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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

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Rita Stanzione

Argomento: Intervista

Testo proposto da LaRecherche.it

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Pubblicato il 21/05/2019 21:09:17

 

L’autrice qui intervistata è Rita Stanzione, terza classificata al Premio letterario “Il Giardino di Babuk – Proust en Italie”, V edizione 2019, nella Sezione A (Poesia) con “Dal lavorio dei tetti”.

 

 

Ciao Rita, come ti presenteresti a chi non ti conosce?

 

Sono una persona pacifica, tendenzialmente introversa ma incline all’ascolto. Al chiasso della vita mondana preferisco luoghi e contesti più intimi e contemplativi. Sono curiosa di conoscenza e scoperta, convinta del bisogno di migliorarsi, senza mai sentirsi a un traguardo ultimo. Portata idealisticamente a fare tanti progetti, mi ritrovo a doverne puntualmente abbandonare una parte. Ma sognare non costa nulla, piuttosto ha effetti benefici sull’umore.

 

 

Sei tra i vincitori del Premio “Il Giardino di Babuk – Proust en Italie”, perché hai partecipato? Che valore hanno per te i premi letterari? Che ruolo hanno nella comunità culturale e artistica italiana?

 

I premi letterari hanno il merito di far conoscere l’opera di un autore che si è distinto, di rendere partecipe un pubblico più o meno ampio di non scriventi e quindi diffondere la cultura della scrittura contemporanea. Per gli autori, così come posso dire dalla mia esperienza, sono occasioni per acquisire il giudizio competente di una giuria scelta e per confrontare il proprio lavoro con quello di altri. Alcuni concorsi offrono l’opportunità della pubblicazione con regolare contratto editoriale, un’ulteriore buona motivazione a mettersi in gioco.

Ma esiste una miriade di concorsi e tra essi, purtroppo, alcuni che finiscono col mercificare valori nati per uno scopo lontano dall’essere commerciale. Bisogna fare attenzione nella scelta, o si rischia di fare esperienze negative anche riguardo a un’ingannevole valutazione delle opere. Al premio “Il Giardino di Babuk – Proust en Italie” ho partecipato perché lo ritengo degno di attenzione, grazie al pregevole lavoro della redazione de LaRecherche.it nella gestione del sito e delle iniziative atte a diffondere la scrittura.

 

 

Quali sono gli autori e i testi sui quali ti sei formato e ti formi, che hanno influenzato e influenzano la tua scrittura?

 

Non so se sia stata o sia influenzata da qualche autore in particolare. Forse da tutte le letture e da nessuna. Penso a tanto tempo fa, ai libri di Oscar Wilde ed Edgar Allan Poe. Ricordo l’incanto provato per Gabriel Garcia Marquez: Cent’anni di solitudine è un capolavoro di bellezza che solleva dalla realtà e fa capire che un libro a volte è meglio di un viaggio. Leggevo affascinata Pirandello, Calvino, Proust, Tolkien; ammirata Elsa Morante, Marguerite Duras, Virginia Woolf; preda dell’inquietudine in Kafka, affascinata da Dostoevskij, Tolstoj, Kundera, Oliver Sacks. Tra i poeti che prediligevo, mi vengono in mente Prevért, Baudelaire, Neruda, García Lorca, Ungaretti, Montale. Col tempo ho conosciuto meglio e apprezzato altri grandi. Per citarne alcuni: Emily Dickinson, Nazim Hikmet, Ghiannis Ritsos, Ada Negri, Sylvia Plath, Wislawa Szymborska, Marguerite Yourcenar e anche poetesse arabe contemporanee, la cui poesia è viva e coraggiosa. L’elenco delle letture continuerebbe a lungo, ed è in evoluzione.

 

 

Secondo te quale “utilità” e quale ruolo ha lo scrittore nella società attuale?

 

La scrittura è conoscenza tramite il linguaggio, la sua funzione è percepire il visibile e l’invisibile, riflettere e portare a riflettere, cercando il senso di ciò che accade dentro di noi e intorno. La cosiddetta “alterità” dello scrittore, e in particolare del poeta, è apparenza: il modo di raccontare fenomeni ed eventi può sembrare talvolta, e in alcune scelte espressive, astruso e scollegato dalla realtà, ma non è così. Il contatto con la realtà non può che essere radicato. È la sua elaborazione che, per fortuna, si presenta tanto diversificata nelle voci degli autori. L’utilità della scrittura può essere paragonata a quella di una finestra: l’apriamo e ci lasciamo illuminare. Non che essa sia la soluzione a ogni dramma umano, ma, come ogni arte, aiuta la consapevolezza, può portare ad apprezzare la bellezza e di contro a ribellarsi e protestare contro insidie e brutture.

 

 

Come hai iniziato a scrivere e perché? Ci tratteggi la tua storia di scrittore, breve o lunga che sia? Gli incontri importanti, le tue eventuali pubblicazioni.

 

Ho iniziato a scrivere, senza averne in precedenza precisa intenzione, in tempi relativamente recenti. Si è trattato di un momento in cui sentivo il bisogno di raccogliere e conservare immagini nitide e forti dettate da un ricordo familiare. Poi ho continuato, senza interruzione, variando temi, percorsi, esperienze. Ho conosciuto, ricordo, una poetessa che mi ha proposto di scrivere a tema: io e lei, per poi leggerci a vicenda e cercare di fare un’analisi dei testi, eventualmente suggerirci revisioni e rielaborazioni. È stato un lavoro costruttivo, ma ancora di più con altre conoscenze in seguito, singole o nell’ambito di laboratori più o meno occasionali.

Molte mie poesie sono pubblicate in riviste e siti di letteratura nazionali e internazionali (tradotte in altre lingue). Dal 2016 collaboro con il Movimento letterario UniDiversità di Bologna, quale autrice della Collana viola e poesie per la rivista bimestrale Quaderni.
Ho all’attivo diverse pubblicazioni, raccolte di poesie. Del 2012 L’inchiostro è un fermento di macchie in cerca d’asilo Libreria Editrice Urso, Spazio del sognare liquido ed. Rupe Mutevole collana Heroides, Versi ri-versi Carta e Penna editore, Per non sentire freddo ebook Editrice gds Diffusione Autori. Del 2013 È a chiazze la mia bella stagione Libreria Editrice Urso.

Del 2016 In cerca di noi Collana Viola dell’Associazione Culturale UniDiversità. Del 2017 Canti di carta Fara Editore, Di ogni sfumatura Libreria Editrice Urso, Grammi di ciglia e luminescenze 60 Haiku, Vitale Edizioni.

 

 

Come avviene per te il processo creativo?

 

L’elaborazione di una poesia per me avviene quasi sempre con l’idea dell’incipit, prendendo spunto da un fatto, un’immagine, una persona, un’evocazione. Dopo la parte immediatamente acquisita, sviluppo l’intero testo. Mi piace scandagliare oltre le superfici, dare luce a un dettaglio, sconfinare nella fantasia. Se l’atmosfera è quella giusta, ci provo.  Mi sono abituata a scrivere in ogni situazione e periodo del giorno, (ovviamente fatta eccezione per il tempo del lavoro): mi estraneo quanto basta dall’ambiente, anche a singhiozzi, per dedicarmi al piacere di scrivere.

 

 

Quali sono gli obiettivi che ti prefiggi con la tua scrittura?

 

Non ho obiettivi fissi. So che vorrei continuare a spaziare dal diletto al messaggio sociale, dalla celebrazione della natura all’esternazione di pulsioni interiori, dalla dedica particolare all’interpretazione di un’opera pittorica o fotografica.

 

 

Secondo il tuo punto di vista, o anche secondo quello di altri, che cos’ha di caratteristico la tua scrittura, rispetto a quella dei tuoi contemporanei?

 

Non saprei, credo che tocchi agli altri esprimersi a riguardo. Una volta, ricordo, mi è stato detto che dipingo quadri surreali eppure realizzabili. Sarà vero? A ogni modo, sono ancora grata all’autore di questo giudizio.

 

 

Si dice che ogni scrittore abbia le sue “ossessioni”, temi intorno ai quali scriverà per tutta la vita, quali sono le tue? Nel corso degli anni hai notato una evoluzione nella tua scrittura?

 

Ossessione per me è il tempo cronologico che non si lascia modellare alle necessità, con la conseguente dissolvenza degli attimi preziosi vissuti. Un sogno sarebbe addomesticarlo al tempo interiore, farne una scultura che non si lasci scalfire dal gelo o dall’arsura. Forse è stata proprio tale ossessione una delle spinte a farmi intraprendere la strada della poesia. All’inizio scrivevo più di getto e affidandomi alla spontaneità delle percezioni. Man mano negli anni ho maturato una cura maggiore per la singola parola, l’adozione di qualche nuova figura di suono e l’interesse per la metrica, che comunque non sempre sento vincolante per la musicalità.

 

 

Hai partecipato al Premio Babuk nella sezione Poesia, scrivi anche in prosa? Se no, pensi che proverai?

 

Ho scritto in prosa pochi racconti brevi o brevissimi, alcuni di essi sono già pubblicati nel sito LaRecherche.it. Trovo stimolante il campo della prosa, il riuscire a raccontare in maniera avvincente, a trasportare il lettore e insinuare in lui curiosità. Vorrei poter continuare questa esperienza, pur se in maniera sporadica. Di recente ho partecipato, in più fasi di accorpamento, alla stesura di un romanzo collettivo su un tema dato, ancora in fase di redazione e in uscita probabilmente nel luglio prossimo.

 

 

Quanto della tua terra di origine vive nella tua scrittura?

 

La terra d’origine non è molto presente nella mia scrittura. Di tanto in tanto sì, in maniera più che altro indiretta, quando ad esempio il mare o qualche altura mi evocano sensazioni di reciproca appartenenza che traduco secondo l’umore del momento.

 

 

Qual è il rapporto tra immaginazione e realtà? Lo scrittore si trova a cavallo di due mondi?

 

L’immaginazione e la realtà spesso si intersecano nella scrittura. Lo scrittore si fa influenzare da entrambe e dà al risultato la sua impronta, la motivazione individuale che lo caratterizza.

 

 

Chi sono i tuoi lettori? Che rapporto hai con loro?

 

Mi piace pensare (molte volte è così) che i miei lettori siano persone che, come me, vorrebbero afferrare l’istante, fissare il pensiero. Sentimenti, ricordi, osservazioni, immagini e visioni altrimenti perduti in posti lontani. Sono sensibile al giudizio dei lettori, in particolar modo se si tratta di persone che riscuotono la mia stima, compresi altri autori. Con loro ho interessanti scambi e condivisioni, direi che si tratta di supporto e complementarietà.

 

 

“Ogni lettore, quando legge, legge sé stesso. L’opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in sé stesso”. Che cosa pensi di questa frase di Marcel Proust, tratta da “Il tempo ritrovato”?

 

Sono pienamente d’accordo col pensiero espresso da Proust. Immagino sempre che la poesia possa concedere un margine d’immaginazione, come un’ombra o rigo bianco, prendere strade diverse a seconda del lettore, finire in atmosfere che forse non erano palesi nella mente dell’autore. Ciò non mi dispiace, sempre che le suddette atmosfere non si allontanino troppo dall’intento originario del testo.

 

 

Quali sono gli indicatori che utilizzi nel valutare, se così ci è permesso dire, un testo? Quali sono, a tuo avviso, le caratteristiche di una buona scrittura? Hai mai fatto interventi critici, hai scritto recensioni di opere di altri autori?

 

Per me la poesia è sonorità capace di trasmettere suggestioni, eventi emotivi, sfioramenti e attraversamenti sul piano della realtà o su quello della fantasia: un respiro urlante a cui si affida un messaggio. Richiede buona conoscenza e uso della lingua, delle figure di significato e suono. Dovrebbe realizzare un ritmo che la distingua dalla prosa. Laddove gli elementi formali sono ridotti al minimo, deve avere qualche proprietà di toni e immagini a cui si possano attribuire enfasi e originalità, un simbolismo nel verso libero tale da realizzare la corrispondenza poetica tra forma e significato.

Ho scritto valutazioni e recensioni di opere di altri autori, facendo parte della giuria in un premio letterario nazionale, lo scorso anno.

 

 

In relazione alla tua scrittura, qual è la critica più bella che hai ricevuto?

 

Versi stupendi per sottigliezza di pensiero ma soprattutto per contenuti significanti di altissimo pregio, forse la più bella critica è questa, di cui riporto uno stralcio. Ricordo anche Autrice che sa dosare la parola come pochi e La tua poesia resterà come musica eterna. Rileggendoli, non saprei dire quale mi emoziona di più.

 

 

C’è una critica “negativa” che ti ha spronato a fare meglio, a modificare qualcosa nella tua scrittura al fine di “migliorare”?

 

Una critica negativa (anche più di una) la ricordo, riferita a una poesia del mio primo periodo, a proposito dell’opportunità di limare il testo, eliminando il sovrappiù di aggettivi. È stata ben accetta, ne ho tratto spunto di riflessione.

 

 

A cosa stai lavorando? C’è qualche tua pubblicazione in arrivo?

Per ora mi sto dedicando alla libera ispirazione, in attesa di ordinare le idee anche per una possibile pubblicazione - chissà? - ma non ancora in programma.

 

 

Quali altre passioni coltivi, oltre la scrittura?

 

Lettura, cinema, arte, musica, da fruitrice. Mi piace la cucina, ma non sempre mi ci dedico con la fantasia che vorrei. Mi piacciono le piante da giardino e da appartamento, solo che da un po’ ho delegato mia madre alla loro cura, non trovando tempo a sufficienza. Conservare fiori secchi, quello sì, riesco a farlo di persona.

 

 

Hai qualcosa da dire agli autori che pubblicano i loro testi su LaRecherche.it? Che cosa pensi, più in generale, della libera scrittura in rete e dell’editoria elettronica?

 

Penso che pubblicare e leggere testi su LaRecherche.it o su altri siti letterari sia una grande risorsa, occasione di conoscenza e scambio. Forse la facile reperibilità di poesie e racconti in rete penalizza la vendita e la diffusione del cartaceo, ma credo che gli appassionati della scrittura non rinuncino a visitare le librerie o almeno ad acquistare opere in formato elettronico, che hanno il vantaggio di occupare uno spazio praticamente nullo, trasportabili senza difficoltà. Personalmente, però, preferisco leggere su carta, percepire addirittura che un libro trattenga qualche traccia di me.

 

 

Vuoi aggiungere qualcosa? C’è una domanda che non ti hanno mai posto e alla quale vorresti invece dare una risposta?

 

Aggiungo un sentito Grazie a tutti i lettori e poeti che mi hanno sostenuta e incoraggiata a continuare nel percorso di autrice. A chi mi offre, consapevole o meno, spunti per creare. Non ultimo, agli organizzatori e alla giuria del premio che mi ha dato questo riconoscimento.

Non so quale domanda scegliere dopo tutte queste, che trovo esaustive. Allora, la prima che mi viene: “Qual è un tuo segreto desiderio?”. Darei risposta a me stessa.

 

 

Grazie.

 

Grazie a tutti voi.

 


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