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Una goccia di cristallo in bianco e nero
bilica sull'apice dell'agave. Io sono,
questa volta, un menestrello
e canterò al ricordo delle ceneri in armonia:
sui prati di mezz'autunno,
il crepuscolo è una palude vergine
e presto mille carezze solcheranno i sogni
e mille inni estatici al mondo onirico:
sette stelle occhieggiano dal ponte,
trafitte dall'ombra delle promesse.
Rimetterò tutti i tumulti del sangue ribelle e
onorando il mio canto, m'abisserò nel vuoto
del silenzio nel mezzo delle condizioni.
S'è mutato il clima, non so, forse
nell'aspetto del cielo, nei toni
di qualche malinconia o nelle crepe
del mio muro dove la stagione accumula
spore di muschio.
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