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Novità, originalità, creatività al Cinema

Argomento: Cinema

Articolo di Gio-Ma 

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Pubblicato il 19/11/2016 07:26:57

Un'ondata di novità, di creatività e di originalità si va affacciando nel mondo del Cinema europeo e in particolare in quello italiano grazie anche a nuovi finanziamenti, nuove produzioni giovani emergenti che seppur riflettono delle problematiche sociali e quant'altro, si avvalgono anche di nuove idee filmiche di una certa rilevanza in ambito cinematografico. Il cinema è vero sta diventando sempre più intimistico e soggettivo in ambito europeo, che sia colpa della crisi che investe anche in questo campo la disponibilità economica di fare film di più ampio respiro? Forse/certo che sì. Tuttavia nella nuova produzione che si è vista durante i numerosi festival appena conclusi e quelli programmati, molti film aprono a nuove realtà sociali e campi ancora inesplorati della condizione umana. Possiamo scoprirli ancora mettendo in campo rinnovate energie e più fresche idee come, ad esempio, quelle qui sotto riportate:

‘Incarnation’: un thriller esistenzialista sotto forma di videogioco spettacolare di Bénédicte Protche, nel suo primo film, attraverso un personaggio perduto in una storia che ricomincia sempre da capo, il serbo Filip Kovacevic pone l’eterna domanda del chi sono?/da dove vengo?/dove vado? Il regista, sceneggiatore e produttore serbo Filip Kovacevic (matematico di formazione), che è stato tra gli ospiti del 26° Festival del cinema est-europeo di Cottbus, ha confidato a Cineuropa che il suo primo lungometraggio 'Incarnation', visto nella sezione Spektrum, è innanzitutto la storia di un uomo perduto, un motivo dai toni esistenzialisti usato non solo come premessa ma anche come meccanismo narrativo durante tutto il thriller.

In effetti, il personaggio principale (Stojan Djordjevic), di cui ignoriamo il nome perché lui stesso lo ha dimenticato – come può constatare al suo risveglio, all’inizio del film, su una panchina in mezzo a un’animata piazza del centro storico di Belgrado – vivrà nel corso del film una situazione che ricomincia sempre daccapo, o quasi. Senza alcuna idea di chi è e di cosa deve fare, né chi sono gli uomini mascherati che lo uccidono ogni volta, riportandolo al punto di partenza, sulla stessa panchina, prova tutte le strade possibili per sfuggire a questo ciclo e capire cosa gli succede. La paranoia e il clima di persecuzione: il protagonista si trova esattamente nella stessa situazione di un personaggio da videogioco, e questo parallelo emerge sempre più chiaro con l’avanzare del film, sostenuto dal movimento della camera e dagli angoli scelti; nella ripetizione palpitante di una musica da film d’azione, spaventosa e carica di suspense, suonata in un crescendo di ottoni; nella topografia dell’azione (dalla piazza dove torna ogni volta ai numerosi corridoi e tunnel che il personaggio percorre, e agli interni strani dove si ritrova, passando per una distesa desertica da film fantastico), gli oggetti/indizi che il nostro eroe colleziona volta per volta, l’impassibilità dei volti, a partire dalle maschere bianche dei cattivi.

Di questo genere di finzione, di cui Kovacevic imita brillantemente la forma (sebbene il giovane regista consideri il videogioco più come un’influenza che come un riferimento diretto), riprende anche i limiti (ossia l’indeterminatezza), in un modo che invita a riflettere sulla nozione stessa del racconto. Il suo protagonista, che non perdiamo mai di vista, e le cui scelte determinano il modo in cui tutto si muove attorno a lui (o al contrario, in cui tutto diventa quasi statico, come in attesa, quando è fermo), è come un personaggio in cerca d’autore che non si rende conto che quello che sta cercando disperatamente è già dentro di sé. Alla luce di questa possibile risposta, il suo anonimato assoluto cessa di essere un’assenza di informazione per rivestire un significato particolare, poiché avvicina il suo disorientamento a quello di ciascuno (per non dire di tutti) dinanzi all’esistenza e al destino, disperante come una finzione incompleta il cui senso emerge davvero solo alla fine, quando l’abbiamo definitivamente lasciata. Il film è prodotto da VOID Pictures e coprodotto da Viktorija Film.

 

PREMIO LUX 2016

I LUX Film Days fanno il giro d’Europa in quest'articolo di Fran Royo 15/11/2016. I film finalisti del Premio LUX saranno proiettati in 24 lingue nei 28 stati membri dell’Unione europea al fine di diffondere le coproduzioni europee all’interno del continente durante l’edizione di quest’anno dei LUX Film Days. I finalisti sono 'La mia vita da zucchina' di Claude Barras, Toni Erdmann e Maren Ade; 'Appena apro gli occhi' e 'Canto per la libertà' di Leyla Bouzid saranno proiettati in più di 50 città europee. Questa iniziativa permetterà al maggior numero possibile di cittadini europei di godere della ricchezza e diversità del cinema del Vecchio Continente, da novembre 2016 a gennaio 2017.

Le location dove i tre titoli saranno proiettati sono Austria (Vienna), Paesi Bassi (Leiden), Estonia (Tallinn), Svezia (Stoccolma), Francia (Clermont-Ferrand, Parigi e Marsiglia), Slovenia (Nova Gorica, Lubiana, Krsko e Ptuj), Germania (Berlino, Essen e Monaco), Italia (Salerno e Roma), Slovacchia (Bratislava), Finlandia (Helsinki, Tampere, Kuopio, Oulu, Abo e Joensuu), Regno Unito (Leeds e Edimburgo), Romania (Cluj-Napoca, Bucarest e Targu Mures), Cipro (Nicosia), Irlanda (Dublino), Belgio (Bruxelles), Ungheria (Budapest), Lussemburgo (Lussemburgo città), Spagna (Barcellona e Madrid), Croazia (Zagabria), Lettonia (Riga), Polonia (Wroclaw e Varsavia), Lituania (Vilnius, Kaunas e Panevezys), Portogallo (Porto) e Repubblica Ceca (Brno).

Il pezzo forte di quest’anno sarà ancora una volta una proiezione simultanea attraverso l’Europa. Oggi (15 novembre) alle 19.30, 'Appena apro gli occhi' sarà mostrato contemporaneamente in sette stati membri, con una sessione di Q&A in streaming dal cinema Bozar di Bruxelles con la regista Leyla Bouzid e l’attrice Ghalia Benali, aperta al pubblico tramite Twitter. Il Q&A successivo alla proiezione di 'Appena apro gli occhi' al Bozar sarà trasmesso sul sito luxprize.eu e al Forum des Images di Parigi, in Francia; al Cork Film Festival in Irlanda; al Bratislava International Film Festival in Slovacchia; a Lubiana, Slovenia; a Cluj Napoca, Romania; e al Barbican a Londra, Regno Unito.

Durante i LUX Film Days, il Premio LUX promuoverà la partecipazione attiva degli spettatori europei invitando coloro che hanno visto i film in competizione per il premio a partecipare al voto per la Menzione del Pubblico. Il film vincitore, scelto dal pubblico, sarà annunciato e premiato con il LUX Film Prize Audience Mention al Karlovy Vary International Film Festival. I partecipanti potranno anche essere selezionati per rivelare personalmente il vincitore della Menzione del Pubblico a luglio 2017.

 

FILM ITALIA:

‘Quel bravo ragazzo’, un Candido in Sicilia - Articolo di Camillo De Marco del 15/11/2016 -

Herbert Ballerina, conosciuto per i fake trailer di Maccio Capatonda, è protagonista del film di Enrico Lando nato da un’idea di un fan. Luigi Luciano, più noto al pubblico del web come Herbert Ballerina nei mitici fake trailer di Maccio Capatonda e nella serie televisiva Mario, è ora protagonista assoluto di 'Quel bravo ragazzo', in sala giovedì 17 novembre in 300 copie distribuite da Medusa. Il titolo del film fa naturalmente il verso ai Goodfellas di Scorsese e proprio di una storia di mafia siciliana si tratta, ma totalmente in chiave farsesca. La produzione, la Lotus di Marco Belardi con Medusa, ha affidato la regia ad un nome solido della sua scuderia Taodue, il padovano Enrico Lando, creatore e regista della seguitissima serie televisiva I soliti idioti che con le due ancor più fortunate versioni cinematografiche ha incassato 20 milioni di euro. La cosa interessante (qualcuno potrebbe dire sconcertante) è che il film è nato dall’idea sviluppata da un fan, Ciro Zecca, trasformata in sceneggiatura da Gianluca Ansanelli e Andrea Agnello. Sceneggiatura e regia hanno scommesso essenzialmente sulla figura da giovane Candide voltairiano che Herbert Ballerina incarna.

Enrico Lando afferma addirittura di vedere in Herbert un moderno Buster Keaton. E nel film infatti il protagonista è Leone, un ingenuo trentenne cresciuto in orfanotrofio che improvvisamente scopre di essere figlio di un boss mafioso siciliano in punto di morte. Lui che fino a quel momento ha fatto il chierichetto, dovrà prepararsi a gestire gli 'affari' paterni, attorniato da feroci tirapiedi e un ambiguo avvocato che devono tirare fuori da un innocuo giovanotto un vero 'uomo d'onore'. Sulla semplicità del giovane punterà una bella agente di polizia (Daniela Virgilio) per cercare di mettere al fresco il clan mafioso.

I modelli dichiarati da Herbert Ballerina vanno dal Benigni di 'Johnny Stecchino', a 'Edward Mani di forbice', 'Forrest Gump', il Peter Sellers di 'Oltre il giardino'. Ma una comicità così disinnescata non ha nulla della satira grottesca e spietata della società italiana creata dall’universo di Maccio Capatonda (alias Marcello Macchia, che qui interpreta un prete) e da cui Herbert Ballerina proviene. Se il film procede verso il finale è grazie proprio al cast straordinario che attornia e sostiene il protagonista, tutti attori siciliani che con le loro interpretazioni passate hanno restituito il volto reale della mafia e che si prestano benissimo ad una visione quasi fiabesca dei 'Bravi ragazzi': Tony Sperandeo, Enrico Lo Verso, Ninni Bruschetta, Luigi Maria Burruano.

Sinossi di Enrico Lando.

Cosa succede se un potentissimo boss mafioso sta per morire e vuole lasciare il comando della sua spietatissima cosca a un figlio che non ha mai riconosciuto? Ma, soprattutto, cosa succede se quel figlio è un innocuo, ingenuo e goffo ragazzotto di 35 anni che fa il chierichetto e che è vissuto in un orfanatrofio di un paesino del Sud Italia? titolo originale: 'Quel bravo ragazzo' paese: Italia anno: 2016 genere: fiction regia: Enrico Lando durata: 83' sceneggiatura: Gianluca Ansanelli, Enrico Lando, Andrea Agnello, Luigi Luciano, Ciro Zecca cast: Herbert Ballerina, Tony Sperandeo, Ninni Bruschetta, Daniela Virgilio, Maccio Capatonda, Ivo Avido, Enrico Lo Verso, Giampaolo Morelli, Luigi Maria Burruano, Jordi Mollà, Ernesto Mahieux, Mario Pupella, Beniamino Marcone, Lucia Di Franco fotografia: Massimo Schiavon montaggio: Giuseppe Trepiccione scenografia: Francesca Fezzi costumi: Elena Cavallaro musica: Fabio Gargiulo produttore: Marco Belardi produzione: Lotus Production, Medusa Film distributori: Medusa Film Seville 2016.

 

Industry Europa Cinemas turns the spotlight on the relationship between cinemas and the community.

Articolo by David González 14/11/2016 -

The international cinema network organised a gathering in Seville to discuss how cinemas can maintain their vital role in the lives of the cities in which they operate. How can cinemas continue to be essential places for the communities they serve? That’s the question that was asked by Europa Cinemas, the international cinema network for the circulation of European films, at the 13th Seville European Film Festival. From 10 to 13 November, the festival’s Audience Development and Innovation Lab welcomed 36 film exhibitors from 14 different European countries with the aim of identifying and sharing sustainable practices and strategies for attracting audiences. The Lab was opened by José Luis Cienfuegos, the festival’s director, and Fatima Djoumer, Head of International Relations and Events at Europe Cinemas. Attendees were left in no doubt as to its raison d’être: the need to reach out to the communities and audiences that support (and are a part of) each cinema, in order to retain their interest. In pursuit of this goal, absolutely everything matters: from the demographic make-up of the city to the architecture and physical features of the cinema, as well as new ideas for the ever-more-crucial marketing strategies that grab the attention of filmgoers, who, although faced with more and more choice, perhaps have a lower initial exposure to each new film.

Leading the seminar were Jon Barrenechea, Head of Marketing and Projects at Picturehouse Cinemas (UK), Marynia Gierat, who owns and runs Kino Pod Baranami (Poland) and Barak Epstein, owner of the Texas Theatre (USA). A number of the cinemas forming part of the Europe-wide network were featured in case studies during the course of the seminar, including the Odeon in the Italian city of Bologna and 3001 in Hamburg, Germany. Their strategies, aimed at turning the cinema into a convivial and welcoming place for the public and an important asset for the community more generally, provided one focus for discussion. The talks revealed the potential of cinemas to be another setting for socialising and having fun, offering bar, café, library and bookshop facilities as well as a space for screening films: in short, to become social and cultural hubs for the whole community. In pursuit of this goal, direct contact with audiences, and a firm commitment to meeting their needs, becomes vital. Through the internet and social media, audiences can now access content much more easily, although it has been demonstrated that, in certain cases, offline approaches can get better results, e.g. special promotions and tangible activities. Kino Svetozor in Prague, Folkets Bio in Växjö (Sweden), Kino im Kesselhaus in Krems an der Donau (Austria), Cinemazero in Pordenone (Italy), Filmcasino in Vienna and Kauno Kino Centras Remuva in Kaunas (Lithuania) all took part in the seminar, explaining their different approaches to this challenge.

The event also included a number of Open Slot sessions, where speakers presented various innovative projects and practices that could perhaps be put into action in the near future in order to give a boost to the industry. The seminar is the third in a series organised this year by Europa Cinemas, beginning with an event in Sofia in March, which was followed by a second instalment held in Bologna in June. Intervista a Sofia Exarchou • Regista di Joseph Proimakis 14/11/2016 -

Uno dei film più apprezzati che ha davvero stregato la Competizione Internazionale al Thessaloniki International Film Festival, è l'opera prima inquietantemente realistica di Sofia Exarchou, Park, che ha fatto seguito alla sua anteprima mondiale a San Sebastián (e alla successiva lista infinita di apparizioni ai festival di tutto il mondo) con una proiezione nella prestigiosa Competizione Internazionale del TIFF, dove ha cercato di liberare il cinema greco della sua etichetta di 'Weird Wave' per la sua schietta immediatezza.

Cineuropa: La cartella stampa presenta 'Park' come un film su una generazione perduta, cosa che in gran parte è, ma sembra anche un film sulle conseguenze di un'epoca ormai lontana dalla Grecia, incarnata dal Villaggio Olimpico che funge da location principale, sembrando anche uno dei personaggi principali.

Sofia Exarchou ha di seguito rilasciato un'intervista:

Beh, è iniziato tutto con i ragazzini. Volevo raccontare la storia di un gruppo di ragazzi che vive in questo luogo isolato e senza speranza. Stavo cercando di capire dove farlo, e sapevo di aver bisogno di uno spazio fuori dal tempo, senza collegamenti a qualsiasi realtà contemporanea. Non riuscivo a trovare nulla finché non ho sentito del Villaggio Olimpico e di come si fosse sostanzialmente trasformato in questo deserto, e ho subito capito che rappresentava esattamente ciò che cercavo perché in un certo senso, rispecchia la storia recente della Grecia. Ha dunque infuso al film una certa energia, ma come ho notato ai festival in cui è stato proiettato al finora, tocca anche una corda ecumenica. Credo che rispecchi molto la mentalità del mondo occidentale in generale... Vediamo accadere la stessa cosa con Rio de Janeiro proprio quest'anno: spazi immensi costruiti per realizzare una grande festa, per poi essere trasformati in moderne distopie, non a causa di qualche guerra o forza della natura, ma a causa di una vasta celebrazione. Credo dica molto di come il mondo occidentale funzioni al giorno d'oggi.

Il film tocca un tema assai inquietante che sembra attuale, tuttavia, è quello che caratterizza la seconda parte del suo film, quando la coppia di giovani si reca nella periferia della città, dove si sta organizzando una festa in spiaggia, per poi sentirsi estraniata e indesiderata in mezzo ai doni naturali più belli del proprio Paese... Ciò che intendevo soprattutto esprimere non è tanto l'antitesi di cui parla, ma piuttosto le somiglianze tra chi abita questi mondi completamente diversi. Contrapponendo i vivaci resort con il Villaggio Olimpico abbandonato, cerco di sottolineare il fatto che, alla fine, pur vivendo in microcosmi personali, cerchiamo tutti costantemente una via di fuga: la coppia cerca di fuggire dalla quotidianità e si reca in un luogo dove le persone vivono nella propria bolla effimera, creata per sfuggire alla routine soffocante.

In alcuni punti, 'Park' ricorda la Constantine Giannaris dei vecchi tempi e sembra una versione aggiornata di 'Città Nuda'. Eppure è stato fortemente etichettato come film della Weird Wave, sebbene stilisticamente e narrativamente cerchi di stare alla larga da questi meccanismi... A mio avviso, il film ha del realismo davvero intenso, molto crudo, molto schietto, che ho voluto raggiungere con ogni mezzo - la fotografia, la recitazione, il mix sonoro, tutto - ma allo stesso tempo, ho voluto tenere questi momenti descrittivi in cui lo spettatore sente che è tutto finzione, che non è una sorta di approccio documentaristico. Quindi ci sono momenti in cui questo forte realismo si trasforma in qualcosa di lirico, ma di certo non aspiravo all' 'estetica Weird Wave'.

Temo che non riusciremo a liberarci di quest'etichetta facilmente; ci perseguita, e continuerà a farlo per i prossimi due decenni, anche se ci sono stati molti approcci al cinema diversi ed evidenti in Grecia, e anche coloro i quali hanno dato vita a questo stile narrativo sono cambiati molto. Cosa può dirci del suo prossimo progetto? Sono alle primissime fasi di sviluppo di un'idea, quindi non ho davvero nulla di cui parlare ancora, ma spero di vedere i primi frutti presto.

 

FESTIVAL ITALIA - Omaggio a Caligari e nuova sezione LGBTQ al 15° RIFF Articolo di Vittoria Scarpa del 17/11/2016 -

Dal 25 novembre al 1° dicembre 2016 torna il Rome Independent Film Festival, con 110 titoli tra finzione e documentari e focus su Spagna, Croazia e Bosnia. Otto film in competizione internazionale, una nuova sezione dedicata alle tematiche LGBTQ, un omaggio a Claudio Caligari e focus su Spagna, Croazia e Bosnia: sono alcune delle proposte del RIFF - Rome Independent Film Festival, la cui 15a edizione si svolgerà nella capitale dal 25 novembre al 1° dicembre 2016. In tutto, 110 titoli tra film e documentari indipendenti provenienti da 24 paesi, di cui 15 in anteprima mondiale e 10 in anteprima europea. Tra i titoli in concorso, lo spagnolo Un otoño sin Berlin di Lara Izaguirre, il tedesco Jonathan di Piotr J. Lewandowski e il francese La jeune fille sans mains di Sébastien Laudenbach.

La competizione italiana schiera quattro film: 'Da che parte stai' di Francesco Lopez; 'Gramigna' (Volevo una vita normale) di Sebastiano Rizzo; l’italo-svizzero 'La Fuga' (Girl in Flight) di Sandra Vannucchi e 'Sex Cowboys' di Adriano Giotti. Nel concorso documentari, 'Une jeune fille de 90 ans' di Valeria Bruni Tedeschi e Yann Coridian e 'Femmes contre Daech' di Pascale Bourgaux. tra i doc italiani, '2 Girls' di Marco Speroni e 'Sull’orlo della gloria' di Maurizio Sciarra. Mentre la rassegna dal titolo 'Nuevas Cinefilias - Il cinema autoriale spagnolo', realizzata in collaborazione con l’Istituto Cervantes, comprende quattro titoli: 'Hermosa juventud' di Jaime Rosales, 'La mosquitera' di Agustì Vila, 'Stella cadente' di Lluís Miñarro e 'Ártico' di Gabriel Velázquez.

La rassegna 'Sarajevo - Storie di un assedio' proietta invece, per il ventennale della fine della guerra in Bosnia, tre lavori di Giancarlo Bocchi ('L’assedio' - 'Mille giorni a Sarajevo', 'Il ponte di Sarajevo', 'Gente di Sarajevo'). Inoltre, in collaborazione con il Kinookus Food Film Festival che si svolge ogni anno a settembre nel paese di Ston (Croazia), famoso per l’eccellente offerta gastronomica, il RIFF proporrà la proiezione del doc 'Fishermen’s Conversations' di Chiara Bove Makiedo con la possibilità per gli spettatori di assaggiare dal vero i piatti e le bevande che compaiono sullo schermo. Infine, omaggio a Claudio Caligari con la retrospettiva dei suoi film ('Amore tossico', 'L’odore della notte', 'Non essere cattivo') e 'Focus LGBTQ' con otto titoli tra lungometraggi, documentari e cortometraggi legati all’identità di genere e pluripremiati nei festival internazionali, tra cui il film d’apertura, il cileno 'You’ll Never Be Alone' (Nunca vas a estar solo) di Alex Anwandter. Il RIFF è realizzato con il contributo e il patrocinio del MiBACT - Direzione generale cinema, dell’Assessorato alla Cultura e politiche giovanili della Regione Lazio, con il contributo di Roma Capitale - Assessorato alla Crescita culturale e in collaborazione con SIAE.

 

Lucky Red apre una nuova divisione dedicata alla produzione. Articolo di Vittoria Scarpa del 17/11/2016 -

Responsabile editoriale sarà Serena Sostegni, con la collaborazione di Tommaso Arrighi e la supervisione di Mattia Guerra. Tra i progetti in sviluppo, l’opera seconda di Gabriele Mainetti. Sarà l’attesissimo secondo film di Gabriele Mainetti (regista rivelazione di 'Lo chiamavano Jeeg Robot') il primo titolo prodotto dalla nuova divisione produzione di Lucky Red. Dopo essere entrata nel mercato internazionale lo scorso anno fondando insieme a Indigo Film la società di vendite estere True Colours, Lucky Red – creata nel 1987 da Andrea Occhipinti e da tre anni prima casa di distribuzione cinematografica indipendente in Italia – allarga ulteriormente i suoi confini d’azione aprendo una nuova divisione dedicata alla produzione cinematografica e televisiva, di cui sarà responsabile editoriale Serena Sostegni, con la collaborazione di Tommaso Arrighi e sotto la supervisione di Mattia Guerra.

'Vogliamo con più decisione sviluppare e produrre film italiani e internazionali, ma anche serie televisive e animazione, sfruttando al massimo la sinergia che si può creare tra distribuzione e produzione', dichiara Occhipinti. 'La presenza attiva sui mercati internazionali e lo stretto rapporto con il pubblico sicuramente sono stati e saranno un vantaggio nell’approccio che abbiamo alla produzione'. Sono oltre trenta i titoli, italiani e stranieri, che nel corso degli anni la società ha prodotto o coprodotto: dai film di Mario Martone (L’amore molesto, Teatro di guerra), Salvatore Mereu (Ballo a tre passi, Sonetaula), Renato De Maria (La prima linea), Paolo Sorrentino (Il divo, This Must be the Place), Francesca Archibugi (Il nome del figlio), Maria Sole Tognazzi (Io e lei), a quelli di autori come Alejandro Amenabar (Apri gli occhi, Mare dentro), Patrice Leconte (Il mio migliore amico), Lars von Trier (Il grande capo, Antichrist), Jean Pierre e Luc Dardenne (Il matrimonio di Lorna, Il ragazzo con la bicicletta), Agnès Jaoui (Così fan tutti), Michel Ocelot (Azur e Asmar), Peter Mullan (Magdalene), Michael Haneke (Funny Games, Il nastro bianco), fino al grande successo di quest’anno di Mark Osborne (Il piccolo principe).

Per la sua attività di distributore (oltre 400 titoli distribuiti in quasi trent’anni), Andrea Occhipinti ha vinto nel 2014 un David Speciale. Per la sua attività di produttore è stata invece premiata nel 2015 con lo European Film Award - Prix Eurimages. Altro riconoscimento lo scorso aprile: il French Cinema Award di UniFrance per il suo contribuito alla promozione del cinema francese in Italia. Si ringrazia Cineuropa: The best of European Cinema per la collaborazione.


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