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di Regina Buono
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Pubblicato il 23/01/2017 19:20:57

Nuvole nere iniziavano a riempire il cielo, si prevedeva un temporale. Tutto intorno taceva, il momento dei saluti è sempre il più difficile. Iniziavo a sperare che il volo venisse rimandato di qualche giorno o posticipato di qualche ora, dopo la bellissima esperienza non sapevo  se volevo  davvero lasciare il mio amico Pedro. Mi abbracciava forte ed i suoi occhi "arrosivano". Mi invitava a ritornare l'estate prossima o quanto prima possibile. << Si possono stringere legami cosi forti in cosi poco tempo!>> pensavo tra me e me. Barcellona era un sogno, città dai mille colori, piena di calore,difficile paragonarla alla mia Dusseldorf, troppo gelida al confronto. Quell'abbraccio riportava alla bocca il gusto della paella, i ricordi assalivano la mia mente, flashbacks continui <<Nos vemos pronto!>> mi ripeteva mostrando sfacciato un sorriso grande quanto una casa.

Mi giro verso i miei compagni, sorridiamo, fisso "La Sagrada Familia" impressa sul magnete comprato nel negozio più vicino; stringo tra le mani come se fosse un gioiello costoso, il maglione ricamato dalla gentile madre di Pedro su misura per me. <<Dopo una settimana a maniche corte non sono pronto a vestirmi di nuovo da eschimese anche in piena primavera>> pensavo in silenzio. Il nostro volo sarebbe partito a breve ed io immerso nei miei pensieri salutavo Pedro con un <<Adios>> dal tono troppo "tedesco".

Io e i miei compagni ridevamo e scherzavamo, nel frattempo ero alla ricerca del passaporto, ignaro di averlo dimenticato a casa della famiglia spagnola. Allarmato guardai Pedro che immediatamente prese il cellulare, chiamò la madre e le chiese di cercarlo. Subito ricevetti la conferma che il passaporto si trovava li e Pedro mi avvertì me lo avrebbero portato loro di persona. Il professore si avvicinò e con tono alquanto alterato mi disse: <<Johann, sei il solito sbadato, ora rischiamo di perdere l'aereo, contento?>> Trattengo il mio si sfacciato, avrei voluto dirgli che tanto stavo cosi bene lì ed intanto pensavo che qualcosa volesse tenermi incollato a quella terra.

Una piacevole sensazione mi assalì. -10 minuti

Ecco la macchina rossa sfrecciare verso l'aeroporto, mi affaccio al finestrino e la signora dolcemente mi porge il passaporto salutandomi con un allegro << Vaya con Diòs>>. Ora tutti, professori compresi, mi fissavano, impazienti di partire. Dopotutto, un viaggio è anche stancante. Pedro e gli alti ragazzi spagnoli aspettano che saliamo. Pochi minuti e non saremmo saliti! Rivolsi un ultimo sorriso di ringraziamento alla famiglia di Pedro. Non riuscivo a non pensare a quanto bene fossi stato, a come mi fossi sentito a casa, oramai avevo una seconda famiglia.

Il "tedesco" che è in me non mi concesse una lacrima vera e propria ma una strana angoscia mi pervadeva fino al momento in cui mi sedetti sulla scomoda poltrona dell'aereo. Mentre aspettavo il decollo, accesi il cellulare e feci scorrere le foto, mi fermai qualche secondo su una in particolare in cui c'ero io, mio fratello ed i miei genitori. Infondo mi mancavano e sapevo che mi stavano aspettando. Feci una breve telefonata in modo che nelle ore succesive avrei potuto riposare. Ecco il momento del decollo, calmo l'ansia, la paura c'è sempre! Quasi tutti iniziarono ad addormentarsi, io socchiusi leggermente gli occhi, aspettavo casa per dormire. Le prime 2 ore passarono veloci poi d'un tratto aprii di colpo gli occhi, sentivo delle urla, le voci squillanti erano quelle delle hostess, la voce ruvida quella del pilota supponevo. L'oasi di tranquillità si trasformò in pochi attimi nell'Inferno, che pensavo fosse fatto di fiamme ed oscuritò, invece la maggior parte delle volte è una <<scatola nera>> racchiusa nella mente dell'uomo. Può un uomo, fatto di carne ed ossa, decidere il destino di tutti? << Andreas,apri>> erano le parole che il mio cuore trepidante ascoltava a ripetizione come un giradischi rotto fermo sul pezzo più odioso; quello che non ti va di sentire perchè magari lo hai ascoltato già troppe volte o è del cantante che tu proprio non digerisci e invece rimbomba senza pietà nelle tue orecchie. Il mio pensiero volò a Pedro, volevo chiamarlo e dirgli che ero prigioniero di uno squilibrato che aveva deciso che nessuno doveva far ritorno alle proprie case; avrei voluto poter entrare nella cabina di pilotaggio e calmare il co-pilota, dirgli che non aveva il diritto di decidere anche per noi. Quei sorrisi ingenui sui nostri volti si tramutarono in lacrime esasperate, riluttanti verso l'indegno destino. Un flashback mi riporta ai momenti trascorsi nell'ultima settimana. È vero quando si dice che la felicità è questione di attimi, che bisogna temerla a volte perchè quando la provi poi qualcosa può andar storto. Oggi Andreas decide per tutti, distrugge i progetti presenti e futuri di 150 persone, le loro speranze, le loro paure che scompaiono alla presenza della paura più grande: la morte. Da domani bambini non rivedranno più i loro genitori, nonni, zii saranno indirizzati su una rotta diversa che non si sarebbero mai immaginati, genitori che non potranno più abbracciare i loro figli, rassicurarli, crescerli con cura e dedizione e cosi sarà per il pilota, le hostess. E di Andreas? Chi sentirà la sua mancanza? Forse anche lui aveva una famiglia,un'amore da cui ritornare o magari proprio perchè non aveva nessuno il suo cuore è ormai una pietra. So che questo è un addio ma non ho la forza di focalizzarlo nella mente. Addio...addio cara Dusseldorf, patria dei miei anni migliori, cosi pochi. Addio...cara famiglia, cara mamma le tue paure ora sono le mie. La promesso fatta a Pedro resterà eterna in un mucchio di parole fluttuanti nell'aria gelida di questa giornata. Piove e piove anche nel mio cuore. Deve aver sempre piovuto nel cuore di Andreas anche se si copriva con una maschera, di un sole riflesso della sua giovane età. Forse si pentirà ma sarà tardi, forse lo farà in tempo, forse...no. Mancavano pochi secondi all'atterraggio mortare. <<Sii forti, siate forti>>, mi ripetevo.

Lo schianto fu immediato, non ebbi altro tempo per immaginare ed io mi dissolsi insieme ai miei 16 anni!

 


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