Lo stratagemma cordiale del simulare un sorriso
mentre la morte balla nel tuo vestito
e ti tira per le dita
pur di sembrare ben disposto
verso un nuovo interlocutore
che non voglia cacciarti a forza il cuore dal petto
una mano tagliata per inciso
una passeggiata di soppiatto
quel cane mi ha sorriso
hai visto? lo avrei giurato
un fiore perduto sboccia in un vaso ritrovato
una voce nel vento
una luce di striscio ti illumina il volto
parli e t'ascolto come posso
frastornato da pensieri arcobaleno
e ricordi d'altopiano
le stelle illuminano un sentiero
su cui la Luna si affaccia di rado
ad accendere fiammelle
abbiamo visto il tempo passare mano nella mano
segarci le gambe per mantenere sempre un passo di distanza
dai nostri desideri più veloci
cullati come frutti da non cogliere
prima che il mattino l'abbia salutati tutti
ho lasciato che tu mi guardassi morire
cambiare forma ritornare
per essere crocifisso ancora
al ricordo di una vita
segnata da troppi temporali
non sono asciutto ma ho gambe lunghe
buone per la polvere e i sassi di montagna
con la cortesia degli alberi
ci fermeremo all'ombra delle foglie
per assaggiare l'aria con piccoli sorsi
che non abbiano il coraggio
di sfidare la bocca ad un ultimo passaggio
di parole interrotte dalla morsa che ci prende
quando la natura che s'arrende all'ordine della vista
di farsi comprendere tutta ancora una volta
ci incita al silenzio con la frusta
e stiamo zitti per paura che l'eco non ci riporti la nostra voce
ma una domanda su chi siamo veramente
fumo troppo per rispondere
e ho perso il conto delle scuse
scusami amore non ho voglia stanotte
che tu mi faccia del male
con teorie d'oltreoceano
su come sia facile scrollarsi il passato dalle spalle
scendo a valle di corsa
incontro l'orizzonte a metà strada
tra le tue voglie bagnate
che resteranno a bocca asciutta
e la voglia che mi prende di gridare
sono vivo in parti uguali
che temono il confronto del niente col tutto
e allora la voce va dove la porta il vento
come la tua senza ritegno nè paura
che sia svelata a questo piccolo mondo che ci circonda
con la forza dei suoi cieli
senza veli che nascondano altri cieli d'abbracciare
la commozione che mi prende è un vostro regalo
per essere rimasti uguali
lo scarterò domani con gli occhi lucidi
quelli che monto per tutti i giorni
che non sono il mio compleanno
eppure sono nato oggi
che m'hai guardato negli occhi con troppo coraggio
per non provare anche a toccarmi con le tue dita fragili
aghi di pino come al solito si spezzano
scelgo un cammino solitario per cercare l'alba in fondo al mattino
in un tempo che si muove al contrario
senza riposo
mi arrendo a questa forma che prende l'acqua
per aver ragione dello spazio
nuvole gonfiano le vele per coprire distanze
che posso percorrere con lo sguardo da un punto fermo
mi sembra già un miracolo questo
di cui ho bisogno
per non restare immobile troppo a lungo
e continuare a correre incontro
a questo destino bugiardo
che semina tracce senza mostrare mai il suo vero volto
di bambino distratto dalle formiche che siamo
quando smettiamo di crescere
di amare di cercare negli altri quel poco di calore
che possa risvegliarci i sensi
e seminare il panico in questa stagione primordiale dell'essere umano
che merita roghi che arrivino al cielo
a bruciare la casa di dio
per farlo tornare a vivere tra gli uomini
e portare la soma senza battere ciglia
più codardo di una volta
se non fai come dico ti faccio morire
lo dice la puttana al suo capodoglio
dopo aver concordato il prezzo di un politico abbandono
hai capito sei stato tu il primo a tradirmi disse Adamo
dopo aver mangiato la foglia
quanta rabbia mi scorre nelle vene
ecco perchè le taglio per farne uscire un poco
e concimare questa terra che fa finta di capirmi
non lasciandomi nel vuoto
essa stessa sospesa sull'infinito di un perdono
sospirato a voce bassa
non tenendo conto della distanza che la separa
da chi vorrebbe ascoltarlo
rimettere i peccati e mettersi l'anima in pace
prima dell'ultimo volo
quello si straordinario da una Galassia all'altra
senza morire mai
più testardi di un tramonto
che non vuole tornare a casa
anche se è sua madre che lo chiama
per paura che la notte
lo inviti a qualche gioco pericoloso
per la sua età giovane come i nostri respiri di una volta
sono quel fiume sono quel fiume
che non smette di scorrere anche se ci versano rifiuti
con l'ambizione feroce di colmarlo di essi
per specchiarsi e ritrovarsi in un mare di merda
non vi posso perdonare ho troppo da fare
accarezzarli uno alla volta i miei pensieri
prima che me ne scordi messi in fila su una scala
che non porta nel regno dei cieli
ma piuttosto all'abisso di quello che sono
quando mi sporgo e guardo e anche lui mi guarda
a cosa servono gli specchi?
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