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la tempesta

di Giovanni Bartezzaghi
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Pubblicato il 25/02/2016 11:59:49

 

                                                  LA TEMPESTA

 

                                Da la terrazza dove il colore vince

                                nel crepuscolo d'un bel giorno d'amare

                                tra 'l profumo selvatico che mi avvince

                                diffuso da decine di vasi in fiore,

                                vò scrutando l'orrizzonte che scompare

                                dove l'azzurro del ciel si tuffa e muore

                                nelle inquietanti e torve nubi nerastre

                                aggrovigliate alle grigie e le verdastre.

 

                                S'inseguono come l'onde in riva al mare

                                le principali foriere d'acqua e vento      

                                così i gracili fiori che stanno a ornare

                                il muretto e i coppi a dozzine e a cento

                                in un ginepraio di tinte fantasiose

                                come l'Arlecchino e 'l bouquet delle spose,

                                sono sferzati ora da furiosi eventi

                                dai quali usciranno spezzati e morenti.

 

                                Dopo un fragoroso tuono al par di schianto

                                seguito da un sordo brontolio di fondo

                                che pian piano s'acquieta e va scemando,

                                s'aprono le nubi a un violento pianto

                                e vanno tronfie illuminar cantando

                                nella notte finta che oscura il mondo,

                                quando la grandine inizia a picchiettare

                                sulle tegole e le cose a me più care.           

 

                                 Per oltre un'ora il furioso acquivento

                                 cumulonembo dalla forza inaudita

                                 flagella e sradica alberi secolari

                                 finché si spegne pian piano il suo lamento,

                                 e mentre torna a respirar la vita

                                 con gli uccelli pronti a dispiegar le ali,

                                 nel dipinto privo di colori e imbelle

                                 desolato io vò... a rimirar le stelle. 

                                       

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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