Fra il carcere e l’aria libera,
tra i pugni e le carezze,
fra una petraia e un ciclamino
vi son diversità più ammalianti
che tra la pioggia e il vento,
l’uomo e la donna.
Mio elemento primario
cespuglio di metamorfosi
il tetto delle stelle si distendeva
in un dicembre di corvi
che sfumavano nelle nebbie
della mia solitudine.
Ho sempre temuto il tuo silenzio:
vi nascono idee senza ragione,
assenza di palpiti di fremiti,
lo stucchevole rame
assai meno lucente della tua cute
dirimpetto alle persiane dei vetri.
Il tuo volto fendente,
landa affatto deserta
perché sei tagliata apposta
per l’amore e il piacere-
in un gomitolo di lenzuola
te ne starai nuda supina.
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