Alba senza ritorno fra membra assopite
riflesso simmetrico di donna fulva,
le iridi ramate di donna leggiadra
la chioma fluente del grano
le amorevoli mani e i seni aguzzi
non vincono la iattura d’amarti.
Fai parte dell’eco
delle crepe dello specchio
della stanza e della città.
Ci siamo divisi in due parti
la tua l’avevi votata a me-
la mia te la consacrai.
Le tue mani di pioggia su occhi bramosi,
fioritura feconda,
rabescavano radure dove una coppia si baciava-
eravamo io e l’angelo profumato.
Cirri di sereno, torpide primavere,
estati dalla gonna rialzata.
In un mattino di sughero
lei ha arrestato la corsa
in un campo di girasoli.
Tutto ciò che ho voluto
è stata un’armatura prescelta fra le macerie
dell’aurora più cesellata.
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