La rosa accesa smuove la terra
con mani ardite di fuoco
per una notte non l’ultima
(fra i seni turgidi l’universo incolore
assume la forma delle fiamme)
ma non la prima di velluto.
Notte simile ad un giorno rosato
senza ignoranza e senza fatica
senza pena, disgusto.
Fra le stelle le tue mani bollono-
sei come il ciclamino d’un sottobosco,
io te lo pongo sulla veste.
Notti d’amore
accostati al frangersi d’onde,
la salsedine a schiumare i pensieri
velati d’incanto come il primo fiore
colto per magia un purpureo crepuscolo
una sera di cinguettii di merli.
Notte franta nelle anse delle stelle
dai sonagli dei tuoi polsi,
dal rumore delle onde del mare,
dal taglio d’un orizzonte di baci,
dal concerto di gioia della tua voce.
Notti d’amplessi infiniti sino all’aurora.
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