Che stupore, forse
quando ti ho visto come
volevi mostrarti, com’eri
Finalmente, hai pensato, forse
Sarò come sono
Ma il richiamo delle vecchie istantanee
marcate a gran marchio di film
ti ha dato giusto la forza di sputare
sulla ragazza dei caffè
La sedia vuota del regista benché ignoto
Ti dava troppo da fare
Così hai disprezzato
Ragazza e caffè
hai chiesto più prove di Amore
a una ora labile Psiche e minacciata
Ma io dipingo fuor di pellicola
e le striature che arrossano in cucina
le punte slamate dei coltelli
sono resti di acrilico o sugo
Mi dispiace: niente tracce di sangue
da investigare solo il mio disordine di
Donna traccia del tempo
Così, candido e immune
ritorni di sera a raccontare
di quell’altra casa di una certa estate fa
che io ricordo forse
per un attimo o due di illusione
Eppure era al centro di Roma
E nevicava persino, a Roma!
Troppe eccezioni rallentano la via
e tutto quel resto che tu mi racconti
come un venditore di lanterne
somiglia sempre più
a un porno con la trama
sfilacciata e male ordito
Mi dispiace:
solo le vedove amano i fantasmi
E io non sarò mai moglie!
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