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Muri off 20 Maggio a Milano

Argomento: Società

Saggio di Giorgio Mancinelli (Biografia)

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Pubblicato il 17/05/2017 06:11:40

‘MURI OFF’ Milano 20 Maggio 2017 - Insieme senza muri.

Non qui, nel ristretto spazio di questa pagina bianca, per quanto ampia possa sembrare, si realizza quello che si può dire il completamento di pensieri fattivi e contingenti, maturati durante e dopo le tante lotte, più o meno necessarie, affrontate per i diritti umani e sociali dei popoli, che si troveranno le ragioni di tanta animosità popolare, tale da scaturire nuove rimostranze e contestazioni ancora ai nostri giorni.
I tempi di relazione richiesti dalla ‘storia’ si sono rivelati fin troppo lunghi e non sono serviti a sanare situazioni di autentica sofferenza sociale per lo più lasciate irrisolte, e che oggi si riaffaciano in tutta la loro pregnanza sulla scena della collettività; che quasi sembra impossibile poter trovare le pur dovute risposte a molte delle domande legittimate dalla necessità di interventi urgenti.

Non è così, le risposte sono spesso intrinseche ai problemi, sono scritte sui ‘muri’ delle città, gridate nelle manifestazioni dei ‘disoccupati’ che chiedono un lavoro; nelle dimostrazioni dei tanti giovani ‘diseredati’ del primario diritto allo studio. Di quanti invocano la libertà di espressione, l’uguaglianza nella diversità, la fraternità fra i popoli.
Nelle grida di tutti coloro che sono contro la violenza delle guerre, che dissentono dall’isolamento e dalla segregazione; contro ogni impedimento del libero pensiero, della libertà di parola, di critica, di espressione, e che chiedono di veder riconosciuta la legittima dignità individuale, l’accesso alla conoscenza, il proprio diritto di essere cittadini del mondo.

Le risposte ci sono, sono nella coscienza e nell’impegno di quanti si adoperano per l’abbattimento dei tanti ‘muri’ che dividono, che ostacolano l’avanzamento della società civile, che chiedono di veder legittimate alcune priorità, come combattere la fame, debellare le epidemie, contrastare le migrazioni forzate, alzare ‘muri’ di contenimento dei flussi migratori.
Rammento una domanda letta su un muro che mi rimbomba ancora nella testa come un martello: “..che cosa mi aspetto nella direzione che non prendo?”, spaventosa nella sua semplicità, al punto che mi ha tenuto impegnato a lungo su quale fosse la risposta da dare. Anche fosse una sola, ho sentito il dovere di trovarla, per me come essere umano e per gli altri come cittadino di una società che pure mi compete.

Una risposta che competesse a tutti, come del resto la domanda era rivolta a tutti, nel far fronte a una necessità che pure suggeriva un nuovo slancio verso la comprensione degli altri, a sostegno di quanti si sentono insicuri, di quanti si sentono smarriti davanti a un ‘muro’ che divide, che ostacola quella ‘libertà’ cui hanno creduto, forse sognato, utopia nella quale ripongono tutte le loro speranze.
Poi è arrivato il suggerimento di imbrattare tutti quei ‘muri’, “scrivendo di sogni, prendere nota del mondo che crea la mente sognante”, ed è stato in quel momento che si è aperta la diga di contenimento del fiume in piena delle emozioni senza parole, delle frustrazioni incontenute, dei capoversi volgarmente subiti, delle tante ipotesi di riscatto che lette e sentite, di quelle promesse mai realizzate.

L’argomento richiede qui un ulteriore approfondimento sul significato di ‘libertà’, considerando in primis la ‘libertà di essere se stessi’ come finalità determinante del riconoscimento degli altri. Verosimilmente con quanti vivono socialmente la libertà nel pieno rispetto delle disuguaglianze, di là dai ‘muri’ di contenimento innalzati per dividere e contrastare la ‘libertà’ per sanare i molti guasti di una democrazia malata.
La Prof era stata chiara nel dirmi di non dover riscrivere la biografia del ‘muro’ in quegli anni, piuttosto mi chiese di inquadrarlo nel contesto critico della società degli anni ottanta, si era nel novembre del 1989, in un confronto interpretativo con l’oggi, a trent’anni di distanza, per un necrologio che certamente non mi competeva.
Ho infine optato per affrontare ambedue le ‘strade’ che mi si prospettavano davanti. In fondo il problema del ‘muro’, sia visto nell’una che nell’altra realtà, lasciava intravedere due diversi livelli di ‘coesistenza’ coi fatti. Come avrebbe suggerito il filosofo (Plotino): ‘disgiunti e legati come lo sono il corpo e l’anima’; da un lato la sua ‘esistenza’ psicologica, dall’altra quella della sua materialità al di fuori del tempo.

Del resto sia l’una che l’altra non si escludevano a vicenda e almeno per quanto riguardava la ‘storia del muro’ l’accordare ad esso un fine, per quanto negativo fosse, non avrei potuto non dispensare all’individuo cosciente quella fiducia nel ‘libero arbitrio’ che gli riconoscevo e che, fino ad allora, mi era sembrato inevitabile come respirare o mangiare.
Ciò malgrado la paura di non farcela, in qualche momento, mi abbia indotto a sentirmi estraneo all’impegno che mi spettava di prendere, a conferma che la mia scelta, in qualche modo, seppure affidandomi alla necessità di volermi mettere alla prova, mi avrebbe collocato di qua o di là del ‘muro’ che avevo difronte. Il rischio era quello di sentirmi in qualche modo esposto a frangenti invisibili e indecifrabili d’una contestazione che saliva in rabbia.

Ben presto i fantasmi di quanti si erano immolati per abbattere il ‘muro’ divennero anche miei e, piuttosto che scacciarli, ho preteso da loro di diventare amici e, un po’ come avviene su face-book, ho fatto appello alla loro disponibilità. Non saprò mai se me l’hanno mai accordata ma, poiché da sempre ritengo che un gesto d’amicizia non lo si neghi a nessuno, ho voluto illudermi che mi abbiano detto sì.
Così, cercando di stabilire con loro una reciprocità superiore di quella che verosimilmente, avevano conferito all’establishment dell’epoca, ho cercato di rispondere ai molti interrogativi, che essi ponevano, ha ambito di diventare qualcuno pur di dimostrare a me stesso e agli altri di avere la stoffa per farcela, che valeva la pena di impegnarsi nel riscatto di quella ‘libertà’ che mi era data per diritto di nascita, seppure il prezzo pagato sarebbe costato caro.

Troppo se, arrivati al dunque, ancora oggi si è costretti a ricominciare a manifestare e a contestare contro l’estabishment, quando le grida dei fantasmi del ‘muro’ gridano ancora per la ‘libertà’, per i diritti e una società più civile. Ciò che mi permette infine di avvalorare il dubbio, che nel frattempo è incorso qualcosa di sbagliato, che in questa affatto democratica società, qualcosa non sia andata come avremmo voluto, cui una ritrovata pace spesso induce.
Il resto è qui, fra queste pagine che con orgoglio sottopongo all’insindacabile giudizio di chi le leggerà, e con le quali ho creduto di completare un quadro tuttavia destinato a rimanere senza cornice, premettendo, con tutta la serenità che mi distingue, di aver lavorato con coscienza nei confronti di quanti hanno combattuto e continueranno a farlo per la verità, affinche sventoli alto il vessillo della ‘libertà’.

MILANO 20 Maggio 2017 Manifestazione 'Insieme senza muri'.

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