LA TEMPESTA
Da la terrazza dove il colore vince
nel crepuscolo d'un bel giorno d'amare
tra 'l profumo selvatico che mi avvince
diffuso da decine di vasi in fiore,
vò scrutando l'orrizzonte che scompare
dove l'azzurro del ciel si tuffa e muore
nelle inquietanti e torve nubi nerastre
aggrovigliate alle grigie e le verdastre.
S'inseguono come l'onde in riva al mare
le principali foriere d'acqua e vento
così i gracili fiori che stanno a ornare
il muretto e i coppi a dozzine e a cento
in un ginepraio di tinte fantasiose
come l'Arlecchino e 'l bouquet delle spose,
sono sferzati ora da furiosi eventi
dai quali usciranno spezzati e morenti.
Dopo un fragoroso tuono al par di schianto
seguito da un sordo brontolio di fondo
che pian piano s'acquieta e va scemando,
s'aprono le nubi a un violento pianto
e vanno tronfie illuminar cantando
nella notte finta che oscura il mondo,
quando la grandine inizia a picchiettare
sulle tegole e le cose a me più care.
Per oltre un'ora il furioso acquivento
cumulonembo dalla forza inaudita
flagella e sradica alberi secolari
finché si spegne pian piano il suo lamento,
e mentre torna a respirar la vita
con gli uccelli pronti a dispiegar le ali,
nel dipinto privo di colori e imbelle
desolato io vò... a rimirar le stelle.
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