La puttana l’abbiamo persa di vista diverse ore fa.
Si era infilata per le scale; poi, l’avevamo incontrata di nuovo mentre stavamo appoggiati al muretto, nel vicolo giù in basso, costa mare ed infinito nulla.
Sono tempi tristi, le avevo detto, mentre un’altra penetrava in un tugurio con quattro sciagurati. Era giovane, del tutto impreparata.
Questa no. Questa sapeva le cose, ma erano giorni tristi – le avevo detto.
Si accosta, ma non cercava soldi.
Che non c’erano, ma bisognava comprare qualcosa per la cena e guardavo nella borsa per capire cosa si potesse fare. Qualunque cosa mi sembrava troppo.
Forse bisognava salutare i vestiti colorati che si disperdevano come succede alle sere in cui mi cerco e soffia vento.
Più tardi il chierichetto vuole portarmi dal prete. Se ci vai sei perduto – sussurrava qualcuno. Avevo la stessa convinzione.
Sapevo che era mezza primavera con la neve sui monti. Questa constatazione mi allarmava. Sono mesi che mi sogno solo: seduto, il mento appoggiato alla mano, la barba in evidenza, dello stesso colore della neve, ma non mi sembra un fatto rilevante.
Quando è uscita barcollava; quattro erano troppi.
L’altra sera in campagna il cielo mi chiedeva di pensarlo.
Era profondo denso. Non è vero che la tenebra sia tale; la luce l’attraversa.
Pensare il cielo è sempre un’astrazione: quello che vedi non esiste più.
Dunque pensare ciò che non esiste. Ed io?
Difficile sostenere lo sguardo delle stelle o almeno immaginarne uno.
Potrebbe essere un gelido tormento, proprio di una distanza mai compiuta o una richiesta di composizione: non lasciarmi morire. Comunque, talmente bello che non puoi farne a meno.
Ecco, il punto è proprio “meno”. Diversi milioni di anni. Ma cosa sto guardando? L’inesistente ha un volto.
Sfalsato, il mio pensiero si sfalsava. E tuttavia domani, se mi tocchi.
Sera: raccolti i pochi soldi del lavoro. Bettola a fondo strada.
Una minestra e vino.
Poi si siede, tira fuori il borsello, dice: posso restituirti quello che mi hai dato.
Non fa niente; oggi ho lavorato.
Ho lavorato anch’io.
Allora compraci una bottiglia; la beviamo.
Quando usciamo fa freddo.
Si inerpica per il Colle, verso casa. Barcolla un po’. Saranno i suoi pensieri.
Due passi.
Monte Savello è un’anima sconfitta. Dormito sotto gli archi del Teatro.
La mattina è un sostegno per chi vuole. Dice: ti cerca il prete.
Ah, sei qui…! (Poi, severo): eppure lo sai che Giordano l’hanno bruciato.
Padre, io non capisco…
Dio non è comprensibile. Non ne parlare in giro.
Adesso: radunarsi in piazza e aspettare che offrano un lavoro.
Le ore sono un ambito d’attesa, Roma un eterno fermo, il Papa un morto.
I Gesuiti sono una costante come il pensiero a Dio: sempre irrisolto.
La vita. La mia, la tua, la nostra, quella d’altri. La vita.
Più tardi. Inappuntabile nell’abito modesto, tu sei passata: un’ombra.
Roma conserva anime. Le conserva.
Quieta la campagna.
Rade ombre dagli alberi. Cantano.
Conservo madrigali nel cassetto, se lo avessi.
Vanno, le voci; vengono.
Scivola lento il fiume, ad annegarsi. Ma dove sgorga, nasce.
Le lucciole sono stelle decadute? Non saprei dire. Sciamano.
Esse non hanno voci, solo lampi. Un linguaggio che tace.
Voi lassù, lontanissime, come l’anima dopo il camposanto. Senza voce, senza fiato, senza qualcuno che vi dia esistenza. Ed io?
Giordano lo sapeva: un eterno infinito in espansione: quello che nasce muore.
Dio come vita, caduca e perenne. Che altro vuoi pensare?
Nulla rimane e tutto si trasforma, ma non lo saprò mai. Il futuro per me non ha presenza: vedo quello che è stato.
Quindi ti accosti breve. Ci sediamo sull’erba.
.
I testi, le immagini o i video pubblicati in questa pagina, laddove non facciano parte dei contenuti o del layout grafico gestiti direttamente da LaRecherche.it, sono da considerarsi pubblicati direttamente dall'autore Giovanni Baldaccini, dunque senza un filtro diretto della Redazione, che comunque esercita un controllo, ma qualcosa può sfuggire, pertanto, qualora si ravvisassero attribuzioni non corrette di Opere o violazioni del diritto d'autore si invita a contattare direttamente la Redazione a questa e-mail: redazione@larecherche.it, indicando chiaramente la questione e riportando il collegamento a questa medesima pagina. Si ringrazia per la collaborazione.