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Poemetto ( Stratosphere ).

di Francesco Orciuoli
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Pubblicato il 30/01/2015 11:28:33

Stanza Prima: Preludio_ ( opera per violino )

 

Stanza Seconda: Stratosphere ( parte prima )

 

Stanza Terza: Stratosphere ( parte seconda )

 

Stanza Quarta: Stratosphere ( parte terza )

 

Stanza Quinta: Gran Finale_ ( opera per pianoforte )

 

 

 

Stanza Prima: Preludio_ ( opera per violino )

 

S’adombra

- chino e scosso -

il crepuscolare moto

- andante -

della maestosa

- nordica -

corrente.

 

Idillio di funesto candore

appare all’uomo

che tocca le guance del creatore.

 

Vastità vacua sorprende,

invoca,

scuote,

le tenebre assuefatte all’oblio.

 

Si contempla l’australe corrente

che abbraccia

- soffocante -

la rarefatta stratosfera.

 

 

Stanza Seconda: Stratosphere ( parte prima )

 

Meccanicistiche movenze

- caduche ed inerte -

avvolgono e saturano,

incessantemente,

il terso cielo

d’aurora affrescato.

 

Alle prime luci dell’alba

il gelido vento

carezza la calda corrente del golfo.

 

S’agita l’aria

d’elettrica tensione,

nubi s’accalcano

in squarci angosciosi

di rosa intenso

tra rivoli pallidi d’acerbo sole.

 

Nulla è tralasciato

all’ordine anoressico

della pulsante stratosfera:

statiche,

purpuree nuvole

sottostanti alle gravi nubi,

incrociano gli sguardi,

- burrascosi -

- di millenaria decadenza -

dell’innevate cime montuose.

 

E s’agitano i venti,

e si rimescolano le burbere

- antiche -

atmosferiche pressioni:

tutto è instabile

- continuo -

ammassarsi d’infinito

stupore mattutino;

tutto appare,

nella sua silenziosa vastità,

come gotica presenza

d’eterna e lasciva

inquietudine dell’animo umano.

 

 

Stanza Terza: Stratosphere ( parte seconda )

 

Echeggianti

- offuscate -

nubi

s’addensano ad ovest

dell’inerte

- possente -

- sconfinata e satura -

cordigliera delle Ande:

elettriche scariche

tuonano e smuovono

l’asettica postura

del cupo cielo che,

sazio di folgori

- assetato di languidi specchi di ghiaccio -

si dissolve nell’incerta vacuità

del crepuscolare moto meccanico

- incedente e pulsante -

della rarefatta

- condensata -

atmosfera.

 

Si suicida,

il vento,

nelle mere ed incostanti

pulsazioni

- oniriche -

della roccia

- innevata -

che accoglie il fiato ultimo suo

di vuoto e vacante ossigeno.

 

A sud-est dei nembi

- infausti e cadenzati -

s’apre la puerile quiete

- squarciata ed urlante -

dell’asmatico firmamento:

muta è la coda

che s’allontana verso l’oceano

in straziante ed aberrante

prosecuzione di tempesta.

 

Il cielo ora sgombro,

nel logorio atomico

della piangente stratosfera,

osserva la magnificenza del creato

- in stato primordiale -

come ingranaggio etereo

di grazia e splendore notturno.

 

Angosciante

- stupendo -

Lume

s’accende in lontananza,

sconfinando nell’oscura

bellezza dell’universo,

attraendo l’infinito

con lasciva premura

di benevolenza caustica:

è la Luna

- astro argenteo -

che appare e sconvolge

le naturali forze

con la sua grande mole

ed il suo penetrare orgasmico

nella stratosfera apatica della Terra.

 

Crateri lasciano ombre

sul polveroso suolo,

bagliori d’oscura presenza

velano il sinistro lato suo,

e con mera introspezione

rilassa la china impavida

dipingendo tela

d’onnipresente marea ascendente;

assordante silenzio

- prepotentemente -

s’instaura nella cavità

opprimente del pensiero:

l’uomo non esiste perché

granello lunare

intrappolato nello specchio

- scheggiato -

della struggente impressione

che egli ha di se stesso.

 

E la Luna bacia

- azzittendo -

le labbra dell’universo attonito.

 

 

Stanza Quarta: Stratosphere ( parte terza )

 

Considerazioni

- di chiarori serali -

tormentano la mente

nella sua sporadica comprensione del vuoto;

esistenza latente

- paradigma di mera cognizione dell’Io -

puerile trasposizione del cantico kantiano

su tenue accordo di fichtiana armonia.

 

Trascende l’estasi antropomorfa

lo spazio immemore di vastità infinità:

la glaciale corrente che polverizza

i granulosi sistemi nervosi dell’Uomo

- spastico -

- angustiato -

ridotto ad Essere di paglia

incurvato ad osservare la vacuità

del moto ellittico di Lucifer:

con Milton si compie

l’arguta interpretazione

dell’astro dorato

a scopo di silenziosa immanenza.

 

 

Stanza Quinta: Gran Finale_ ( opera per pianoforte )

 

Da un fiume in piena

siamo sottratti

al nostro luogo d’origine,

portati via da un impulso

- eterogeneo -

- arcaico -

sconvolgente;

e dolcemente ci accovacciamo

sul terriccio dell’umanità,

- spoglia -

in attesa d’un angelo,

in attesa d’un mattino che sia meno oscuro.

 

Lievi sospiri ci avvolgono,

liberi sussulti del cuore morente,

angoscianti,

sì benevoli sorrisi

ci fanno compagnia nell’immenso

d’una vallata nebbiosa.

 

 

Esistenza e Morte.

 


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