Pubblicato il 25/01/2015 21:24:25
Ho speso pianti d'angoscia visto vittime del silenzio giacere come alghe sulle spiagge della memoria, madre, di nessun figlio, figli dei figli, ma di quali fiori (cit.) padre, guardi invano in una pozza di tenebre, saggi coloro che aspettano stolti coloro che digrignano i denti come avide fiere. L'ancora di speme si arrende crolla sotto il peso della miseria, senza pianto saranno i loro occhi senza voce le loro grida, senza onori la loro morte. Fratelli, di un paese che impasta sogni e ipocrisia di speranze che puzzano di vigliaccheria. Fratelli di cosa? Di una terra, di un paese, certo, non di un mondo se figli del mondo dovremmo abbracciare l'esilio come al tempo egli abbracciò noi forte, invece scherniamo e sputiamo su bare di oblio, con la mente addolciamo le ferite infette, col cuore le saliamo con ingordigia. Sull'onda si alzano braccia piangenti e morenti, sullo scoglio si elevano danze gaudenti. La morte, temiamo il trapasso, alziamo le mani all'inevitabile fine certo, la nostra, ma le riponiamo in tasca dinanzi a quelle di chi è morto senza ancora cadere. (cit.) Gerarchie infernali, album "madre tortura", di Richard Benson.
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