sceneggiatori come Lucio Fulci, Vittorio Metz, Gino Mangini, Italo De Tuddo, Francesco Nelli e lo stesso Camillo Mastrocinque; con le musiche composte e dirette dal maestro Pippo Barzizza e un cast d’eccezione: Totò, Antonio Marchi, Mario Castellani, Cri Cri, Maria Frau, Franca Faldini, Galeazzo Benti, Dante Maggio, Mario Pisu, Nerio Bernardi, Ubaldo Lay, Guglielo Inglese, Fulvia Franco, Olga Solbelli …

Così si è espresso Totò:

‘Al mio funerale sarà bello assai perché ci saranno parole, paroloni, elogi, mi scopriranno un grande attore: perché questo è un bellissimo paese, in cui però per venire riconosciuti di qualcosa, bisogna morire' .… per il resto è un ‘Inferno’.

 

Non mi rimane che augurarvi buona visione, con la differenza che all'Inferno con Totò il divertimento è assicurato.


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