La curvatura dell’Iris mi ricorda
Il risvolto a foglia della panchina
Un giovane sporco gatto tigrato
Un calzino bucato una bambina;
Vorrei che la pioggia scrosciasse
Tutta in questa brocca
Leggera come te o quattro veli,
O il fragore della mia risata nella tua bocca;
E che la ruga al centro della fronte
Cantasse, selva, incisa al taglio
Di quel monte dal profilo simile
All' adorato viso oltre il Paradiso!
Ammorbidisciti, dunque,
Schiudi le labbra, se vuoi fare l’amore,
Come aprire le ali a ricevere sole,
Al casolare, le mani alle braci, aprire.
Come spezzare le maglie della catena
Ritrovarsi scalzo, nullatenente
Correre, correre, correre
Col vento, che dallo sfinimento
Ti solleva guance, t'eleva gambe
Affinché come la china dietro carta
Velina, l'anima scompaia alla sera,
Riappaia birichina, traspaia di mattina;
Ché l’anima non è mica matta!
Mai si chiude, vuoto è il suono
Di queste scatole adorne, dipinte
Mal sigillate; sai sembran di latta!
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