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Venezia 74 in collaborazione con Cineuropa

Argomento: Cinema

Articolo di Gio-Ma 

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Pubblicato il 06/09/2017 05:51:39


04/09/2017 - VENEZIA 2017 di Camillo De Marco per CINEUROPA


The Leisure Seeker, in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, è il primo film girato negli Stati Uniti da Paolo Virzì. Helen Mirren e Donald Sutherland sono i protagonisti di una storia che li vede "in fuga" attraverso l'America su un vecchio camper. Prodotto da Indiana con Rai Cinema il film è già stato venduto già in 90 Paesi. Uscirà in Usa a dicembre e in Italia a gennaio del 2018 con 01 Distribution con il titolo Ella & John.

The Leisure Seeker è un film sulla libertà di scelta: "Libertà è solo un altro modo per dire che non hai più nulla da perdere..." canta Janis Joplin mentre il vecchio camper Winnebago del 1975 corre sulla Old Route 1, destinazione Key West, Florida, a casa di Ernest Hemingway. Sembra il classico film on the road americano, anche se il regista è l'italiano Paolo Virzì, considerato un erede della grande commedia all'italiana.
Protagonisti sono Helen Mirren e Donald Sutherland, anziana coppia del Massachusetts, lei malata di cancro terminale, lui ex professore di letteratura con un Alzheimer che già gli apre improvvisi baratri nella mente. Insieme hanno deciso di partire, ed eccoli in fuga da inutili e crudeli cure mediche per ripercorrere un viaggio già fatto anni prima attraverso un'America neo-trumpiana che ovviamente non riconoscono più.
E' Ella, nonostante la sofferenza fisica, che deve badare a John. L'attrice britannica infonde al suo personaggio forza, allegria e joie de vivre sufficienti, Sutherland quella malinconia e saggezza necessari, e anche se battute e situazioni sono tutte già viste, la coppia funziona benissimo per tutti i 112 minuti del film. "Sono una natural born tourist" scherza lei, e lui alla guida (un po' distratta ma esperta) del camper torna con finta gelosia su quel primo fidanzato di lei, discetta di Joyce e Melville con le cameriere dei diner in cui si fermano a mangiare junk food, consiglia un corso serale di grammatica ai due giovani che tentano di rapinarli, si unisce ad un gruppo di sostenitori di Trump: Make America Great Again:

"Viaggiare allarga i tuoi orizzonti", dice John, peccato che dimentichi Ella alla stazione di servizio, di avere due figli ormai quarantenni, persino il nome di sua moglie. Quando la scambia per la vicina di casa, con cui ha avuto una storia solo di sesso mentre lei era incinta, Ella lo pianta per dispetto in una casa di riposo per anziani, per poi andarlo a riprendere e perdonarlo dopo 45 anni. Momenti di felicità, dolore, tenerezza e nostalgia si alternano, innaffiati con Canadian whisky e Diazepam. Lui cita Hemingway al rovescio, "un uomo può essere sconfitto ma non distrutto", lei scrive un'ultima lettera ai figli per spiegare il perché di quel viaggio senza ritorno: evitare loro la visione di menti e corpi in disfacimento.

The Leisure Seeker, dal nome dato al vecchio camper, si ispira all'omonino romanzo (in Italia "In viaggio contromano") di Michael Zadoorian, autore armeno-americano di Detroit di successo, scritto in forma di diario da Ella. Il libro, ambientato invece sulla mitica Route 66 da Chicago a Los Angeles e Disneyland, non risparmia particolari crudi edulcorati nel film. Virzì ha scritto la sceneggiatura con gli italiani Francesca Archibugi, che aveva collaborato con lui per La Pazza Gioia, e Francesco Piccolo, con il quale aveva scritto La Prima Cosa Bella e Il capitale umano, assieme al romanziere Stephen Amidon, il cui libro del 2005 Human Capital è stato adattato da Virzì nel 2014. Quando la Motorino Amaranto, la società di produzione di Virzì, ha deciso insieme alla Indiana Productions di realizzare The Leisure Seeker, Virzì si è rivolto ad Amidon per includerlo nel team di scrittura. Menzione per il direttore della fotografia Luca Bigazzi, noto negli Stati Uniti soprattutto per il suo lavoro ne La Grande Bellezza, film premio Oscar 2013.

Intervista: Il regista toscano nell’incontro con la stampa internazionale.
Da outsider come ti sei accostato all'immaginario americano?
Paolo Virzì: Non ho nessuna intenzione di emigrare. Mi sento un figlio del cinema italiano e sono fiero di far parte della comunità dei cineasti italiani. Questo progetto è nato quasi per gioco, per affettuosa insistenza degli amici co-sceneggiatori e dei produttori di Indiana Production e Rai Cinema che mi hanno spinto a scrivere un copione che fosse ispirato ad un libro molto appetitoso e dallo spunto sovversivo, "In viaggio contromano" di Michael Zadoorian. Sentivo che poteva essere un film realizzabile, però ero in dubbio perchè gli strumenti del mio mestiere sono la lingua, un paesaggio familiare. Quasi per proteggermi, ho detto che avrei voluto Helen e Donald per fare il film, pensando che non avrebbero mai accettato. E quando loro inaspettatamente hanno detto di sì, non potevo più tirarmi indietro, dovevo fare un film del genere portandomi dietro il mio modo di vedere, il mio cinema, la mia troupe. Mi incoraggiava il sapere che Helen e Donald amano l'Italia, lo stile italiano, il cinema italiano. Mi sono sentito a casa, è stato come se girassi un mio film, ma negli Stati Uniti, sulla Route One, che ha lo stesso numero della Strada Statale 1 Aurelia che tante volte ho percorso tra Roma e Livorno.

Nel film ci sono comunque vari elementi della cultura americana.
Abbiamo voluto usare Hemingway, le Short Stories, la narrativa beat che ha generato i road movie, come elementi narrativi per dare un background sociologico e culturale ai personaggi che partivano dal libro a cui ci siamo ispirati. Un libro intelligente, ironico con questa ribellione ad un destino di finire in ospedale separati e allo stesso tempo il racconto di un'America molto tacky, molto pacchiana, che culminava in Disneyland. A me piace l'identificazione, l'empatia, abbiamo cercato di avvicinare il libro a noi stessi, abbiamo spostato l'itinerario del viaggio sulla East Coast, avuto l'idea del professore in pensione che abita le pagine della letteratura che ha amato e insegnato per tutta la vita, l'idea di una Ella ingorda di vita nonostante sia in piedi per miracolo. E mentre facevamo i sopralluoghi per le location eravamo circondati dalla campagna elettorale che stava infiammando l'America in quel modo violento e aggressivo e ci è sembrato significativo riflettere questa vicenda personale in un ritratto più ampio dell'America che stava cambiando. Non immaginavamo che poi Trump avrebbe vinto davvero le elezioni.
Quello del fine vita è un tema certamente molto forte.

Credo che sia sbagliato per chi fa film individuare un tema specifico, ma inevitabilmente questa storia ha a che fare con la questione della scelta nella propria vita fino all'ultimo istante. La scelta di Ella, che può sembrare scandalosa, ma è condivisa da John, è una scelta molto coraggiosa e piena di dignità. Questo è un film sulla libertà di scegliere insieme, contro il parere di figli, medici, contro un sistema come quello americano che ti costringe nel fine vita a spendere tutti i soldi investiti in assicurazioni. Non abbiamo voluto prendere posizione pro o contro, ma questa idea di ribellione mi sembrava che avesse qualcosa di gioioso e amorevole e nel raccontarla abbiamo condiviso la scelta di Ella. Per me il loro finale è grandioso, trionfale, pieno di rispetto.

titolo originale: The Leisure Seeker / (L’agio cercatore?)
paese: Italia, Francia
rivenditore estero: Bac Films
anno: 2017
genere: fiction
regia: Paolo Virzì
durata: 112'
sceneggiatura: Paolo Virzì, Stephen Amidon, Francesca Archibugi, Francesco Piccolo
cast: Helen Mirren, Donald Sutherland, Christian McKay, Janel Moloney, Dana Ivey, Dick Gregory
fotografia: Luca Bigazzi
montaggio: Jacopo Quadri
scenografia: Richard A. Wright
costumi: Massimo Cantini Parrini
musica: Carlo Virzì
produttore: Fabrizio Donvito, Marco Cohen, Benedetto Habib
coproduttore: Elisabetta Boni, Marty Eli Schwartz
produttore esecutivo: David Grumbach, Dov Mamann, Alessandro Mascheroni, Daniel Campos Pavoncelli, Bryan Thomas
produzione: Indiana Production Company, RAI Cinema, Bac Films, Motorino Amaranto, 3 Marys Entertainment
supporto: MiBACT
distributori: 01 Distribution



Intervista a Sebastiano Riso • Regista
di Camillo De Marco

05/09/2017 - Una famiglia, il nuovo film di Sebastiano Riso è in Concorso a Venezia, protagonisti Patrick Bruel e Micaela Ramazzotti. Incontro con il regista. Il secondo film di Sebastiano Riso, in concorso per il Leone d’Oro, affronta il drammatico tema dell'utero in affitto, o per meglio dire del mercato nero dei neonati. In questa sorta di noir sociale girato a Roma, il disperato desiderio di maternità di una donna la porterà ad affiancare il suo compagno in un misterioso quanto spaventoso progetto. Un progetto che prevede di aiutare coppie che non possono avere figli. Con una regia elaborata che impegna lunghi piani sequenza, dolly, focali macro e macchine da presa in continuo movimento che indugiano su primissimi piani della disperata protagonista, Sebastiano Riso sviluppa la vicenda spingendo sul pedale dell'eccesso drammatico per mostrarci una delle facce nascoste della società di cui facciamo parte.
Una famiglia, opera seconda di Sebastiano Riso è in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia. Prodotto da Indiana con Rai Cinema e la partecipazione della francese BAC Films (anche il suo esportatore) e la collaborazione di Manny Films, il film uscirà in Italia il 28 settembre con BIM.
Insieme agli sceneggiatori Stefano Grasso e Andrea Cedrola, Riso ha studiato le dinamiche del fenomeno consultando e studiando decine di intercettazioni telefoniche che riguardano casi di questo genere e migliaia di pagine di documenti che sono stati forniti dal Procuratore di Grosseto. Adottare è complicatissimo per le coppie eterosessuali e vietato per quelle omosessuali e alcuni si trasformano in ricettatori di bambini, approfittando del vuoto legislativo e rafforzando quel mercato nero. Con Una famiglia, Riso non percorre però la strada del legal thriller e nemmeno gli interessa indagare la maternità o paternità ad ogni costo come espressione di massimo egoismo. La sua storia si focalizza piuttosto su una coppia di "donatori" clandestini e sul loro rapporto "malato".
Sinossi.
Siamo a Roma, la protagonista Maria (Micaela Ramazzotti, presente nell'esordio del regista, Più buio di mezzanotte, selezionatoalla Semaine de la Critique di Cannes 2014), giovane donna che proviene dalla periferia, è ossessionata dai figli che ha dato via, immagina di vederli dappertutto, persino in metropolitana. Ha conosciuto anni prima Vincenzo (Patrick Bruel), un parigino affascinante, freddo e controllato, di cui si è innamorata. L'inizio del film li coglie nel momento in cui lei comincia a ribellarsi e sogna una vera famiglia. Mentre lui la costringe a mangiare foglie di una pianta peruviana che dovrebbe aumentare la fertilità, lei di nascosto va dal medico per farsi inserire la spirale e fermare quel business che frutta all'uomo un minimo di 50mila euro a bambino. Ma il sesso che fanno, funzionale alla futura vendita, è in realtà intenso e appassionato. Cosa spinge Maria ad amare in modo così coinvolgente un mostro che la usa come una fabbrica di neonati? Possiamo solo intuire delle ferite precedenti che hanno portato la donna ad amare con atteggiamenti masochistici, alla ricerca inconscia di sofferenza e umiliazione. Vincenzo lo fa certamente per soldi ma ad un "acquirente" che gli confessa di percepire dai suoi occhi quale possa essere stato il suo passato, risponde "non puoi nemmeno immaginarlo". Due patologie mentali unite in un progetto scellerato, in cui la donna è indotta ad una continua procreazione, a mesi di gravidanza, fino ad un parto che la priva dell'ennesimo bambino, in una maternità perennemente mancata e un lutto incessante da elaborare.
Vincent è nato cinquant’anni fa vicino a Parigi, ma ha tagliato ogni legame con le sue radici. Maria, più giovane di quindici anni, è cresciuta a Ostia, ma non vede più la sua famiglia. Insieme formano una coppia che non sembra aver bisogno di nessuno e conducono un’esistenza appartata nella Roma indolente e distratta dei giorni nostri, culla ideale per chi vuole vivere lontano da sguardi indiscreti. In più, Vincent e Maria sono bravi a mimetizzarsi: quando prendono il metrò, si siedono vicini, teneramente abbracciati. A volte cenano al ristorante, più interessati a guardarsi negli occhi che al cibo nei loro piatti. Quando tornano a casa, fanno l’amore con la passione degli inizi, in un appartamento di periferia che lei ha arredato con cura. Eppure, a uno sguardo più attento, quella quotidianità dall’apparenza così normale lascia trapelare un terribile progetto di vita portato avanti da lui con lucida determinazione e da lei accettato in virtù di un amore senza condizioni. Un progetto che prevede di aiutare coppie che non possono avere figli. Arrivata a quella che il suo istinto le dice essere l’ultima gravidanza, Maria decide che è giunto il momento di formare una vera famiglia. La scelta si porta dietro una conseguenza inevitabile: la ribellione a Vincent, l’uomo della sua vita.
Con Più buio di mezzanotte il 35nne siciliano Sebastiano Riso aveva incuriosito gli spettatori della Semaine de la Critique a Cannes 2014, presentando un giovane transgender in fuga. Oggi torna con la sua opera seconda, Una famiglia, prodotto da Indiana con Rai Cinema e la partecipazione di Bac Films, selezionato in Concorso alla 74. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Nel cast nuovamente Micaela Ramazzotti, che compariva nel primo film, affiancata da una star francese, Patrick Bruel. Nel film recitano anche Pippo Delbono, Fortunato Cerlino, Marco Leonardi, Matilda De Angelis, Ennio Fantastichini. La sceneggiatura è di Andrea Cedrola e Stefano Grasso con il regista. Una famiglia sarà distribuito in Italia da Bim e in Francia da Bac che ne cura le vendite internazionali.
Incontro con il regista.
"Sono veramente onorato - commenta Riso - di essere in concorso a Venezia, un festival che ha una storia così importante, che ha ospitato i registi e gli attori più grandi del cinema contemporaneo. E sono felice di poter condividere questa esperienza con i miei attori, Sul set la storia ci ha molto coinvolto tutti dal punto di vista emotivo".
Cineuropa: Come è nato il progetto di Una famiglia?
Sebastiano Riso: Parte da una vicenda reale. Il produttore Fabrizio Donvito ci ha messo in contatto con un procuratore che ci ha dato duemila pagine di una inchiesta su un “traffico” che è sempre esistito, in maniera trasversale, dall’Italia alla Francia, Germania, Inghilterra, tutta l’Europa. Non voglio svelare di più. Il film racconta la manipolazione da parte del protagonista maschile, che usa anche la lingua diversa del francese come strumento di controllo e supremazia culturale sulla sua donna.
Come è stato lavorare con Bruel?
Patrick è un personaggio atipico e complesso: pop star, attore di grande successo, campione mondiale di pocker. E’ stato facile lavorare con lui. Si è completamente affidato a noi, non conoscendo la lingua italiana, e si è creato un rapporto forte. E’ di una intensità enorme, ha un controllo totale del viso e del fisico. Ha dato a questo personaggio, che è ‘mostruoso’, una umanità profonda, in un modo nuovo di raccontare la cattiveria. Con Micaela Ramazzotti hanno contribuito molto al film. Micaela ha fatto un grandissimo lavoro sul suo personaggio.I due personaggi rivelano lentamente ciò che sono realmente. Erano affiatatissimi, anche nelle scene più forti e difficili. Quando ha visto il film a Parigi, Patrick era scioccato.
La sceneggiatura era stata scritta pensando ad un protagonista francese?
Si. Siamo due Paesi molto simili ma con certe caratteristiche profondamente diverse. Ho fatto molti incontri con Patrick per capire quanto le due culture potessero creare dei corto circuiti, aggirando i vecchi cliché. Questo mi ha permesso anche di raccontare l’Italia da una certa distanza. Stiamo già scrivendo il mio terzo film, che sarà anch’esso con attori francesi.
titolo originale: Una famiglia
paese: Italia, Francia

rivenditore estero: Bac Films

anno: 2017

genere: fiction
regia: Sebastiano Riso

durata: 97'
sceneggiatura: Sebastiano Riso, Stefano Grasso, Andrea Cedrola

cast: Micaela Ramazzotti, Patrick Bruel, Pippo Delbono, Fortunato Cerlino, Gaetano Bruno, Sebastian Gimelli Morosin, Alessandro Riceci, Marco Leonardi, Matilda De Angelis, Ennio Fantastichini

fotografia: Piero Basso

montaggio: Ilaria Fraioli

scenografia: Paola Bizzarri

costumi: Johanna Bronner

musica: Michele Braga

produttore: Marco Cohen, Fabrizio Donvito, Benedetto Habib, Daniel Campos Pavoncelli, David Grumbach, Mathieu Robinet

produttore esecutivo: Ferdinando Bonifazi

produzione: Indiana Production Company, RAI Cinema, Bac Films, Manny Films

distributori: Bim Distribuzione, Bac Films



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