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Intona su note stravagate
il mio sortilegio astratto di parole:
ho preso con me
un manto, un canto, la tabacchiera nera,
tanto per colmare la misura dei miei peccati,
in nome d'un pizzico di fuoco
e contemplando un che di fiamma in fondo agli occhi
seppi lo stupore profondo del caso favorevole.
Ah, morirò di questa vita!
[Non ho una dimora e finirei miseramente se già non fossi accolto.]
Il mago soffia
nella conchiglia l'anniversario del ritorno
alla follia del sangue, della razza.
Il fato, momento
per momento celebra il nulla
assoluto dove tutto è
negli arditi tratti delle cifre, privo di importanza.
In corteo con gli unicorni attraverso le porte strette
mi avvicino al regno che lo spirito umano liberamente domina
Aspettami alla vita vera, nel vero essere
del nostro tempo nuovo. Aspettami.
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