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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

Epitaffio

di Juan Gelman 

Proposta di Loredana Savelli »

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Pubblicato il 16/01/2014 15:17:40

Un uccello viveva in me.
Un fiore viaggiava nel mio sangue.
Il mio cuore era un violino.
Amai a volte, altre no. Qualche volta
fui amato. Anche a me
rallegravano: la primavera,
la mano nella mano, ciò che è felice.
Dico che l'uomo deve esserlo!
(Qui giace un uccello.
Un fiore.
Un violino).


 

 

Juan Gelman. Nato a Buenos Aires da una coppia di immigrati ebrei ucraini, lascia gli studi universitari e si dedica completamente alla poesia. Nel 1955 fonda il gruppo di poesia El pan duro, costituito da giovani militanti comunisti, collettivo che nel 1956 pubblica il suo primo libro Violín y otras cuestiones. Nel 1963, durante la dittatura di José María Guido, è incarcerato insieme ad altri scrittori comunisti. Liberato, in seguito alle vibrate proteste del mondo politico e intellettuale, abbandona il Partito Comunista argentino e si avvicina ai movimenti peronisti-guevaristi (Fuerzas Armadas Revolucionarias).

A partire dal 1967 inizia la sua attività di giornalista per varie riviste nazionali e internazionali. Nel 1975 per decisione del suo stesso gruppo politico abbandona l'Argentina, per poter proseguire dall'estero l'attivitá di opposizione alle politiche repressive già in atto nel paese, rifugiandosi prima a Roma e poi spostandosi tra GinevraMadridManaguaParigiNew York per stabilirsi infine inMessico. Nel frattempo, in seguito al colpo di Stato militare del 1976, che andava sotto il sinistro nome di Proceso de Reorganización Nacional il regime militare argentino sequestra e uccide suo figlio Marcelo Ariel e sua nuora Maria Claudia García Iruretagoyena, genitori di una bimba nata in carcere e della quale si perde ogni traccia.

Grazie all'intervento di vari capi di Stato, la cui protesta è pubblicata su Le Monde, e alle reazioni dei tanti intellettuali, nel 1988 Gelman viene sollevato da ogni pendenza giudiziaria per la sua militanza di sinistra in seguito all'indulto promulgato dall'allora presidente argentino Carlos Menem. Nel 1990 vengono identificati i resti del figlio Marcelo, ucciso con un colpo alla nuca e sepolto in un bidone riempito di sabbia e cemento. Nel 1999 Gelman ritrova la nipote scomparsa, data in adozione a una famiglia di Montevideo.

Insieme alla nipote, che ha poi ripreso il nome dei suoi veri genitori (Macarena Gelman), ha portato avanti una battaglia civile per il riconoscimento dei diritti giuridici delle famiglie dei "desaparecidos". Negli ultimi anni di vita visse a Città del Messico con la seconda moglie, la psicologa argentina Mara La Madrid, fino alla sua scomparsa avvenuta all'età di 83 anni, il 14 gennaio 2014,  per una mielodisplasia. Nel 2007 gli è stato attribuito il prestigioso Premio Cervantes. Le sue opere sono state tradotte in numerose lingue e pubblicate in tutto il mondo.


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