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Martirio di Santa Margherita

di Michele Schicchi
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Pubblicato il 13/12/2018 23:51:30

Nel taglio degli occhi uno sbaffo,
il mascara.
Che mai ti lamenti
se ti chiamo a quest’ora?
Col rossetto appassito: ti voglio.
Tu mi guardi, il corpo tace
io m‘addentro e siamo lì,
come per ogni allineamento...

della luna! La luna piena...
e mi grida e mi fissa la pupilla
che si dilata e sono qui
irsuto, col fuoco, le membra, alieno.
L’azione spiega da me e volteggia

ologramma che galleggia lì davanti

ad ogni inspiro.
E tu, Dea che fu
omissione di soccorso
ultima della dinastia, reato incompiuto.
Tu che misera ogni sera
te ne stai sul divano

piena di routine, ma che vedi?

Le dita affondano nella carne mobile
e sospiri ed inspiri:
sarà per quel neo nero solitario sulla schiena
o per quello sbaffo bianco:
mi son perso,
ma son stanco
ed espiri.
E galleggia.
Ed i suoni e la luce in particelle
fendon l’aria,
si ritrae geometrico il volto di se stesso:
e le membra, e le smembra
e la lama fende l’aria
e gli schiocchi, e gli schizzi
fissi gli occhi.
Dea che sei:
nei templi echi d’odi
dalle ere che furono,
negli affreschi uomini proni
da cornice nei deserti,
i sepolcri ormai scoperti
e quei campi
ormai cosparsi di scheletri e di sale
e tu, che sei solo carne umana
e mi trovi ancora ingiusto
se ti faccio del male.


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