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Sampierdarenese Ginnastica

Argomento: Società

di Giuseppe Paolo Mazzarello
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Pubblicato il 28/07/2010 00:05:54

San Pier d’Arena era un uomo dal quale ha preso nome una città. Località viciniore a Genova per via di Ponente. Un tempo da quest’ultima separata dal promontorio di San Benigno, un altro dei Beatissimi, sede di ville al mare e alla campagna. Nel 1891 vi è fondata la ’Sampierdarenese’ per unione di una società Mazziniana e di una ginnastica. La nuova società non può essere solo l’una o l’altra cosa. In quell’anno, la località sta subendo una metamorfosi: da Long Island newyorkese in formato ridotto a Manchester italiana. Solo che, prima della sua metamorfosi industriale, la vera Manchester ospitava magri pascoli o raccolti. Se ammirate alcune opere di pittori inglesi contemporanei, ve ne sono di bellissime, potrete trovare depositi di bitume accanto a ‘factories’ abbandonate ‘in the country’. Finita l’epoca industriale in Europa, la natura riprende il suo posto. Manchester non è Long Island. Se riempite di cemento per l’industria Long Island e, poi, abbandonate gli insediamenti modificate l’ambiente al punto di difficile ritorno. Il mare non funziona come la campagna, anche se l’estensione di verde a New York, e l’attenzione che vi prestano, lasciano aperte le porte a qualche rimboschimento. A San Pier d’Arena, la vegetazione non aveva spazio sufficiente a garantirne il ritorno in epoca futura. Ritorniamo indietro. I Mazziniani costituivano un’élite intellettuale in una terra che aveva prodotto geni plurimi ma isolati. Auspicavano l’istruzione universale e la repubblica in una terra dove l’ignoranza era subita con la stessa rassegnazione con la quale si subiva il re. Nel 1900 a Parigi, Camillo Pavanello si classificò dopo i Francesi quale primo partecipante straniero alle Olimpiadi, nella ginnastica, era della ‘Sampierdarenese’. Dante Gaetano Storace sollevava i pesi per la medesima società, con tutto quel ferro a disposizione, la metallurgia! Fu campione italiano dei pesi massimi ma era più ‘politico’ e cadde in guerra nel 1918. Era Mazziniano e cadde per la corona, questo rientra nelle contraddizioni umane e non sminuisce il valore di nessuno. La sublimazione è sempre utile al progresso e, nella ‘Sampierdarenese’, progressi se ne facevano tanti. Non c’era la dispersione di Internet. Nei giorni festivi, la mattina tutti si ritrovavano e andavano ‘en plein air’ a gareggiare, pranzare e, qualche coppia, avrà avuto occasione d’infrattarsi a fare l’amore. Si partecipava alle gare con lo spirito del gioco che è anche quello migliore per vincerle. In tempi moderni si dovrebbe fare i conti con l’addiction da vittoria che fa perdere le gare. Oggi si compete con lo spirito del ‘gambling’: per questo si gioisce troppo del successo e ci si abbatte eccessivamente nella sconfitta.
Dal 1910 fu aggiunto ‘Comunale’ alla carta d’identità sociale. In Inghilterra sarebbe stato un ‘Parish Club’, Società Municipale, allo stesso modo col quale Oliver Twist era ‘Parish Boy’ orfanello. Essa era ricca d’ideali, povera di soldi, indigente di palestra e spazi. Il Municipio imprestò tutto e staccherà la spina quando non sarà più funzionale ai suoi scopi. La Grande Palestra offrì posti per tutti, campioni e gregari, c’era anche il palcoscenico in uno strepitoso stile Liberty. Essa ricordava il Circo Oklahoma descritto da Kafka in ‘America’. Oreste Capuzzo è il terzo ginnasta al quale nome leghiamo un altro periodo di storia. Un altro nome senza origine locale ma bene innestato nella perseveranza. Fu olimpionico e terminò la carriera per via di un’altra guerra. Oramai c’erano sezioni sociali degli sport più disparati e richiesti, tutti se ne andarono per conto loro, calcio ‘in primis’. Il fascismo provò a mettere qualche gerarca alla presidenza sociale, poi desistette. Un regime che non era stato capace di togliersi dai piedi il re non fu molto considerato dalla ‘Sampierdarenese’. La nostra società aveva fatto a meno dei sovrani. Essa fu un’entità sorprendentemente autonoma, non potendo obiettivamente essere libera. Crebbe insieme alla gente che stava popolando la città e la cultura che sosteneva una sostenne anche l’altra. Quando quella cultura andò in crisi, dagli anni ’70, iniziò un ripiegamento abbastanza dignitoso. Oggi se dite a qualcuno ‘Sono della Sampierdarenese’ vi sentirete rispondere ‘Alla periferia di Quito?’ Quelli di origine Sudamericana, per non parlare di Cinesi e Russi, sono proprio tanti tra i Sampierdarenesi’. Che cosa sappiamo di quello che succederà? Gli autoctoni sono pochi a, insieme con gli altri, possono riservare qualche sorpresa. Questa è attitudine di chi ne pensa tante, più che averne viste tante. Come il generale Kutuzov che, a sentire Tolstoj, disse: ‘La mia testa, buona o cattiva che sia, può fare conto solo su se stessa.’

RINGRAZIAMENTO: al M° Claudio Orengo.
BIBLIOGRAFIA: ‘Società Ginnastica Comunale Sampierdarenese 1891 – 1991 Cento anni di storia, un secolo di sport’ Numero Speciale.


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